Immaginiamoci di cancellare come per magia tremila e più anni di storia e pensiamo ad una piana ricoperta di brughiere e foreste di latifoglie. Questa landa era qua e là interrotta da paludi e chiazze cespugliate o prative e, tra un fiume e l’altro, ci si trovava il farnia, il frassino e il carpino bianco. Nelle zone con suoli più umidi, quindi anche prossimi all’attuale Via Larga, c’erano acero, olmo, roverella, cerro e tiglio. Lungo il corso dei fiumi, l’aumento dell’umidità del terreno impediva l’insediamento della farnia, che era sostituita da specie igrofile come il salice bianco, il pioppo bianco, il pioppo nero e l’ontano. Sulle rive dei corsi d’acqua e nelle isole fluviali dominavano gli arbusteti di salici e, nelle zone paludose, si sviluppava una ricca flora erbacea palustre: canne, carici, tife.
In mezzo a tutto questo tripudio di vegetazione il fiume Sevese (o Seveso) scorreva sinuoso, formando in questo punto una specie di laguna, per poi scorrere verso sud est. Grazie ad una favorevole posizione, tra tutti questi corsi d’acqua e un terreno fertile, l’uomo iniziò a colonizzare la zona. Prima si insediarono gli insubri nel VI secolo a.C, e poi nel 222 a.C. i romani, che pian piano modificarono il “lago” formato dal Seveso. Essendo Milano al centro della fascia delle risorgive tra Adda e Ticino, questo territorio è sempre stato ricchissimo d’acqua e, per poter praticare l’agricoltura e muoversi in un terreno altrimenti soltanto paludoso, gli abitanti col tempo regolarizzarono forzatamente il flusso delle acque ricorrendo a canalizzazioni e drenaggi, cui si sovrapposero opere successive che, col tempo, fecero perdere traccia e memoria dei vecchi corsi d’acqua.
In seguito la città si ingrandì: vennero edificate mura di difesa, così come nuovi canali, che cancellarono la memoria di un porto a due passi dal Duomo. Così nel Medioevo questa divenne la contrada del Brolio (che significa “pascolo”) e di San Giovanni in Agugirolo o Guggirolo. La via prese l’attuale nome di “Larga” dall’arrivo degli spagnoli, che la chiamarono in questo modo perché lunga (curiosamente, “larga” in spagnolo significa “lunga”). Oggi ci rimangono solo alcuni nomi di vie che ricordano la presenza di acqua nella zona, come Via Pantano, Via Laghetto, Via Poslaghetto (ora scomparsa) e le chiese – scomparse o quasi – di San Giovanni in Conca e San Giovanni Aquagirolo (nome dalle molteplici interpretazioni, tra le quali una inerente all’acqua). La chiesa di San Giovanni era anche chiamata “in Guggirolo”, dalla forma del campanile a punta. Se ci fate caso, Via Flavio Baracchini, Via Rastrelli, Via Palazzo Reale e Via San Clemente sono tutte delicatamente in discesa verso via Larga; cosa strana per una città pianeggiante come Milano. Ciò potrebbe significare che qui c’era un grande avvallamento.
Bella ricerca…..purtroppo via Larga è uno dei luoghi più brutti della città. Andrebbe riprogettata nella sua viabilità e dotata di alberature. E poi alcuni edifici andrebbero demoliti e ricostruiti come si dovrebbe fare in molte parti della città.