Milano | Urbanistica: la città incompiuta

Come tutte le città del mondo, anche Milano ha avuto nel tempo i suoi piani regolatori che hanno delineato nuove arterie, aggiunto piazze, vie e perfino raddrizzare palazzi fuori assetto con la via. Insomma, un vero e proprio disegno della città. Sventrare vecchi quartieri per creare nuove strade è un’operazione che è stata fatta in quasi tutte le città del mondo. Un po’ come i famosi boulevard parigini realizzati per la modernizzazione della capitale francese da Napoleone III e dal prefetto Haussmann tra il 1852 e il 1870.

A Milano si iniziò a pensare in grande già a metà Ottocento con lo stravolgente progetto di piazza del Duomo e Cordusio, via Dante e tutto il circondario. Poi ci fu il Piano Beruto, il più famoso, steso a opera dell’ingegner Cesare Beruto nel 1889, che ha disegnato buona parte dell’espansione della città a cavallo del secolo scorso. Altri piani regolatori sono stati portati avanti senza grande successo, lasciandoci delle incredibili incompiute. Non so in quanti si siano mai accorti di strane vie cieche, palazzi arretrati rispetto alla linea della via, palazzi che hanno una facciata su un muro cieco e cose simili, ebbene, questo è ciò che ci è rimasto come eredità di diversi piani urbanistici mai portati a termine.

Ad esempio, via Pirelli, in origine doveva proseguire fino a Porta Volta, unendo la Stazione Centrale con l’Arco della Pace. Via Garigliano doveva proseguire unendo Piazzale Lagosta con l’Arco della Pace. Il palazzo di Via Viganò, ad esempio è in linea con l’ipotetica via che doveva proseguire da Via Pirelli, ora è rimasto il solo ad essere stato costruito a questo scopo.

Corso Garibaldi è l’esempio più eclatante di via incompiuta: palazzi costruiti nel dopoguerra non in linea con gli altri (pochi) edifici vecchi, ma un po’arretrati, motivo per cui si è creata una specie di disordinata dentellatura nel tessuto urbano. Sempre in zona un’altra via incompiuta è quella che doveva correre parallela al Corso e che non ha mai visto la luce, se non a piccoli tratti. Infatti, basta imboccare via Anfiteatro per notare subito che tra i palazzi si apre una “corte interna” che in realtà è una via senza sbocco, mai finita.

Corso Garibaldi, Largo La Foppa e le vie limitrofe:

Altro luogo ricco di vie incompiute è attorno a Corso di Porta Romana. Come in Piazza Cardinale Ferrari, dove si può notare la via Paolo Marchiondi che termina in un giardino, quando invece secondo il progetto originario doveva proseguire e terminare a Crocetta.

A Porta Ticinese. Lo stesso dicasi per le due vie che avrebbero dovuto costeggiare Corso San Gottardo e che non sono mai state completate (in questo caso, per fortuna), ovvero Corso Luigi Manusardi e Via Trincea delle Frasche, due strade che hanno regalato alla città edifici moderni e alquanto brutti, sostituendosi al caratteristico quartiere popolare ottocentesco che sorgeva antecedentemente in loco.

E che dire della famosa “racchetta” che avrebbe dovuto bypassare il centro, sventrandone completamente il tessuto, e che in parte è stata portata a termine con la creazione di Via Albricci e Corso Europa?

La curva dietro la Caserma San Giuseppe della famosa Racchetta.

Alcuni resti dell’incompiuta Racchetta.

Proseguendo nell’elenco, troviamo Via Pace, che termina formando una curva tra palazzi anni trenta e quaranta, e che mai è riuscita a sbucare in Viale Caldara.

Un’altra curiosità riguarda Viale Regina Giovanna, dove la casa al numero 12 ha un lato che si affaccia sulla parete cieca di un vecchio palazzo (con ingresso in via Frisi), qui le finestre guardano il muro di fronte a pochi centimetri. Questo perché il vecchio palazzo doveva essere abbattuto per creare una strada larga che avrebbe portato fino in piazza Oberdan, ma che – per fortuna – non è stata fatta.

Altri esempi di incompiute li si trova a Chinatown e in vari punti della città.

A causa dei tipici ritardi e dei costi faraonici per la realizzazione delle strade e delle infrastrutture, certi interventi nel tempo sono stati dimenticati, magari iniziati, ma mai portati a termine. Mentre altri progetti portati a compimento, purtroppo testimoniano il cattivo gusto e la poca sensibilità di alcuni amministratori che con certi interventi pesanti sul tessuto urbano hanno cancellato secoli di storia. Oggi in molti casi si sta cercando di porvi rimedio, come è il caso dei lavori di riqualificazione in Via Torino, Via del Bollo o Via Giorgione.

Altri esempi li troviamo un po’ ovunque nel centro, anche in piazza Cavour o Largo Augusto.

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10 commenti su “Milano | Urbanistica: la città incompiuta”

  1. Interessantissimo, per fortuna molti di questi progetti sono stati cancellati altrimenti ci troveremmo una centro città ancora più devastato di quanto non lo sia già piano di grandi ed inutili strade contornate da palazzoni degli anni 50/60/70.

    Peccato però che tutto ciò che si è salvato sia ora in fase di un lento ed inesorabile imbruttimento grazie ai sopralzi.

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  2. Le “incompiute” sono la causa principale del disordine urbanistico di Milano.
    Peccato! per molti di quei progetti che se realizzati avrebbero portato maggiore razionalità nel tessuto stradale ed edilizio evitando la maggior parte dei fronti ciechi oggi tanto richiesti dagli amanti dei murales
    Alcuni di questi casi sono paradossali perchè interrotti per un solo edificio (via Pace) e altri ancora perchè hanno creato situazioni di degrado (viale Regina Giovanni) o assurdi restringimenti (via Canonica)

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    • Io credo che le incompiute abbiano già fatto abbastanza danni per quel che sono state attuate, certo il risultato non è dei migliori ma mi viene da rabbrividire a pensare a come sarebbe potuta essere oggi la zona di Paolo Sarpi o quella di palazzo Gorani, meglio cercare dove ancora possibile di ripristinare il tessuto preesistente come fatto in via Torino.

      La vera causa del disordine secondo me è invece dovuta al cambio continuo delle regole e non c’è posto migliore in cui vederlo in quella che per me è la via semicentrale più brutta di Milano, Viale Monza.

      Qui il caos urbanistico regna sovrano, ci sono le vecchie case di edilizia povera di 3 piani, i classici condominii medio borghesi di inizio 900 di 4 piani (alcune dei quali sopraelevati di 3 piani visto il cambio di regole successivo), i palazzi degli anni 40 di 5, i palazzoni dagli anni 60 in poi di 7 piani, tutto questo affiancato l’uno all’altro senza alcun senso. Le regole per costruire su questa strada aperta a metà 800 sono cambiate tante e troppe volte fino a creare un disastro. L’unico filo conduttore era l’allineamento alla gronda salvo via via consentire di costruire palazzi sempre più alti. Ecco questo è l’esempio di quello che NON bisogna fare.

      Il paradosso è che a tutto ciò si sono aggiunti i sopralzi della famose legge ‘recuperi, così che sono comparsi dei piani in più anche ai palazzi che già erano i più alti della via, giusto per citarne uno il condomino del civico 222, palazzone di 7 allineato con i più alti della via a cui è stato aggiunto un 8 piano posticcio ed il bello è che li non c’era alcun sottotetto da recuperare essendo la copertura poco più che un lastrico.

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  3. Ok, io sono un amante assoluto della architettura ottocentesca quindi sono un po’ di parte ma il problema secondo me del brutto risultato è che qui da noi gli sventramenti sono stati fatti in ritardo rispetto alle altre città europee, Parigi è così bella e magnificente perché il grosso delle demolizioni e ricostruzioni sono avvenute a metà ottocento e i nuovi edifici hanno donato alla città qual suo inconfondibile aspetto elegante e grandioso. A Milano, salvo la Via Dante e il Cordusio che infatti sono riuscitissimi, si è intervenuto negli anni 30 e dopo la seconda guerra mondiale quando ormai i gusti e l’architettura erano completamente cambiati ma anche le esigenze, il risultato è sotto gli occhi di tutti, che senso aveva negli anni 70 andare avanti con lo sventramento di Corso Garibaldi?

    Concordo sia con Davide che con Est71, sono felice che molti degli sventramenti si siano fermati, pensiamo alla racchetta, ma credo che in alcuni casi sporadici si sarebbero potuti completare perché magari mancava l’abbattimento di un solo edificio per completare una nuova strada. Un esempio che mi viene sempre in mente sono le Vie Costa e Leoncavallo dove si vede benissimo come uno dei due lati delle strade si stato arretrato per allargare la via, sono rimasti solo 3 o 4 condomini disallineati che non hanno consentito di completare l’allargamento, qui si poteva andare avanti.

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    • Il centro di Parigi sarà pure grandioso ma è inesorabilmente FALSO. È solo una grande quinta teatrale, costruita a spese di un bellissimo centro medievale di cui praticamente non è rimasta traccia.

      Preferisco mille volte la sovrapposizione di stili di Milano, meno grandiosa ma almeno AUTENTICA.

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  4. I gusti sono gusti, non si discute.. certo però che se Parigi è considerata una delle città più belle del mondo e Milano no un motivo ci dovrà pure essere.

    Io sono un conservatorista assoluto e non sono assolutamente contrario ai così detti falsi storici, penso che seppur la stratificazione sia sacrosanta e normale sia sbagliato distruggere per ricostruire seconde le mode del momento mentre è giusto che ogni epoca lasci la sua traccia, purché ovviamente non avvenga a discapito delle epoche precedenti. Della serie, ben vengano i segni dell’architettura post bellica nelle zone di espansione della città ma non nel centro storico se questo comporta la distruzione di ciò che c’è.

    Detto questo non penso assolutamente che Parigi sia finta ma che semplicemente che rispecchi lo stile in voga nell’epoca in cui è stata sventrata, periodo in cui più o meno è stato fatto in tutta Europa. In nessun centro storico è strano vedere delle sistemazioni urbanistiche ottocentesche mentre lo è vedere dei palazzi degli anni 60 a due passi dal Duomo. Finto è costruire nel 2016 un borgo in stile medioevale dove non c’è mai stato, giusto è ricostruire qualcosa andato distrutto esattamente uguale a quello che c’era prima e nello stesso luogo.

    Questa è la mia opinione si intende. 🙂

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  5. purché ovviamente non avvenga a discapito delle epoche precedenti.

    Questo è un ossimoro.
    A roma con le statue del Colosseo hanno costruito San Pietro e la Roma barocca.
    Piaccia o non piaccia ogni epoca lascia la sua traccia a discapito delle epoche precedenti..

    Bisogna solo vedere se una cosa è bella oppure no.
    Se è fatta bene oppure no.
    Se si inserisce bene oppure no.

    lo storicismo, il conservatorismo, e il falso se non falso storico sono parole vuote, Ciò che conta è solo il “Bello”.
    E tuttipossono giudicare ci mancherebbe.
    Fare le cose per essere coerenti con una idea in architettura è un’ossimoro.
    Ovviamente se questa non rispetta una idea di “bellezza”.

    Poi sukl cocnetto estetico possiamo discutere.

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