Milano | Darsena – Novità al porto

Al porto di Milano ci sono delle novità. E’ stato aperto il caffè-bar nel chiosco al centro della Darsena sul lato di viale Gabriele d’Annunzio, dove durante Expo si trovava il negozio temporaneo di Vodafone. Vorrei che diventasse il Café del Mar milanese: un posto soft dove gustare un aperitivo con musica chill out e vista sul sole che tramonta dietro le case dei Navigli»: così Ugo Fava, già patron delle Biciclette e della Terrazza Triennale-Osteria con Vista, presenta il suo nuovissimo locale Vista Darsena al Corriere della Sera.

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Altra bella novità è l’edicola Radetzky, l’edicola posta tra il ponte dello Scodellino e del Trofeo sopravissuta dai primi anni del 1900. Ora restaurata dagli amici di Edicola Radetzky.

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Questo è il mercato al Ticinese
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8 commenti su “Milano | Darsena – Novità al porto”

  1. una domanda in generale che però mi viene guardando queste foto: la scelta di costruire tutte le nuove opere pubbliche a Milano usando mattoni rossi e strutture di colore verde (stile Esselunga per intenderci) da dove viene? Cioè c’è un qualche studio urbanistico o architettonico o storico dietro?

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  2. L’intervento di riqualificazione della Darsena e di Piazza XXIV Maggio è pietoso. A distanza di un anno dall’inaugurazione il verde pubblico è completamente abbandonato, i materiali posati sono già ammalorati e le strutture sono poco funzionali. C’è da augurarsi che con il finanziamento dei privati si possano investire soldi freschi per porre rimedio ad un luogo che (per fortuna) richiama moltissima gente. L’effetto novità però svanisce in fretta se ci rende conto che il luogo è tutto sommato (molto) brutto e decisamente posticcio.

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    • Concordo che “pietoso” sia un aggettivo eccessivo ma mi chiedo anche io il motivo di quel verde; era stato fatto un ordine eccessivo della vernice con cui hanno verniciato i numerosissimi pali della piazza? Oppure è un richiamo alle vedovelle? Boh

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      • L’abbinata mattone/ verde voleva sicuramente essere un richiamo dall’architettura industriale milanese dell’800. Peccato che il “verdone” classico milanese sia alquanto più scuro (è quello appunto delle vedovelle, o del ponte pedonale di Porta Genova, per intenderci). Non sono stati neanche capaci di usare lo stesso RAL.

        L’intervento nel complesso non è pessimo, ma le parti edificate, quelle sì, sono pietose. Architetture banali e al risparmio, nessuna capacità né di lasciare un segno, anche di rottura (tipo mercato di Rotterdam) né di richiamarsi davvero alla tradizione (tipo Firenze). Un compitino da scolaretti del primo anno. Sorvolo poi sulla giungla di pali, i lampioni da svincolo autostradale e la scarsa manutenzione/sorveglianza/prevenzione (problema onnipresente a Milano e in Italia che rovina anche i migliori progetti).

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        • Grazie del chiarimento. Un’altra cosa che anche da profano mi lascia perplesso è che abbiano realizzato in via D’Annunzio sul lato della Darsena un muretto invece che dei pali con una catena. In questo modo non si vede nulla della Darsena sottostante a meno di essere proprio di fianco al muretto.

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  3. I mattoni di gquesto genere sono usati in tutte le capitali europee e anche occidentali fuori europa, quello che proprio “non si può vedere” è sto c@**o di VERDE CADORNA..

    Che pare sia il colore (ufficiale) delle parti in metallo negli interventi pubblici a Milano.

    Associando un colore brunito come il nero, il canna di fucile, le terre molto scure si armonizzano perfettamente con il color terra di Siena dei mattoni.
    Mentre IL VERDE “AUTOSILOS REGIONALE” CADORNA accanto a questi rossi è un vero cesso.
    Nel migliore dei casi fa effetto AUTOGRILL.

    La vera domanda è?
    Non c’è un ABACO per l’arredo urbano ma abbiamo rigidissime guide sul colore bruttissimo che usa i lavori pubblici nelal città di Mialno coem sto verde terribile?

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    • Concordo totalmente. Peraltro non capisco perché ad esempio non utilizzino una verniciatura antracite (ruvida) come colore base per l’arredo urbano. A prescindere dal verde è la totale mancanza di estro e funzionalità a lasciare senza parole: catenelle, parigine senza senso in una piazza pedonalizzata, semafori per attraversamenti pedonali…

      Dal solo “cubo” in Darsena la concessionaria si intasca €100k da ogni sponsor quindi sono certo che il comune possa rendere ancora più appetibile uno dei luoghi icona della città.

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