Milano | Carrobbio – Via De Amicis 31…

Abbiamo appena fatto un articolo sulla demolizione del palazzo di Via De Amicis 31 ed ecco che salta fuori il primo indizio di come sarà trasformato l’edificio “storico” del primo Novecento. Il progetto è dello studio d’architettura FACT (Filippo Tartaglia, Lucio Castrataro, Nicola Anguilano, Augusto Forno, About Contact) e da quel poco che si vede, pare che verrà salvata solo la parte centrale del vecchio edificio, mentre ai lati sorgerà la nuova struttura moderna e rivestita in pietra.

Potrebbe essere solo un progetto ancora non definitivo, per commentare aspetteremo di avere ulteriori informazioni.

FACT_De_Amicis_31

Nella foto d’epoca, del 1905/10 si può vedere l’edificio in questione all’imbocco di via De Amicis, il secondo a sinistra, quello con tre balconi al secondo piano.

Via De Amicis 1905-1910

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

16 commenti su “Milano | Carrobbio – Via De Amicis 31…”

    • Dare “lustro” alla città “operosa”, la città “dinamica” “del fare”, scusa. Se volete l’aria buona andate in montagna cari taliban chic della bicicletta. Ora scusa ma ho una cena di lavoro in Repubblica (abito a Porta Romana), per cui ti saluto e scendo ad accendere il Touareg una decina di minuti così poi è fresco quando ci salirò per fare due km. Ciao e buon futuro a pedali

      Rispondi
  1. Un palazzo squadrato e azzurrino quando sei bello fatto di bamba cioè ci entri che tiri ancora sù col naso e ti senti veramente un campionissimo, poi se parcheggi sulla ciclabile “che nemmeno i ciclisti vogliono” insomma il cuore ti scoppia di prepotenza e ti sentio veramente maschio con la tua CRDI 4matic in leasing aziendale e il completo da 199 euro del Coin

    Rispondi
  2. ma azzurro e fiero mi sembra ironico..
    resta il fatto che l’intervento di abbattimento del palazzo è un delitto.
    Gli abbattimenti dovrebbero interessare le palazzine tirate su negli anni 60.. ma qui c’è più guadagno!

    Rispondi
  3. Io trovo assurdo che abbiano iniziato il cantiere per le demolizioni e non sia possibile capire per un Cittadino di Milano che caspita abbian intenzione di fare.

    Il progetto sarà passato da Sovrintendenza, Commissione Paesaggio, Consiglio di Zona e chissà quali altri Uffici prima di essere approvato dal Comune, però l’unica cosa che abbiamo e si trova online è un rendering che vien da chissà dove e chissà se è il vero progetto.

    Si parla tanto di democrazia digitale e partecipazione dei cittadini.
    Abbiamo un Assessore alla “Trasformazione Digitale” e pure un Assessore alla “Partecipazione ed Open Data”.

    Però se vedi un cartello davanti ad un palazzo storico in Via De Amicis con su scritto “Demolizione di Edificio” e verifichi sul P.G.T. (quello si che è online!) che si tratta di edificio di cui la facciata va mantenuta (Art. 13.2.c), non hai alcun modo di sapere cosa succede e cosa il tuo Comune ha deciso di fare.

    Secondo me questo nel 2016 non è corretto, al di la delle mie opinioni personali sul progetto come si vede nel rendering (la facciata o la tiri giù o la tieni, ma se fosse come nel disegno è una presa in giro…)

    Rispondi
  4. Vado controcorrente.

    Là facciata è talmente brutta ché potrebbe diventare bella.
    Spiego.

    Forse immettere un segno di rottura nella continuità dello stile della strada potrebbe rivelarsi un gesto futurista.
    Un segno forte tra segni deboli.
    Come un punto esclamativo in una frase.

    Certo che da questi rendering si capisce poco e vivaddio non capisco perché il colore implicito di chi immagina palazzi a Milano debba sempre essere il grigietto e le tonalità del bausciato. Neologismo ndr.

    Se si osa si deve osare fino in fondo anche con il colore.

    Rispondi
    • Ecco, questa la teorizzazione degli scempi ad usum “costruttores”. E’ soggettivo considerare una facciata bella o brutta ,mente non deve essere soggettiva la salvaguardia delle parti d’epoca di una città, per le quali occorre una sensibilità che qui ovviamente manca. A forza di “rompere”, “spaccare” come se questa città non fosse già abbastanza “futurista”, non rimarrà più un solo scorcio integro del passato nel breve volgere di qualche decennio. Tra poco teorizzerete la “rottura” anche in piazza del Campo, piazza San Marco, piazza San Pietro, è che ancora non avete il fegato di annunciare la vostra pretestuosa rivoluzione

      Rispondi
      • Totalmente d’accordo con Roberto. Caro WF se questa è la tua teoria, allora voglio un segno di rottura anche nelle periferie ma di senno inverso. Chesso’ : in mzzo alle colate di condomini anni ‘ 90 o 2000, deve essere costruito per legge la replica del duomo di Firenze. o di palazzo Barberini. E piu’ scialbo è il condominio, piu’ alto il profilo del monumento storico da replicare…! Non vedo altro modo per salvare le periferie italiane, altre che storie…!!

        Rispondi

Lascia un commento