Banner Wikicasa - Milano

"Anche le città hanno una voce" | Segnalazioni, bellezze, architettura, storia e altre curiosità urbane.

Milano | Porta Volta – Quella lunga serra che è Fondazione Feltrinelli

Qualche giorno fa siamo stati invitati gentilmente dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Milano a fare una visita guidata al cantiere di una delle più interessanti trasformazioni urbane che stanno caratterizzando la città di Milano: la Fondazione Feltrinelli.

Accolti in modo gentile, siamo stati portati all’interno della grande “serra” che è la lunga stecca di Fondazione Feltrinelli. Perché questo “oggetto” così dirompente tra Garibaldi e Chinatown? Anzitutto va detto che qui ci troviamo dove un tempo, fino al 1850 almeno, si trovavano le mura “spagnole”; quelle fatte erigere da Ferrante Gonzaga tra il 1548 e il 1562, per difendere Milano durante il dominio spagnolo. Tracce delle mura sono emerse durante i molteplici sondaggi archeologici condotti prima di intervenire. La famiglia Feltrinelli acquistò all’epoca i terreni a ridosso delle mura per aprirvi una falegnameria (dalla legna alla carta e quindi ai libri). Visto che all’epoca esisteva ancora il dazio da pagare una volta varcate le porte, l’area “periferica” al di là delle mura venne subito occupata da botteghe tax-free diremmo oggi, quindi come immaginabile subito Feltrinelli costruì i palazzi e le mura, poco considerate, vennero demolite.

Dobbiamo saltare agli anni della Seconda Guerra Mondiale, quando le bombe del 1943 distrussero i fabbricati della Feltrinelli. Non si sa per quale motivo, ma l’area non venne ricostruita a fine della guerra e il terreno con le rovine belliche venne affittato a Ingegnoli (noto vivaista) che vi rimase sino a pochi anni fa, prima dell’avvio del cantiere del palazzo di Herzog & De Meuron.

2016-10-09_feltrinelli_orta_volta_1

Herzog & De Meuron si aggiudicarono il progetto. Rieccoci ad un altro perché? Perché questa struttura si chiederanno in molti? L’idea dei due architetti svizzeri (hanno lavorato anche con Aldo Rossi) è nata da una ricerca dell’anima di Milano. Palazzi a cortina continua, tipica delle case ottocentesche, le case di ringhiera; le cascine, con i fienili. Ed ecco la struttura a vista, come i contrafforti del Duomo o ripetitiva come edifici storici e importanti tipici milanesi, costituita da esempi come l’Ospedale Maggiore, la Rotonda della Besana, il Lazzaretto e il Castello Sforzesco.

Per rendere la struttura particolare, gli architetti hanno pensato di ruotare la struttura di modo che segua l’andamento di via Volta e via Ceresio, e non la più naturale viale Pasubio o Crispi.

Il progetto è stato curato nei minimi particolari: anche se sembra una struttura semplice e lasciata a rustico, così non è; soprattutto l’andamento delle facciate, realizzate con pilastri che si incrociano a 45° rendendo il lavoro degli ingegneri alquanto complicato.

Nella visita abbiamo preso visione solo della sezione che sarà di Fondazione Feltrinelli, ovvero la porzione di un terzo del lungo complesso, la parte verso piazza XXV Aprile (i due terzi saranno occupati dagli uffici Microsoft Italia). Al primo piano ci sarà il caffè di Feltrinelli: una bellissima scala elicoidale porta nella grande sala che servirà come aula polifunzionale, per mostre, convegni, presentazioni e altro. Tutti gli ambienti sono stati realizzati con un pavimento flottante rivestito da un parquet in legno che aderirà tramite dei magneti.

A seguire altri due piani di uffici e servizi per la fondazione e all’ultimo piano, in questa specie di cattedrale, si troverà la stupenda Sala Lettura. Un’aula di sicuro impatto visivo, all’altezza dei circostanti tetti, l’effetto dato dai pilastri e dalle travi ruotate e inclinate lasciano a bocca aperta. Gli oscuramenti delle grandi vetrate (800kg l’una) sono ottenuti con tendine appositamente brevettate a causa della inusuale inclinazione delle facciate.

La gita al cantiere è proseguita nel sotterraneo, dove vi è il bellissimo parcheggio illuminato da fori cilindrici profondi 4 metri per permettere la piantumazione di alberi ad alto fusto nel boulevard che sarà realizzato in superficie. Sempre nei sotterranei si trova anche l’aula predisposta per ospitare il “tesoro” di Fondazione Feltrinelli.

Non abbiamo potuto fare foto al cantiere per motivi di diritti, ma vi assicuriamo che gli spazi sono veramente straordinari. Per il prossimo dicembre una parte sarà aperta al pubblico, mentre per il boulevard, come viene chiamato nel cantiere lo spazio pedonale che corre lungo viale Crispi, si dovrà aspettare che il Comune proceda con la bonifica e con la cantierizzazione delle opere accessorie.

Le vecchie mura rinvenute durante gli scavi non saranno esposte, perché rischierebbero di rovinarsi alle intemperie (sono rimaste sepolte per più di 200 anni) quindi saranno evidenziate a livello del giardino, con una traccia che ne ricalca l’andamento.

Abbiamo notato, inoltre, che non ci saranno lampioni per l’illuminazione pubblica, ma le solite luci aeree che caratterizzano le strade di Milano. Su quanto quest’abbondanza di cavi aerei per la città provochi inquinamento visivo, abbiamo già parlato parecchie volte.

Ultime cose, abbiamo chiesto se i caselli dell’ex dazio saranno restaurati e ci è stato risposto che nessun intervento è previsto, dato che appartengono al Comune di Milano; mentre per il progetto ‘gemello’ al posto del distributore di benzina, che dovrebbe essere realizzato con gli oneri di urbanizzazione, ancora pare tutto fermo (sembra ci siano problemi con lo sfratto del distributore). E’ un peccato, perché si lascia quello spazio urbano incompiuto, mentre di fianco viene completamente riqualificato.

Ah! Dimenticavo: purtroppo viale Pasubio non sarà alberata. Peccato anche per quest’occasione persa.

fondazione_feltrinelli_1 fondazione_feltrinelli_2 fondazione_feltrinelli_3 fondazione_feltrinelli_4 fondazione_feltrinelli_6

Le immagini interne da www.artribune.com

 

La visita è stata guidata dall’Ing. Massimo Giuliani e dal suo staff – SDpartners-Sistema Duemila e l’Ing. Nino Rocco Sallustio, Direttore Lavori – SDpartners-Sistema Duemila.

 

2016-10-09_feltrinelli_orta_volta_2

Verso il vecchio casello del dazio di Porta Volta gli ingegneri hanno dovuto trovare una soluzione per non far finire l’edificio sui resti delle antiche mura, così è stata creata una specie di fetta mancante, chiamata vela, la quale scarica il peso dell’angolo lasciandolo sospeso sulle mura, come si vede dalla foto qui sotto.

2016-10-09_feltrinelli_orta_volta_3

Le tendine coprenti inclinate di 45° poste ai piani alti

2016-10-09_feltrinelli_orta_volta_4 2016-10-09_feltrinelli_orta_volta_5

Qui ci troviamo sul lato di viale Pasubio, dove operai stanno sistemando i sottoservizi e i marciapiedi.

2016-10-09_feltrinelli_orta_volta_6 2016-10-09_feltrinelli_orta_volta_7 2016-10-09_feltrinelli_orta_volta_8 2016-10-09_feltrinelli_orta_volta_9 2016-10-09_feltrinelli_orta_volta_10 2016-10-09_feltrinelli_orta_volta_11 2016-10-09_feltrinelli_orta_volta_12 2016-10-09_feltrinelli_orta_volta_13 2016-10-09_feltrinelli_orta_volta_14 2016-10-09_feltrinelli_orta_volta_15 2016-10-09_feltrinelli_orta_volta_16




Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

Milanese doc. Appassionato di architettura, urbanistica e arte. Nel 2008, insieme ad altri appassionati di architettura e temi urbani, fonda Urbanfile una sorta di archivio architettonico basato sul contributo del web e che in pochissimo tempo ha saputo ritagliarsi un certo interesse tra i media e le istituzioni. Con l’affermarsi dei Social Network, che richiedono sempre una maggiore velocità di aggiornamento, Urbanfile è stato affiancato da un blog che giornalmente segue la vita di Milano e di altre città italiane raccontandone pregi, difetti e aggiungendo di tanto in tanto alcuni spunti di proposta e riflessione.


18 thoughts on “Milano | Porta Volta – Quella lunga serra che è Fondazione Feltrinelli

      1. Claudio K.

        Io concordo invece con il contenuto dell’articolo . E’ un’opera la cui apparente semplicità rivela in ogni dettaglo un attento studio del contesto, anche storico, dove andarà ad inserirsi come elemento di rottura ma anche di memoria.

        Il richiamo al gotico internazionale del Duomo è evidente nello sviluppo verticale e nei grigi dei cementi e dei vetri che ricordano il marmo della cattedrale; il timpano triangolare è un chiaro riferimento alla facciata.

        La pianta che non si limita ad adattarsi alla forma “Strana” del lotto ma anzi la esalta, è da manuale. Fantastica anche la stretta cesura verticale obliqua tra i due corpi di fabbrica.

        “Estetica” significa “studio della percezione” (dal greco “aisthánomai”, percepire) e pochi edifici recenti a Milano sono tanto “estetici” quanto questo.

        1. germano

          “Il richiamo al gotico internazionale del duomo grazie ai pilastri di cemento” molto fantasiosa come interpretazione, poi vabbè il paragone della facciata è pura fantascienza. Premetto che il cemento a vista mi fa schifo, e che visto da lato l’edificio è solo grigio a vista, potrebbe non piacermi per quello. Ma in generale sembra uscito da qualche libro distopico, non ha decorazioni o pregi particolari. Non hanno alberato viale pasubio e non hanno lasciato spazio per una ciclabile. Non mi piace.

          1. Lorenzo lamas

            Guarda, che mancasse una ciclabile manco me ne ero accorto. Per ditte quanto questo elemento sia essenziale ai fini del giudizio sull’opera. Sugli alberi concordo con te. A me l’edificio piace. Pensa che io l’avrei fatto un poco più alto.

          2. wf

            Decori particolari…
            Ma forse ti confondi con il baldacchino di San Pietro in Vaticano…
            Foglie dacanto è fregi dorici no eh?
            Un timpano con putti stile mafia italo americana anche?

            Mi sto facendo la convinzione che un’opera è tanto meglio quanto non corrisponda al gusto comune… l’estetica come dice Claudio è un’altra roba.

            Per molti rimarremo fermi all’Ottocento e all’epoca vittoriana.
            Vivaddio

  1. Luca Albani

    Grazie Roberto per l’articolo; si è capito che il restauro dei caselli del dazio sarà compito del Comune ma il tratto di mura sopravvissuto ai secoli e trasformato nel XX secolo in parcheggio sopraelevato con accesso da viale Crispi? Avevo letto che avrebbe fatto parte del giardino. Sarà a carico della committenza il suo recupero oppure del Comune? Così si legge sul sito della Fondazione Feltrinelli: “L’area verde, che salvaguarderà e valorizzerà i resti visibili delle mura spagnole, sarà attrezzato con panchine e sedute”.

  2. Guido

    Ragazzi che brutto edificio…almeno non fosse stato parallelo alla strada…
    L’architettura di oggi semplicemente non c’è!

    1. Lorenzo lamas

      Eh già…. la fai facile. Adesso si valuterà l’impatto dei due alberi; poi, se del caso, si penserà al bando di gara; poi, salvo ricorsi al TAR del giardiniere secondo classificato, si firmeranno le delibere, poi il contratto. Per l’esecuzione dipenderà dalla solerzia dell’ATI costituita tra il giardiniere e il concimaro.

  3. Nic

    Edificio stupendo. Delusione totale per la mancata riqualificazione di viale Pasubio che rimarrà una schifosissima via con pave sconnesso, marciapiedi in catrame, binari abbandonati e parcheggi. Si poteva pedonalizzare, creando un percorso pedonale unico tra Garibaldi e sarpi. Peccato. Peccato anche che non si riescano a restaurare i caselli e che il benzinaio non molli. Ma quanto è anacronistico avere un benzinaio in pieno centro città?

  4. Guido

    Per me l’edificio resta brutto. In ogni caso sono d’accordo con Nico su via pasubio. Il tutto è completamente disancorato rispetto agli edifici circostanti; almeno avessero scelto di “immergerlo” in una zona pedonale / verde attutendo le differenze tra i vari stili…povera Milano, hanno ripreso a costruire come negli anni 50 / 60 : di fretta e speculando in ogni angolo!

  5. Fabio F.

    Bello è bello.
    L’ho visto di persona e mi è parso un po’ troppo lungo.
    La simpatica fessura inclinata l’avrei fatta assai più larga per interrompere la monotonia della lunga teoria delle finestrature e l’avrei riempita di alberi ad alto fusto..

  6. Ingi Bongi

    Trovo sia uno degli edifici più orrendi di tutta la storia dell’architettura.
    Mi fa così ribrezzo che eviterò di passarci davanti.
    L’architettura contemporanea è malata, meglio la morte!

  7. ROBERTO DALLERA

    e bravi…. vetro e cemento con gusto orribile…. e il verde? e Ingegnoli? neanche una parola…complimentoni ….

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.