Milano | Porta Nuova – Storia di un luogo: da una chiesa a un magazzino, dal nulla a un parchetto

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Ci troviamo in via della Moscova, di fronte al bellissimo Palazzo Cattaneo del XIX Secolo, oggi facente parte del Complesso della caserma dei Carabinieri.

Dopo decenni di abbandono nel 2008 è tornato ad avere un ruolo, anche se a guardarlo non indovineremmo mai cosa celasse.

Di seguito due immagini che mostrano come doveva essere lo spiazzo con la chiesa di San Carlo e come appare oggi.

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Anzitutto diciamo che come al solito a dare l’impulso alla trasformazione prima ci si è messo in un certo senso Napoleone con la rivoluzione francese e quello che ne derivò. Già nel 1792 in Francia vennero soppresse congregazioni secolari e confraternite, ordinando la nazionalizzazione e parziale vendita dei beni artistici che ne formavano la dotazione, procedura che fu successivamente utilizzata da tutte le emanazioni repubblicane di marca francese nella penisola italica, con applicazioni diverse a seconda delle circostanze. Con l’arrivo delle truppe francesi, in generale, si possono infatti riscontrare le prime lacerazioni del quasi intatto tessuto artistico italiano delle corporazioni religiose, le prime asportazioni e decontestualizzazioni. Così fu per il convento dei Carmelitani Scalzi e la loro bella chiesa barocca di San Carlo nel 1798.

Nei famosi anni dell’era Albertini (sindaco di Milano per due mandati, dal 1997 al 2006), si erano aperti diversi cantieri di parcheggi sotterranei sparsi per la città, uno di questi doveva risolvere la questione dello spazio in via della Moscova, dove sorgeva la Manifattura Tabacchi e che ancora nel 2004 non era stata risolta.

 

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A partire dal mese di marzo 2004 è stata sottoposta ad indagine archeologica un’area di ca. mq 7500 in via della Moscova, all’altezza del numero civico 26. L’intervento è stato realizzato su richiesta della Sovrintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, in seguito all’approvazione di un progetto di riqualificazione dell’area con annessa costruzione di un parcheggio sotterraneo.

Prima dell’indagine archeologica il fondo, attiguo alla chiesa di Santa Teresa, era occupato da un’area asfaltata, adibita a parcheggio, direttamente antistante a via della Moscova e, immediatamente a nord, da un parco giochi alberato, ormai dismesso. Situazione che si era formata dopo le demolizioni dovute ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale del 1943 e mai risolta.

L’area er,a in antichità, a prevalenza agricola trovandosi fuori dalle mura medievali. Quando la città si espanse al punto da richiedere una nuova cinta muraria difensiva naturalmente si ritrovò all’interno dell’area protetta cambiando destinazione col passare del tempo. Qui vi erano alcune sepolture, come quelle ritrovate dopo le indagini archeologiche del 2004, che evidenziarono la sacralità del luogo. Quindi al posto di un cimitero sorsero i conventi con chiesa barocca dei Santi Teresa e Giuseppe (convento delle suore carmelitane), oggi sede della Mediateca e il più vasto complesso conventuale dei carmelitani scalzi, entrambi utilizzati per lungo tempo, dopo le soppressioni, come magazzini e l’industria della manifattura tabacchi.

 

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La chiesa di San Carlo

Le indagini archeologiche hanno riportato alla luce i resti strutturali della chiesa di San Carlo e dell’annesso monastero dei carmelitani scalzi, documentati nelle principali carte storiche cittadine. Le fonti storiche ci informano che i carmelitani scalzi si stabilirono nella zona nel gennaio 1614, grazie all’intercessione del cardinale Federico Borromeo. Seguì nel settembre del 1615, la posa della prima pietra della chiesa di San Carlo, come riporta una lapide in marmo rinvenuta nel corso dello scavo archeologico riutilizzata nelle murature nella fase industriale del complesso. I lavori per la costruzione della chiesa del convento furono diretti dall’architetto A. Trezzi, e pare completati più tardi, tra il 1663 e il 1664 da G. M. Ricchini. L’impianto della Chiesa si presenta a croce latina (m 50 × 27) con abside a nord. Un esteso piano acciottolato costituiva il sagrato antistante. All’interno, lungo i perimetrali della navata unica, trovano posto sei cappelle laterali definiti da sei ampi contrafforti a forma di che reggevano pilastri. La facciata a due ordini (inglobata nella manifattura tabacchi e sopravvissuta ai bombardamenti del 1943) con portale a timpano arcuato e ampia finestra centrale a timpano a trapezio, e visibile in un’incisione di Marcantonio Dal Re. Lo scavo ha evidenziato nei settori a est e a ovest della Chiesa una serie di strutture pertinenti al convento dei carmelitani e alle attività svolte al suo interno, che sembrano corrispondere alla descrizione che ne fa il Torre: “… il monastero, benché angusto, e maestoso… ha portici, cortili, stanze nude e semplici… nel giardino ampio ci sono pergolati e passeggi… c’è anche un colle per il romitaggio (luogo solitario)… “.

 

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Un laboratorio specializzato collegato alla zecca

Con la soppressione degli ordini religiosi e le conseguenti confische da parte di Napoleone, il complesso di San Carlo mutò destinazione funzionale e venne adibito a magazzino e sede di impianti produttivi diversi. Tali fattori comportarono modifiche strutturali e variazioni d’uso degli ambienti, ben documentate dalle indagini. In questa fase è inoltre documentato lo scavo di un canale, connesso forse alle lavorazioni, e la costruzione di una nuova strada ad accesso all’area. Nella zona sottostante l’abside e il transetto ovest della chiesa, lo scavo ha rilevato tracce di attività fusoria e lavorazione dei metalli. Sono stati infatti rinvenuti un largo forno per il trattamento dei materiali e scarichi di scorie della lavorazione del ferro e del rame. Le analisi metallografiche sugli scarti hanno permesso di stabilire che in questa struttura fusoria si svolgevano processi metallurgici specializzati nel recupero dei residui della lavorazione dell’argento. L’impianto di un opificio metallurgico per l’epoca tecnologicamente avanzato, doveva essere collegato alla nuova zecca (1777), situata nella casa del Cavalchina a Porta Nuova, con ingresso da via della Moscova. Il forno era quindi parte integrante del nuovo laboratorio di partizione i fine azione che il governo francese nel 1801 volle nazionalizzare e riunire alla zecca. Dopo la confisca napoleonica, fu proprio la sconsacrata chiesa di San Carlo che venne scelta per tali specializzate lavorazioni.

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La Manifattura Tabacchi

Nel 1802 il complesso religioso, già convertito in epoca napoleonica in magazzino e laboratorio metallurgico, subisce ulteriori trasformazioni con la costruzione dell’aria (su progetto dell’architetto Luigi Canonica) della reggia Manifattura Tabacchi, per la fabbricazione di tabacco da pipa, sigari e infine sigarette. Fu possibile impiantare un grande stabilimento nella zona in quanto venne concesso l’utilizzo della roggia San Marco e quindi una maggiore disponibilità di forza motrice. L’edificio sarà ancora ampliato nel 1841 e nel 1856, divenendo una delle più grosse fabbriche della Lombardia che, nel 1857, impiegava 200 uomini e 740 donne, soprattutto per la produzione di sigari. I bombardamenti del 1943 rasero definitivamente al suolo allo stabilimento, che inglobava ancora al suo interno la facciata dell’antica chiesa di San Carlo, miracolosamente sopravvissuta alle distruzione. All’interno della chiesa di San Carlo la costruzione del nuovo fabbricato manifatturiero comporta il riempimento con maceri di tutti i sotterranei per le impostazioni di 30 poderosi pilastri con basamenti in granito (lungo l’ex navata e il transetto), che dovevano sostenere colonne verosimilmente di ghisa. Vengono in generale potenziate con contrafforti le strutture portanti dell’edificio e su tutta la superficie viene posato un pavimento in lastre di Beola. All’esterno della chiesa, il settore ovest è oggetto di una profonda ristrutturazione: l’ex edificio monastico viene ampliato e dotato di grandi aree aperte, impianti fognari e condotti idrici che attraversano tutta la zona. Vengono realizzati vasti essiccatoi funzionale alla produzione, collegati ad impianti di riscaldamento alimentati da caldaie e forni a carbone. Nel settore meridionale l’industrializzazione dell’area comporta lo smantellamento del sagrato e la posa di un nuovo piano stradale. Vengono inoltre costruite due nuovi corpi di fabbrica divisi da un’aria aperta pavimentata sempre in lastre di Beola. Nel corpo più settentrionale sono state evidenziate camere di combustione sotterranee stufe in ghisa, mentre nel secondo fabbricato, molto danneggiato dai bombardamenti del 1943, si trovano solite piattaforme che dovevano sostenere i macchinari industriali.

(fonte: Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia 2006)

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L’area come si presentava fino agli anni 2000

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Di fronte al vecchio sagrato della chiesa si trova ancora oggi il bel palazzo Cattaneo del primo Ottocento, oggi sede dei Carabinieri.

Il nuovo allestimento ha visto la realizzazione di una piazza pubblica dove si trovava il vecchio sagrato ma alberata e arredata con panchine in pietra e fontane (sempre spente). Al posto del convento e della chiesa sono stati ricavati dei campi di calcio, basket e piste per atletica. A breve, con grande disappunto dei cittadini, sarà realizzata una piscina coperta. Il disappunto è perché per la sua costruzione sarà eliminata l’area giochi (che era temporanea) che si trova sul retro, confinante con via Fatebenesorelle e che recentemente aveva riqualificato anche la parte retrostante dell’area, in forte degrado. Forse un peccato non sia stata evidenziata, con un segno a terra out disegno la sagoma della chiesa scomparsa.

Sotto due immagini del Palazzo Cattaneo e della piazzetta

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La mediateca di Santa Teresa

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Qui invece due immagini dell’area giochi ancora un po’ degradata che si trova dove dovrebbe sorgere la nuova piscina.

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

6 commenti su “Milano | Porta Nuova – Storia di un luogo: da una chiesa a un magazzino, dal nulla a un parchetto”

    • La facciata venne demolita completamente durante la guerra e i resti… ritrovati, catalogati, analizzati e cancellati… forse qualcosa di interessante sarà stato portato negli archivi del Comune

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  1. Non ho ancora capito perché vogliono togliere questo spazio vivo l’area del parco giochi play more, per fare una piscina, finalmente si è creata un’area dì aggregazione in quella zona e loro la eliminano.
    E poi vorrei dire perché se si dovesse fare una piscina non potremmo creare un struttura architettonica degna, magari facendo la struttura con il tetto con un giardino che potesse mantenere l’area di aggregazione che si è creata nel parchetto, perché non si riesce ad avere una visione più a lungo termine, un piscina sotterranea con un solarium laterale e sopra il tetto la stessa area che c’è oggi a disposizione di tutti.
    Non la solita struttura con il tetto inutilizzato e che va ad eliminare spazi di aggregazione esterni, è ovvio che crea aggregazione all’interno della struttura ma è comunque un’aggregazione a pagamento, ben diverso da quello creato da play more nel parco

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  2. Buongiorno
    sono Stefano Ferri della coop Freemedia e stiamo realizzando un libro sull’intervento di realizzazione di parcheggi sotterranei di cui accenna nel testo. Può gentilmente dirmi dove ha recuperato le foto antiche e la pianta, utilizzate in questo articolo. Inoltre possiamo utilizzare il rendering delle ricostruzione del sagrato e della chiesa?
    Grazie

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