Milano | Duomo – Che due palme queste palme: a volte, quante polemiche inutili

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Via Italia a Monza

 

Ieri sono apparse sulle nostre pagine, sui social e sui quotidiani on-line le immagini delle palme appena piantate nell’aiuola di Piazza del Duomo.

Naturalmente questa innovazione ha scatenato il dibattito con pareri discordanti, compresi quelli di nomi altisonanti come l’architetto Gregotti che le definisce “una sciocchezza” o la sovrintendente alle belle arti Antonella Ranaldi la quale afferma che “si tratta di verde esotico e provocatorio, incuriosirà i cittadini e turisti”.

Non mancano affermazioni di politici come Salvini: “mancano solo le scimmie”, o Riccardo De Corato (Fratelli d’Italia) che afferma: “si completa l’africanizzazione di Milano”.

Secondo noi sarebbe utile attendere la fine dei lavori per giudicare il risultato finale dell’operazione; inoltre riteniamo che, in fin dei conti, non stanno installando un distributore di benzina davanti al Duomo, ma un piccolo giardino decorativo che tra l’altro rimarrà per soli tre anni. I soldi per realizzarlo non sono pubblici ma sono arrivati grazie al contributo di uno sponsor, Starbucks.

Per concludere ricordiamo che palme simili si trovano da almeno una ventina d’anni in via Italia a Monza e in vent’anni pare nessuno si sia scandalizzato o indignato… forse come al solito, le polemiche lasciano il tempo che trovano…

Sotto altre due immagini delle palme in via Italia a Monza

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Le palme in piazza del Duomo

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

47 commenti su “Milano | Duomo – Che due palme queste palme: a volte, quante polemiche inutili”

  1. Senza entrare nel merito del progetto. Complimenti all’agenzia che ha proposto a Starbucks il progetto: difficile riuscire a ottenere più attenzione mediatica di così.

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  2. Mi sfugge il nesso con via Italia a Monza.

    Dunque, se lo fanno in una piccola città di provincia a trazione ciellinoleghista (quindi ancora più provinciale, per definizione), siamo autorizzati a farlo anche nella piazza più centrale della capitale mondiale del design?

    Quindi, applicando la stessa logica, siccome nelle villette in Brianza ci sono i nani da giardino nel prato, il prossimo passo è mettere una Biancaneve di gesso al Parco Sempione?

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  3. Sbaglierò, ma a me sembra che le si voglia caricare un po’ troppo di significati che probabilmente non hanno, queste palme, anzi palmetti.
    Sono piante decorative, in fondo meno invasive di molte altre in un contesto urbano. Volendo fare un’installazione “verde” in piazza Duomo forse sono anche tra le più adatte, al di là del loro carattere esotico, per la forma sottile e slanciata che se vogliamo richiama quella delle guglie 😉
    Ho letto poi che l’installazione è provvisoria, non so bene cosa voglia dire, visto che una volta piantati degli alberi non è che dopo tre anni li sradichi cosi alla leggera per trasferirli altrove, ma mi piacerebbe capire la genesi di questo progetto, quale tipo di accordo è stato fatto da Starbucks con il Comune e per quale tipo di operazione.
    Lato estetico, aspetto il mio prossimo passaggio a Milano per dire se mi piacciono o no.

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  4. quasi non ci si crede a queste polemiche, non fosse che ne abbiamo sentite anche di più inutili; io sarei per revocare il diritto di voto di chi polemizza.

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    • Ma sì! Revochiamo il diritto di voto anche a chi non va regolarmente di corpo ogni mattina! E poi basta con questo “benaltrismo”! Ci sono le palme in duomo: se mi piacciono lo dico, se mi fanno schifo lo dico, se non me ne frega niente non rompo le scatole a chi invece vuole discuterne.

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      • Il problema è che non si parla di bellezza o bruttezza, né se è opportuno, per ragioni storiche, metterle in quel contesto. Quel che inorridisce è che l’opposizione vede fantomatiche intenzioni razziali dietro l’operazione. Per loro le palme non vanno bene perché ricordano l”Africa, non perché son brutte o inopportune! Francamente lo trovò un atteggiamento di un ignoranza fuori da ogni limite

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        • Se Starbucks avesse messo le palme e i banani sotto la Giunta della Moratti, avremmo avuto tutti gli intellettuali di Sinistra che si scagliavano contro la “Milano Disneyland”, la svendita di una piazza alle Multinazionali e la privatizzazione del gusto.
          Per non parlare del girotondo e della biciclettata ecologica, l’urlo disperato contro i prodotti chimici per tenere i banani in vita nel freddo clima Milanese e non ultimo il sit -in permanente contro l’uso dell’olio di palma da Starbucks (che è anche vero…)
          Quindi lascerei stare l’ignoranza, che nei politici italiani è sicuramente bipartisan, anche se poi ognuno di noi è di solito più in linea con le scemenze di una delle varie parti politiche in causa.

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  5. Anche solo da un punto di vista estetico, non si coglie una minima armonia tra piazza del Duomo e queste palme… Vera mancanza di gusto. Ma se il fine è stupire, attrarre l’attenzione o altro (come lo sponsor potrebbe far sospettare) allora ci siamo…

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  6. Le palme a Monza furono piantate nel 1990, quando venne (finalmente!) pedonalizzato anche il tratto di via Italia che va da largo Mazzini a via Piermarini. L’operazione fu condotta dalla giunta democristiana Panzeri e proprio la scelta delle palme fu oggetto di critiche; naturalmente non a sfondo razzista non essendo ancora tempi di immigrazione, ma incentrate sulla wannabe grandeur e sullo spreco di denaro, perché le palme non adatte al clima sarebbero sicuramente morte.
    Quasi trent’anni dopo le palme sono ancora lì. Ai critici monzesi dell’epoca e milanesi di oggi sfugge che il trachicarpus fortunei è una pianta da climi freddi, che soffre il caldo e che è originaria non dell’Africa ma della Cina.

    Si ricordi infine, come dicevano gli antichi, che “la palma è la virtù dei corti”.

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  7. Stesse identiche polemiche quando si è deciso di togliere l’aiuoletta, quella si brianzola, per sostituirla con il boschetto di carpini.

    Ma veramente, che due palme queste polemiche…
    È sempre la stessa storia che si ripete.

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  8. Più l’argomento è banale, più l’incompenete tende a commentare.

    Sarebbe bellissimo se si avesse la stessa energia nel condannare i sopralzi che hanno mortificato la bellezza degli edifici ottocentesci, oppure i palazzoni che ancora oggi vengono costruiti (vedi MyBonola o Trenno).
    Invecce ci si sfoga sulla piante per un’aiuola che fa da cornice al PARCHEGGIO DEI TAXI, già nessuno che commenta che pizza Duomo ha un orrido parcehggio per i taxi che rovina l’ultima parte della piazza???

    Tra 3 anni l’aiuola sarà nuovamente rivista (con relative polemiche ovviamamente, qualunque scelta sarà fatta.), le brutture del cemento ce le terremo per sempre.

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    • Scusa tu per caso hai passato in rassegna e hai imparato a memoria tutti i post di tutti quelli che hanno commentato le palme?

      perché sarebbe l’unico modo in cui tu potresti sapere che non abbiano commentato anche i palazzoni, il parcheggio dei taxi e i sopralzi.

      E’ proprio vero che più l’argomento è complesso e più i commenti sono banali…. e anche arroganti aggiungerei…

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      • Caro ClaudioK,
        l’articolo sulle Palme ha raccolto oltre 50 commenti, se non è il record di UF poco ci manca. Seguo UF da tempo e conosco i profili assidui (come te, wf, robertoq per fare esempi) e sono rimasto stupito dal proliferare di prime presenze. Tutti hanno diritto di dire la loro, ma ieri siamo caduti nel ridicolo (e questo secondo post sull’argomento è la prova che UF lo ha capito) Non era più una questione urbanistica, ma una questione di principio! Commenti senza argomenti a supporto e molto pregiudiziali.
        Tanto ardore per piante che non saranno eterne a differenza di certi orrori disseminati per la città. Preferirei il contrario.
        PS. Anche io ho dubbi su questa scelta, e voglio vedere dal vivo. Di certo non lo definisco un affronto, a differenaza dei taxi.

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        • Perché i taxi, i marciapiedi con l’asfalto che cola, le auto sui sagrati delle chiese, i palazzoni osceni, il grigio, il cemento, i sopralzi e la mancanza di verde non mettono in crisi il riferimento identitario.

          Mentre 2 palme si.

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  9. Non sono molto d’accordo sulle tesi dell’articolo:

    1) Le palme ci sono anche a Monza non c’entra proprio nulla (ci sono anche nella villetta di mio cognato – persona di gusti discutibilissimi – se è per quello) col fatto di metterle in Piazza Duomo.

    2) Non si può mettere sullo stesso piano la Soprintendente alle Belle Arti che ha il dovere di sorvegliare e dare pareri su queste materie (e che secondo me ha – ancora una volta – perso un’ottima occasione per far bene il suo lavoro, o perlomeno farlo…) con un Architetto, magari un po’ démodé, che chiamato al telefono dal giornalista dice la sua su un argomento sulla bocca di tutti.

    3) Sul fatto di “attendere la fine dei lavori prima di giudicare”: beh il divertente di UB è vedere i lavori in anteprima e quante volte abbiamo amato o disprezzato progetti che erano solo dei rendering….Se lasciassimo sempre in pace il manovratore ed aspettassimo la fine per giudicare….sai che noia che diventa UB 😉

    Invece a me questo blog piace moltissimo e non lo trovo per nulla noioso!

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    • La mia tesi è molto più semplice.
      La gente è terrorizzata nel perdere i propri riferimenti identitari.

      Il buon gusto non c’entra niente.
      È il simbolo della palma che gli comunica disorientamento.
      Anche perché non hanno ancora finito i lavori e quindi non si può dare nessun giudizio estetico alla cosa.

      E perché tra 6 mesi nessuno si strapperà le vesti e si metterà a strillare come una poiana in calore quando passerà per piazza Duomo.
      Tra sei mesi sarà un’aiuola ormai digerita dalla popolazione.
      Come quellosceno cavallo d’altronde.

      Qui è il disorientamento perturbante che parla non il gusto né l’estetica.
      Te saludi. ?

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      • In ogni caso Starbucks è riuscita a saldare la parte di Milano che li vede come l’ennesimo McDonalds a stelle e strisce che viene a colonizzarci pagando i nostri ragazzi due euro (e retorica delle multinazionali ecc ecc), con l’altra metà che se gli fai vedere qualsiasi cosa gli ricordi una Moschea o un Musulmano ti scende in piazza brandendo il Paiolo della Polenta e l’ampolla con l’acqua del Po.

        Probabilmente sono dei geni del marketing, chi lo sa… 🙂

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        • Mavveramente, hai ragione, ma non ne posso più.
          Chedduepalme.
          Ti passa la voglia anche solo di cambiare il tappeto di casa.
          Neanche ci fosse l’Inquisizione spagnola..
          Posso non condividere molte scelte estetiche, ma che le cose vengano fatte,
          E non che rimangano ferme come negli ultimi 20 anni vivaddio.

          E chi perde un riferimento identitario se ne faccia un’altro.
          Non una piazza.

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          • Ahahahahah..no daiii.
            Pure a Shangai…
            Vuol dire che l’ipotesi palma è suggestiva.
            Meno male che ste notizie facciano un po da decompressione su queste barricate ideologiche.

            Una cosa aggiungo sul valore delle palme in Duomo.
            Simbolico e sostanziale.
            La capacità di non prendersi troppo sul serio…
            Di saper fare autoironia..
            E.. visti certi commenti… ne abbiamo veramente bisogno.

            Ps.
            Sto aprendo un leasing per due cammelli quindi fatemi il favore di far almeno finire il lavoro, e poi giudicare.
            Ahahahah.
            Bell’articolo.
            ???

      • Mah, se ti riferisci al monumento equestre di vittorio emanuele, li’ davanti, veramente io ancora non mi do pace. E’ il monumento piu’ brutto dell’intera storia dei monumenti equestri…e i Savoia, una casata da dimenticare! Non possiamo restituirlo ai Savoia attuali?, se lo mettessero in cortile loro…mi sfogo giusto per non parlare piu’ di ‘ste palmette del cavolo…

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        • Eppure sul cavallo a rimbalzo tutti zitti.
          Le poiane di Facebook, sono diventati esteti raffinatissimi tutti insieme d’improvviso, mentre neanche un sopracciglio alzato ne per i taxi parcheggio ne per sto pezzo uscito da…

          È un problema di crisi identitaria.
          Il gusto e l’estetica viene molto dopo.
          Sempre che c’è l’abbiano mai avuta visto i troppi luoghi deturparti di Milano.
          Anzi credo che sia proprio vero che sta gente qua quando va a Milano vede solo il Duomo.
          Sennò non si spiega, avranno l’emicrania visiva.
          La visione selettiva.
          Vivono in matrimonio, va…
          Peana finito.
          ?

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          • Piccola riflessione: il milanese (imbruttito) non è abituato alle crepe per fare entrare la luce. Dire che è conservatore è fargli un complimento. Semplicemente non devi toccargli i suoi riferimenti perchè non vuole sforzarsi a pensare diversamente, fa troppa fatica a documentarsi e studiare. E’ sulle polemiche inutili che ama sfogarsi, perché è un attimo aprire bocca a vanvera. Su quelle serie invece sonnecchia alla grande….il milanese (imbruttito).

  10. Dalle immagini si intuisce che come gestione del verde pubblico e delle opere di urbanizzazione tra Milano e Monza c’è un abisso (purtroppo non a favore di Milano)…

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  11. http://video.repubblica.it/edizione/milano/milano-l-architetto-delle-palme-in-piazza-duomo–sono-piante-lombarde/268006/268412

    Dico solo che si tratta di un aiuola e il livello di isterismo che tale aiuola ha provocato in giro per la rete mi fa rimanere basito.

    Sono veramente contento che su urbanfile ci sia civile dibattito che rimane nei giusti limiti del rispetto.
    Che sia in un senso o nell’altro.
    Perché sennò Milano ha veramente poca speranza di migliorarsi.

    Parliamo di piante.
    Ma veramente…

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  12. Io non riesco a digerire questa cosa del riferimento identitario perduto.

    l’Italia è piena di palme, su tutte le riviere da nord a sud, sui laghi, nei giardini, ecco forse giusto sulle Alpi non ci sono (ma non ci giurerei, nei giardini di Sissi a Merano ci sono di sicuro)

    quando vedo una foto con un palazzo di marmo bianco ottocentesco, cielo azzurro e palme a me viene in mente l’Italia, al massimo la costa Azzurra o la Spagna, to’.

    non è anche questa un’identità valida per i milanesi? mica siamo solo di Milano, siamo anche italiani e anche mediterranei.

    Perché il confine identitario si deve fermare alla Lombardia? non diciamo orgogliosi che Milano è una città europea? le palme ci sono anche a Parigi!

    e invece questa polemica ridicola fa vedere quanto siamo provinciali ….

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    • L’idea che loro sono diversi e non sono associabili all’Africa, ai cammelli, alle banane (perché ovviamente solo menti deboli possono fare tali associazioni, ma tant’è..) perché sono antropologicamente diversi nordici viene messa in crisi per…
      2 palme.

      Quindi tutti agronomi,
      Ma in realtà è più psiche che estetica.
      Quindi non puoi ribattere con argomenti sensati oggettivi, quando vedi la lega con le banane gonfiabili ti rendi conto all’improvviso che più che un paesaggista designer urbanista o agronomo ti serve lo psicoanalista.

      È visto come un attentato all’identità milanese.
      Ovvio che succede quando uno ha una identità debole.
      Perché se uno ha una identità forte, se ne fotte e non ha paura.
      Che vuoi che siano 2 palme per una città che ha visto arrivare francesi, austriaci, spagnoli, etc.

      Evidentemente però non siamo così metropolitani se ci mettono in crisi 2 piante e un’aiuola.
      Leggo di petizioni per rimuoverle…
      Ho sgranato gli occhi.
      Ma sono gli stessi che strillano quando allarghi marciapiedi e togli posti auto.
      Gli stessi che non vedono i marciapiedi colare.
      Gli stessi che lasciano la macchina in piazza affari.
      Nessuna petizione per queste cose..
      Bha.

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  13. Le palme non sono un’innovazione.
    Il fatto che siano già a Monza, non legittima la piantumazione a Milano.
    Esprimere dei pareri non può essere declassato a sterile polemica, provincialismo o populismo.
    Le piante sono esseri viventi spostarle a fine mandato di uno sponsor è uno spreco di soldi, che seppur privati potrebbero essere usati meglio. Puro consumismo.
    Si potevano lasciare le piante già esistenti e con i soldi del nuovo sponsor migliorare qualche via di periferia ad esempio realizzare un bel viale alberato a Quarto Oggiaro, magari in via Pascarella (che per certe cose non ci sono mai soldi). Del resto il sindaco non aveva dichiarato la volontà di rivolgere maggiore attenzione alle periferie?

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  14. Io le ho viste questa mattina e mi sono piaciute. Molto.
    Sul terreno ci sono ancora le ruspe, stanno facendo l’impianto di irrigazione (con relativi buchi), la terra è brulla; mancano ancora i banani e i cespugli in fiore. I rami delle palme sono ancora impacchettati.
    Tra un mese sarà certamente ancora più bello. Posso aggiungere solo alcune considerazioni:
    1) perchè non lo giudichiamo ad opera finita, magari in una bella giornata di sole primaverile;
    2) I quattro alberelli “lombardi” che c’erano prima erano così insignificanti che gran parte dei commentatori non si era probabilmente nemmeno accorta della loro esistenza. Molti si sono accorti solo ora dell’esistenza di una zona con aiuole in Piazza del Duomo.
    4) Le piante, a differenza di quelle precedenti sono sempreverdi; daranno un tocco di colore in ogni stagione;
    5) Non nascondono affatto il Duomo. Al contrario si inseriscono in prospettiva molto bene con le guglie. Ma questo è un giudizio personale e soggettivo. Di oggettivo c’è che nascondono molto meglio, in ogni stagione, la vista terribile del parcheggio dei taxi.
    6) A Stresa, che è più a nord di Milano, il lungolago è adornato con palme. Piace a tutti (i turisti sono centinaia di migliaia) e nessuno pensa di essere in Arabia Saudita o anche solo a Maiorca, anche perchè spesso oltre le palme si vedono le montagne imbiancate dalla neve.
    6) A chi non piace: tra tre anni saranno asportate e, secondo me, sarà un gran peccato.

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  15. http://www.milanocittastato.it/opinioni/anche-se-non-ci-piacciono-w-la-citta-delle-palme/

    Le ho viste. Correndo stamattina ho deviato il mio percorso per andarle a vedere. Le palme di piazza Duomo. Al momento si capisce poco quale sarà l’impatto finale. Ci sono solo delle palme sulla terra, ancora da trattare. Mentre le guardavo per capire l’effetto che potrebbero fare, mi è venuto in mente un monte. Il monte di Berlino.
    Il monte di Berlino

    Quando sono andato a viverci, la capitale tedesca era in piena crisi. Era il 2004, la disoccupazione galoppava e le uniche gioie della popolazione erano l’attesa dei mondiali di calcio e la discussione sul monte di Berlino.
    Berlino è una città strana per chi arriva da Milano, sotto tantissimi aspetti. Uno è quello che è fredda, l’inverno dura cinque o sei mesi, ma nonostante il clima le prime montagne sono a cinquecento chilometri. Fa l’effetto di una città di mare senza il mare. Almeno per me. Così quando ho visto che divampava il dibattito promosso dai principali media sulla montagna da costruire, mi ci sono appassionato.
    Il progetto vincitore prevedeva di costruire una montagna artificiale di oltre 1000 metri, costruita utilizzando la sabbia presa dal fondale del mare Baltico. Così i berlinesi avrebbero risolto due problemi: avrebbero avuto una montagna in città e un mare con un fondale più profondo, rispetto al tappeto di fanghiglia che si stende dalle loro coste.
    die Berg – il progetto del monte di Berlino

    Anche se il progetto non si è mai fatto, ho apprezzato l’effervescenza del dibattito e ho capito quella che è la grande forza di Berlino: la propensione al futuro.
    A Berlino tra passato e futuro vince sempre il futuro. Significa che tra conservare e costruire qualcosa di nuovo si preferisce sempre buttarsi e fare, senza guardare indietro. Credo che questa dote sia alla base del rilancio della città che in pochi anni ho visto trasformarsi da malato di Germania a capitale europea dell’innovazione.
    Ecco perchè queste palme spelacchiate mi fanno amare ancora di più la mia città.
    Non sto parlando dei miei gusti, se mi piacciono o no, ma ciò che mi piace è che Milano sia una città, forse l’unica città italiana, che è capace di progettare una roba così assurda, uno scempio quasi sacrilego, nella sua piazza più importante. E questo per tre ragioni.

    ciò che mi piace è che Milano sia una città, forse l’unica città italiana, che è capace di progettare una roba così assurda

    Perchè amo la città delle palme

    La prima ragione è che Milano con opere come queste è coerente alla sua identità di città aperta al cambiamento. In un’Italia in cui molti ormai intendono le città come dei musei, Milano afferma una diversa idea di città. Dove non si teme il nuovo, anzi, si utilizza il cambiamento come fonte di vitalità e di creatività.

    La seconda ragione è che le palme del Duomo possono diventare simbolo della Milano che fa, città leader di un paese dove si perdono mesi se non anni su progetti, chiacchiere, dibattiti e convegni ma alla fine non si combina niente. Il paese del Ponte di Messina o della Tav al rallentatore può ricevere una scossa positiva dalla città che zitta zitta, quasi senza dire niente, all’improvviso pianta delle palme davanti all’icona della città. Uno schiaffo a tutti quelli che cincischiano senza fare nulla.

    La terza ragione è che Milano finalmente mostra di essere più forte rispetto a una delle più grandi sciagure culturali della nostra epoca: l’ipercritica. Siamo un paese in cui tutti criticano, insultano, minacciano chi fa qualcosa o prova a fare qualcosa fuori dall’ordinario. Siamo un paese di spettatori, di leoni da testiera, ma soprattutto di amministratori terrorizzati dal muovere foglia per timore della condanna sociale.
    Con un’opera così pacchiana Milano mostra tutta la sua forza, urla all’Italia intera il suo me ne infischio. Da noi conta solo fare.

    Con un’opera così pacchiana Milano mostra tutta la sua forza, urla all’Italia intera il suo me ne infischio.

    Forse volo troppo alto ma la storia delle palme mi sta facendo venire in mente un’altra cosa oltre il monte di Berlino. Mi sta ricordando Expo. Anche in quel caso per anni a Milano tutti si lamentavano, eravamo sul punto di rinunciare, ma alla fine è emersa forte l’energia, l’anima della città che porta a fare le cose.
    Se devo confessarlo anche a me le palme lasciano perplesso, così come ho trovato ridicolo l’albero della vita, deludente il Padiglione Italia e poco identitaria per Milano tutta Expo. Eppure sono stato e sarò sempre orgoglioso della mia città quando sarà la città che fa. Anche se quello che fa riceverà fischi dagli spalti e infiammerà la frustrazione degli incapaci.

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    • A me piacerebbe sapere, in caso ci fossero state, le alternative a questo progetto… e in caso di scelte diverse, perché non mostrarle alla gente di milano e far decidere eventualmente ai cittadini ?

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