Milano | Magenta – La Torre al Parco: 60 anni e non sentirli

Spesso ci si sofferma a guardare alcune architetture moderne con fare sufficiente, sono lì, sono brutte, non mi interessano… Forse, come per la Torre Velasca, anche la torre di via Revere 2, la Torre al Parco di Vico Magistretti (vero nome Ludovico, Milano 1920 – 2006), realizza assieme a Franco Longoni nel 1953 – 1956, da molti è ritenuta un obbrobrio e da altri invece un eccellente palazzo verticale degno di essere menzionato tra le opere importanti di Milano.

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Anzitutto bisogna dire che venne costruita nel primo decennio dopo la Seconda Guerra Mondiale, in quegli anni Cinquanta che vedevano Milano e l’Italia riprendersi alla grande dopo il periodo buio degli anni Quaranta. Sorta in un quartiere borghese, il Magenta, costruito alla fine dell’Ottocento, con case belle ed eclettiche, strade gradevoli e bei viali, a due passi dal Parco Sempione.

Collocata a ridosso dei binari delle ferrovie Nord Cadorna, in un lotto rimasto libero a lato della salita di Viale Pietro e Maria Curie (Via XX Settembre) e via Revere, i proprietari del terreno proposero al Comune di sviluppare una torre residenziale verticale dimezzando la superficie occupata da un primo progetto e mantenendo la stessa cubatura ma sviluppata per venti piani.

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Caratterizzata da balconate aggettanti su due angoli, movimentate da logge e verande con tende colorate di un bel rosso mattone, al posto delle tapparelle (purtroppo qualche appartamento ha tende più sbiadite dal tempo e altri hanno addirittura brutte veneziane verdi che rendono l’insieme disordinato). Le restanti pareti sono in ampie fasce opache verticali intonacate in grigio chiaro. Culminante in un terrazzo condominiale e nel corpo macchine degli ascensori dall’aggettante cornicione in calcestruzzo a vista. L’accesso al terrazzo comune avviene tramite una scala elicoidale esterna ben visibile dalla strada.

La pianta dell’edificio è a L con i locali dei servizi rivolti verso via Revere mentre saloni e salotti verso il Parco, giustamente. Gli appartamenti si presentano tutti di dimensioni simili, abbinando per ogni piano il taglio da sei locali a quello da nove, eccezion fatta per i soggiorni che si aprono sulle terrazze panoramiche, la cui dimensione è determinata dalla variabilità delle ampie finestrature. Alla scala dall’andamento poligonale si accede dall’arioso atrio al piano terra, il cui tamponamento verso l’esterno è costituito da una parete vetrata di cristallo. Il valore rappresentativo conferito a questo ambiente è testimoniato dalla particolare attenzione riservata ai materiali di finitura, faggio naturale alle pareti e pavimento in serizzo grigio che muta in porfido all’esterno.

Secondo noi si tratta di un elegante edificio che andrebbe solo restaurato e riordinato e che rappresenta quegli anni Cinquanta che osavano lanciare sfide – soprattutto a Milano – con nuove strutture che irrompevano, a volte con forza e a volte con discrezione nel contesto urbano affermatosi nel corso del tempo.

Il Grigio delle murature si fonde coi materiali usati in molti palazzi delle vie adiacenti, così come il rosso mattone delle tende, che richiama altre case nei dintorni rivestite in mattoni rossi. L’elegante salita curvilinea di Viale Pietro e Maria Curie, gli alberi del leggero declivio, il parco e la torre di Giò Ponti a pochi metri di distanza aiutano a dare un senso a questa torre moderna di 60 anni.

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Qui in versione autunnale

 

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Il lato di via Revere2016-07_Vico-Magistretti-Torre-al-Parco_17 2016-07_Vico-Magistretti-Torre-al-Parco_18 2016-07_Vico-Magistretti-Torre-al-Parco_20 2016-07_Vico-Magistretti-Torre-al-Parco_21 2016-07_Vico-Magistretti-Torre-al-Parco_22

Questo invece è la vista più massiccia dal Parco e dalle ferrovie delle Nord.

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Alcune immagini d’epoca.

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

21 commenti su “Milano | Magenta – La Torre al Parco: 60 anni e non sentirli”

  1. A me proprio non piace, quando lo vedevo arrivando con le Ferrevie Nord a Cadorna, già a 16 anni pensavo: “che brutto, come è grigia questa città”.
    E’ un palazzo di periferia alto il doppio e collocato in centro.

    Ciascuno ha i suoi gusti….

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  2. L’edificio in sé non è particolarmente brutto, anche se a mio parere è ben lontano dall’essere il capolavoro che sarebbe stato legittimo aspettarsi da un Magistretti.

    Quello che è completamente sbagliato e, aggiungerei, imperdonabile, è il totale disprezzo del contesto: una torre di 20 piani inserita a forza in un quartiere per il resto molto omogeneo (rarità per Milano) anche per l’altezza degli edifici, che rispettano la regola ottocentesca dell’altezza uguale di tutti gli edifici che affacciano sulla stessa strada (che ahimè ha ricevuto il colpo di grazia dalla sciagurata legge sui sopralzi e i sottotetti).

    Una regola che in molte città europee (mi vengono in mente ad esempio Barcellona e Valencia) viene fatta rispettare rigorosamente anche negli edifici nuovi.

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  3. Ale, purtroppo i conservatori presunti come te avrebbero lasciato milano ad un massimo di 300.000 abitanti. Se ce ne sono quasi 1.500.000 un motivo ci sarà.
    Viva la natura, ma viva l’asfalto ed il cemento… ovviamente se fatto con criteri.

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    • Ciascuno ha i suoi gusti. Questa torre per me è cemento senza criterio, fuoriluogo. E lo sono centinaia di condomini fatti male, brutti che rovinano tutti i quartieri della città.
      Spero che non si provi a giustificare i palazzinari italiani con logiche del tipo ‘ la crescita è importantante, possiamo sacrificare urbanistica e qualità di vita’. Nelle migliori città del mondo con più di un milione di abitanti, non si vede una così ampia carrellata di brutti palazzoni disseminati tra centro e periferia… si può crescere senza necessariamente rovinare una città.
      Ancora oggi abbiamo esempi di mostri tipo il nuovo My Bonola e i palazzoni a Trenno.

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  4. Questi palazzoni sono belli sono se tenuti in ordine, e questo tutto sommato lo è…basterebbe una rinfrescata al colore e qualche pianta in più nei terrazzi

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  5. Ma a te, inquilino o condomino che tu sia, che puoi permetterti di abitare in sei o forse nove locali di una elegante torre residenziale “firmata” che dà sul Parco (in “pieno centro”, come usa dire, anzi pienissimo), ma come c. fa a venirti in testa di installare una veneziana verdolina dove tutti gli altri appartamenti hanno le tende rosso mattone?
    E gli altri ivi residenti, invece, ben più ligi ed attenti al decoro del palazzo, fanno il rinnovo delle tende se e quando gli pare, in ordine sparso, giusto?

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    • Avevano finito i soldi, drenati dalle spese condominiali e sventrati dal mutuo. Un salto da leroy merlin ed ecco fatto l’osceno tendaggio. Oppure, come spesso capita, chi ha case costose, ha pessimo gusto e gli fa come c. gli pare.
      Perdonali, perché non sanno quel che fanno.

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    • Ai tempi nostri, gli appartamenti così grandi in palazzi del genere sono ormai tutti affittati a funzionari pubblici. Tipo Prefetto-Vice Prefetti assortiti, Questori, Vice Questori, Presidenti di Tribunale, Corte d’Appello, Aiuti, Vice, Generali, Colonnelli, Comandanti Guardia di Finanza, mezza dozzina di Vice, Comandanti Provinciali Vigili del Fuoco, Direttore Regionale Banca d’Italia, Vice, Aiuto, Aggiunto ecc ecc ecc.
      La veneziana del colore sbagliata prima o poi ci scappa…

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  6. IMHO Uno dei pezzi di architettura milanese del dopoguerra più colpevolmente ignorati dalla città e purtoppo bistrattati da chi ci abita.
    Con l’aggravante che sono pure tutte persone col portafogli bello gonfio.

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    • Se proprio non riesci a fare dementi discorsi di sinistra, perché non provi a dire qualcosa di originale? Per esempio potresti spiegarci perché le persone col portafoglio gonfio sarebbero un’aggravante. Grazie

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  7. E’ vero che l’edificio ha una buona qualità architettonica, sebbene Magistretti abbia fatto cose molto migliori.
    Un limite è che i materiali e la qualità costruttiva sono cheap e poco durevoli com’era tipico degli anni immediatamente dopo la guerra.
    Il vero problema, tuttavia, è che questo grattacielo è, sotto il profilo urbanistico e paesaggistico, nel posto sbagliato.
    Ovviamente dal punto di vista di chi ci abita e gode una vista unica si tratta invece di una localizzazione ideale: anche perché è l’unica dalla quale non si vede il grattacielo stesso.

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  8. La ciliegina è la vista sulla ferrovia. La torre a mio avviso dà sempre l’effetto “casa popolare” (vale anche per il Bosco Verticale). Se dev’essere alto, che sia almeno grattacielo, ma il palazzone no. Sfido chiunque a trovare le differenze tra la Torre al Parco e uno qualsiasi delle altre torri a Euromilano o al Gratosoglio.

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        • Posto che ognuno ha il suo gusto – e per te qualsiasi torre, anche il Bosco Verticale, “dà sempre l’effetto “casa popolare” – le differenze ci sono eccome.

          Non penso che gli interni e le parti comuni della Torre al Parco (per esempio “faggio naturale alle pareti e pavimento in serizzo grigio che muta in porfido all’esterno”) siano uguali a quelli delle residenze al Gratosoglio.
          Questa per me è architettura (che non deve essere considerata unicamente con riferimento agli esterni).

          E anche il contesto, pur non essendo propriamente architettura, fa la differenza.

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  9. cmq sia, l’effetto (certamente non voluto dal progettista) è che alcuni balconi siano stati “verandati” abusivamente. O davvero sono stati chiusi come nelle case popolari di Via Palmanova, per fare un esempio? 🙂

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  10. Al tempo si sono detti: come possiamo rovinare una zona di Milano il cui tessuto edilizio, fine 800 – inizio 900, era rimasto straordinariamente omogeneo, contrariamente a tante parti della città martoriate? Ma con una torre grigia!!! Gli anni 50…l’orrore…l’orrore.

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