Milano | Scali Ferroviari: Stefano Boeri ci racconta “Un fiume verde per Milano”

Un Fiume Verde per Milano è il progetto per gli Scali ferroviari di Stefano Boeri Architetti https://www.stefanoboeriarchitetti.net/it/ realizzato insieme ad un team multidisciplinare (ARUP, Quinzii Terna Architettura, MIC – Mobility in Chain e Studio Laura Gatti)

Abbiamo intervistato Stefano Boeri per farci spiegare le motivazioni che hanno portato alla creazione di questa proposta per gli Scali

Da quale concetto ispiratore è partito il vostro progetto

Siamo partiti dall’idea che questa sia un’opportunità unica per Milano per stabilire un nuovo rapporto con la dimensione della natura: si tratta di un unico sistema strutturale con un’unica proprietà e con una dismissione che riguarda superfici molto vaste.

La scelta che abbiamo fatto è stata molto semplice e anche radicale, ovvero pensare che il 90% degli spazi degli scali debba essere destinato a superfici verdi, un verde continuo grazie anche alla proposta di collegare questi nuovi parchi attraverso dei fasci di binari in un sistema continuo di circa 30 km.

Milano potrà, se verrà seguita questa strada, avere tra qualche anno un sistema verde di circa 30 km che corre dal cuore della città e che porterà un grandissimo vantaggio sul piano ambientale; i dati su cui abbiamo iniziato a lavorare ci parlano di circa 59mila tonnellate di CO2 assorbite dal verde e di 2000 tonnellate di ossigeno all’anno prodotte, oltre che di una grande riduzione dei consumi energetici dovuti all’opera di bilanciamento termico.

Questo sistema di verde pubblico sarà a disposizione di tutti e lo abbiamo ideato attraverso grandi elementi paesaggistici: colline, radure, boschi, il grande pratone per i bambini ausipicato da Scaparro qualche anno fa e ancora non realizzato, specchi d’acqua.

Le superfici verdi ipotizzate sono di circa 1milione e 100mila mq ovvero tre volte e mezzo il Parco Sempione

E’ come se Milano riacquistasse un rapporto con la natura

Abbiamo immaginato una circle line che si collega sui fasci dei binari e diventa un elemento importantissimo per il trasporto pubblico milanese e, ancora, abbiamo immaginato una struttura che usi la geotermia dell’acqua di falda (ovvero la temperatura media dell’acqua di falda che a Milano è molto alta) per bilanciare termicamente l’acqua usata per il condizionamento

Questo principio ci permette ancora una volta di immaginare un grande risparmio energetico

Il sistema del fiume verde è una struttura complessa che unisce verde, trasporti e risparmio energetico.

Quali architetture immagina? 

Ai bordi del Fiume Verde si colloca l’architettura che per noi è un’architettura con grandissima densità che si sviluppa anche in altezza ma non solo, che è permeabile sui piani terra e che ha un grande grado di commistione.

Pensiamo soprattutto a funzioni rivolte a quella linfa vitale che sono i giovani ricercatori, studenti, professionisti che a nostro parere sono il vero motore della città del futuro.

Abbiamo dunque immaginato torri, corti, edifici bassi, factories

Il fulcro è proprio qui: una Milano che cambia marcia rispetto al rapporto con la natura e si rivolge a un bacino di utenza di giovani e giovanissimi e che gioca una carta a livello regionale, metropolitano

In termini di funzioni, quali andreste a inserire?

Abbiamo lavorato su alcune grandi funzioni poiché ci pare un modo corretto per conciliare il verde; aggiungo il fatto che abbiamo sottoposto il progetto a una attenta lettura di credibilità e possibilità di sviluppo dal punto di vista immobiliare e finanziario a un dipartimento della Bocconi

Oggi, come il Sindaco ha più volte detto, manca una cittadella amministrativa che consenta di liberare edifici centrali per altre funzioni o addirittura per creare un beneficio economico per il Comune attraverso la vendita.

Abbiamo pensato poi a una sede per l’Accademia di Brera che non sia semplicemente il riuso di spazi esistenti, ma diventi un edificio sul verde che si leghi al sistema villa Arconati – Fabbrica del Vapore e possa diventare un sistema unico legato all’arte e agli spettacoli dal vivo molto interessante.

Abbiamo pensato di realizzare un centro per le ricerche sulla zootecnologia e le discipline agronome che oggi ancora non esiste a Milano

E abbiamo pensato di fare un investimento importante su un progetto di realizzazione di una serie di centri relativi alle attività di recupero (una ricicleria in cui si possa dare nuova vita alle cose)

Abbiamo ipotizzato anche una moschea che oggi a Milano non esiste

Il fatto di essere milanese l’ha aiutata nell’individuazione delle funzioni?

Ovviamente sì, conosco profondamente la città

Cosa le piace degli altri progetti presentati?

Tutti i progetti sono molto interessanti e li ho studiati attentamente.

Il lavoro di Zucchi su alcune architetture è veramente stimolante, così come lo è quello di Tagliabue relativo al collegamento attraverso sistemi pedonali sospesi.

Mecanoo ha fatto uno studio considerevole sul sistema di posizionamento degli insediamenti al centro invece che sui bordi dell’area verde e il lavoro di MAD sul principio di sfidare con discontinuità architettonica alcune parti del paesaggio urbano è molto innovativo.

Nel complesso mi pare una bellissima esperienza così come mi pare interessante che diventi oggetto di discussione pubblica

Come si immagina Milano tra 50 anni?

Io sto lavorando su Shangai del 2117 e si prevede una città sott’acqua perché il livello degli oceani sommergerà una parte della città. Lì ci hanno chiesto addirittura di pensare a una new Shangai su Marte. Io penso che la vera sfida per Milano e per tutte le altre città sia quella del cambiamento climatico

Esistono mille raffinatezze, ma non ci si può distaccare dalla questione del cambiamento climatico per immaginare le città del futuro.

Credo che noi, come architetti, dobbiamo lavorare tenendo ben presente questa evoluzione.

 

 

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

12 commenti su “Milano | Scali Ferroviari: Stefano Boeri ci racconta “Un fiume verde per Milano””

  1. Costruire con densità altissime e anche molto in altezza è assolutamente condivisibile – è l’unico modo per avere parchi veri e non fazzoletti di verde.

    Però mi domando: a Porta Romana che senso ha ammassare tutti gli uffici e le abitazioni sul lato di Via Ripamonti che non è praticamente servito dai mezzi pubblici e lasciare il lato di Corso Lodi che è super connesso con la fermata della MM3 e S9/Circle Line, a prato?

    Rispondi
  2. Avendo visto più in profondità l’idea del Fiume Verde sabato scorso a Porta Genova, ho avuto modo di rafforzare il mio parere tutt’altro che positivo.
    La visione è bella per carità. Vi è una eccellente visione “politica-amministrativa-urbanistica” (vedasi la proposta per l’Agenzia Metropolitana per il Fiume Verde) che negli altri progetti manca del tutto (fatto grave) o non è messa bene in risalto.

    Però è irrealizzabile. Punto. Semplice.
    Il motivo principale lo si vede esaminando bene gli schemi riguadanti il futuro della fascia ferroviaria: Boeri immagina di mantenere solamente due binari (quelli della Circle Line), rendendo il resto appunto un parco. Benissimo. Mi piacerebbe sapere però dove finiranno tutti gli ALTRI binari che oggi corrono su quei rilevati. Perché da qualche parte quei binari dovranno andare, una volta scacciati via per far posto al Fiume, e nelle tavole non ce n’era traccia.
    Il che non è un dettaglio da poco, visto che sui binari della Circle Line altro non può circolare che la Circle Line stessa.
    Ecco, questa enorme e fondamentale mancanza mi porta a non farmi piacere il progetto. Un progetto che si presenta molto approfondito, con schemi, book, rendering, tappe realizzative, importanti riferimenti alla legge in materia, e che poi mi cade in modo banale così.

    Restano i miei pensieri già espressi sulla mancaza di quote per l’edilizia residenziale popolare.

    Nota a margine: della trasformazione di Scalo Farini se ne parla dagli anni ’80. Addirittura è stato costruito in mezzo allo scalo per la stazione Lancetti un intero mezzanino con tanto di scale esattamente in mezzo allo scalo, visibile da Earth e Maps (le due vetrate che spuntano dal verde), pensato nell’ottica di una rapida trasformazione dello scalo.
    Visti tutti i progetti presentati, ho idea che quell’uscita resterà inutilizzata per molto tempo ancora.

    Rispondi
    • Senza polemica veramente..
      Riflettevo sulla cirlce line..
      Ok,cosa in più, bella ma…

      Se rimane una linea attiva di binari e treni praticamente la città rimarrà sempre divisa come prima, come adesso con gli scali ferroviari che creano muri fra i quartieri…

      Forse sarebbe meglio avere una città riunificata piuttosto che una lineetta in più di simil metro. Non voglio criticare il vantaggio della metro o linea però mi sto facendo l’idea che si perderebbe un’opportunità enorme per cambiare la topografia.

      Se rimane la,cirlce line non cambi niente. Tutto resta com’è ora salvo 2 parchetti e allora si palazzoni per bausciato vario.

      Quindi… mi vedo costretto a constatare che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca..

      Se devo,scegliere scelgo la riunificazione della città e un nuovo parco verde orbitale dentro i confini di Milano.

      Magari mi sbaglio… ma riflettete anche su queste ipotesi e valutazioni…

      Rispondi
  3. Trovo questa proposta la migliore di tutte.
    Al,di là delle Micro obiezioni o di dettagli migliorabili la chiave si trova nel cambiare volto a Milano con un segno nuovo evidente e non disoerdendo l’eredità con mille spezzoni di pacchetti qui e là.

    Rimarrebbe una cosa molto incisiva per la topografia milanese, cosa che gli altri progetti non fanno oppure fanno meno…

    Al,di,la,delle modifiche che possono essere apportate strategicamente questo ha un portato forte e chiaro e regala a Milano un volto nuovo al quale la città tutta deve poi riconfigurarsi e cambiare.

    Qualche parchetto in più non farebbe la differenza..

    Rispondi
    • Il fatto che la linea ferroviaria di cintura e quella dove passa la S9 sono li e li rimangono (a prescindere dalla circle line che è altra cosa) e quindi non saranno mai dei “boschi orbitali” è un dato di fatto, che i bellissimi giochi d’artificio dell’Architetto non possono cancellare (come ha detto perfettamente qualcun altro qualche post più su)

      Rispondi
  4. Ma se i binari si coprono, cioè dove passerà la S9 e la circle line fai una collinetta e i treni passano sotto e tutto il resto parco?secondo voi si può?…
    cmq per me tra i lavori proposti:
    il rendering più bello per ora è quello di Mad Architects in Farini, poi personalmente l’idea di Boeri in generale è la più bella, però alcune soluzione sono stati più bravi gli altri..
    – Farini Mad Architects
    – porta genova Mad Architects e tagliabue
    – porta romana Boeri
    – greco breda Tagliabue

    Zucchi e Mecanoo non classificati..

    Rispondi
  5. Ecco come banalizzare un evento architettonico (il bosco verticale) che singolarmente funziona.

    Milano la città dei boschi verticali yeah!
    Buona fortuna con le spese condominiali

    Rispondi
  6. Nonostante tutti questi bellissimi progetti Resto comunque dell’idea che moltissime vie, piazzette, angoli del centro di Milano abbiano bisogno di un urgente opera di piantumazione. All’ interno della cerchia dei Navigli il verde è praticamente una eccezione Rendendo tutto più grigio e sciatto. Speriamo che comune e municipio 1 prima o poi si attivino perché ad oggi più che piantare alberi in parchi di periferia non hanno fatto.

    Rispondi

Lascia un commento