Milano | Duomo – Il destino dell’Odeon

Ci si lamenta che dal centro spariscano le sale cinematografiche, ma questo pare sia il destino segnato per tutti i cinema in generale.

La gente non li frequenta più come prima ormai da molto tempo e il futuro non pare roseo, tanto più se questi cinema si trovano in centro e dunque non raggiungibili in auto.

Così dopo la moria di tutte le sale cinematografiche che costellavano il corso Vittorio Emanuele sino ad una quindicina d’anni fa (come avevamo visto in un articolo del gennaio scorso), ora anche le ultime due ancora attive, abbiano il futuro incerto.

L’Apollo, come abbiamo visto, è passato ad Apple, mentre l’Arlecchino, forse, rischia di essere acquistato da un fondo immobiliare che potrebbe destinarlo ad altro uso (e le opere di Lucio Fontana che fine faranno?).

Come avevamo già visto, da diversi anni anche la grande sala cinematografica Odeon (The Space Cinema Odeon) di proprietà Fininvest, è sul mercato, senza mai aver trovato un compratore.

 

 

 

 

Ultimamente la Fininvest ha messo nuovamente in gara la struttura e pare si siano fatti avanti alcuni nomi importanti come: Coima di Manfredi Catella, Prelios, Generali, ancora Kryalos di Paolo Bottelli  – che con Blackstone sta ristrutturando il palazzo delle ex Poste in Cordusio – Fortress e la Starwood, il colosso alberghiero che a Milano ha ceduto l’Excelsior Hotel Gallia alla Katara Hospitality dello sceicco Nawaf Al Thani e che possiede anche lo Sheraton Diana Majestic.

Ma su tutto incombe l’incubo (per fortuna) della sovrintendenza e dei suoi “paletti” che naturalmente mira alla preservazione dello storico edificio cinematografico inaugurato il 26 novembre 1929.

Originariamente l’Odeon era composto da una grandissima sala cinematografica, una sottostante sala per cabaret e teatro, ristorante e giardino d’inverno, con una bellissima terrazza panoramica che affacciava proprio sul Duomo. Quindi trasformare in qualcosa di redditizio questo immenso edificio è un problema per l’acquirente.

Oltre 10mila metri quadri di edificio per quattro piani  8ma alla fine sono solo 4mila quelli effettivamente sfruttabili) sono un bel problema.

Poi la conservazione di quello che era la vecchia sala art-recò, non consente una conversione facile.

Si era ipotizzato di trasformarlo in parte in un grande magazzino, ma visto lo scarso successo dell’ex cinema Excelsior, anche quest’ipotesi sarebbe da scartare. Qualcuno vuole proporre di creare in qualche modo una galleria o passaggio che unisca la via Santa Redegonda con via Agnello da connettersi in qualche modo con la prossima apertura dell’Apple Store in piazza Liberty. Le sale, secondo le ultime indiscrezioni dovrebbero scendere di numero, dalle attuali 10 sale a solo 8.

Staremo a vedere come vorranno trasformare lo storico edificio e cosa preserveranno. Noi naturalmente ci auspichiamo rimanga come sala cinematografica, anche perché di questo passo in centro a Milano di cinema non ce ne saranno più.

 

La sala suoperiore in alcune foto di Maxime Galati-Fourcade

La sala inferiore in alcune foto di Maxime Galati-Fourcade

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

7 commenti su “Milano | Duomo – Il destino dell’Odeon”

  1. A cosa servono (quest)i ministri ( e assessori etc) della cultura, dell’arte, del cinema ?
    A niente…a un beato zero sbarrato di fronte , non al “destino ” , ma al dio mercato ( immobiliare , dei consumi, dell ultimo smart qualcosa di salamadonna).
    Migliaia di sale o cinematografi morti da Roma a Milano, da Palermo a Torino e i nostri autoreferenti paladini della mitica “cultura”, stanno ancora a farci i predicozzi su questa bella parola, sfanculandosi i vari (altrettanto indifendibili) pupazzi ( come i primi) che sventolavano (vedi Tremonti) e tuttora sventolano ( vedi Poletti) l’ inno al signor panino meglio, anzi molto meglio , di signorina poesia ( leggi cultura, o in questi caso, cinema).

    E tutti , ministri e altri ( oggi pure Obama ma ieri e domani financo Trump) compresi potranno tuttavia gioire perché non hanno assassinato le sale facendo felici i vari profitti immobiliari e di altri settori, ma ci hanno dato, bontà loro, la casa del cinema di xxv aprile, ovviamente senza riassorbire manco mezzo addetto delle sale, ma questo è un dettaglietto socioeconomico, passibile di obiezioni di appartenenza alla solita ideologia mai realizzata e che mangiava pure i bambini.

    Cornuti e mazziati non rende né sil piano stretramente culturale , né su quello socio culturale( un paese della terza età non é andato e mai andrà nelle multisale di periferia), né su quello economico.

    Ovviamente, i padroni dell industria cinematografica dominante, che ha ridotto i gusti dei mercati ( e industrie) locali, hanno per giunta affinato una strategia distributiva, tale per cui “le sale” sono state in buona parte sostituite da mezzi e luoghi ” individuali” che accorciando la filiera, garantiscono maggior reddito. Del resto, tutto cio fa parte del trend socio culturale dell inviduo smart, o on demand.

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    • E dopo i NO TAV, i NO TEEM, i NO TRIV e i NO VAC, improvvisamente si materializzarono i temibilissimi NO NETFLIX, che davano la colpa della sparizione dei Cinema in centro a Milano al complotto dei produttori di Hollywood per “accorciare la filiera” 🙂 🙂

      Complottisti a parte, a me piacerebbe se il Comune prendesse in carico la sala grande e la trasformasse in un cinema per rassegne e retrospettive e vecchi film restaurati.
      Ma visto che il Comune ha già un Cinema tutto suo di proprietà (Il De Amicis) e lo lascia marcire chiuso, non ho molte speranze e credo che alla fine al posto dell’Odeon ci faranno un bell’Eataly gigante.

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      • Personalmente amo cosi questa arte che ho potuto aggiungere, e mai sostituire, dai bei tempi di tele+ e di un Canova lodevole e dei bei tempi della rivista Duel, a meno belli con Sky e pure Netflix nonché Infinity.

        Dunque il tuo commento é da ” panino” indigesto , non potrei dire fuori luogo, perché in questo spazio come nei piu della rete, sei lo standard di infernet

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        • non volevo risultare indigesto ed il mio commento era soprattutto il secondo paragrafo (quel che potrebbe fare il Comune per i cinema e che non riesce a fare).

          Anche perché il cinema in sala ha probabilmente un futuro ed anche brillante (vogliamo parlare di cosa succede nella musica coi vinili che stan tornando alla grande?), ma i toni elitari, rarefatti e complottisti di alcuni cinefili (non tutti grazie al cielo!) aiutano ancor meno dei “panini indigesti”. 🙂

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  2. Sale sporche (anche a causa delle persone incivili ovviamente), poltrone dondolanti, audio di scarsa qualità e video appena sufficiente. Di cosa ci si meraviglia?

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  3. Bè intanto una sala la userei per trasferirci i panzerotti di Luini…
    Per il resto: COMMERCIALE, COMMERCIALE, COMMERCIALE, COMMERCIALE… Danè, danè, danè, danè….
    Occhio che sono già pronti i finti comitati per impedirlo insieme a qualche burocrate che vincolerà il portone, l’intonaco e la lampadina di turno…

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