Milano | San Siro – E se il Cavallo di Leonardo rimanesse dov’è?

Articolo scritto da Massimiliano Melley
Non è di oggi la campagna di Urbanfile a favore dello spostamento del Cavallo di Leonardo da Vinci dall’Ippodromo del Galoppo in un altro punto di Milano, con la motivazione che adesso è poco visibile e poco fruibile, mentre altrove avrebbe la possibilità di diventare un vero simbolo cittadino. Ultimamente Urbanfile promuove soprattutto lo spostamento al Castello o in piazzale Loreto, in vista anche di una riqualificazione del piazzale principale del Municipio 2.
Il disegno di Leonardo per la statua equestre realizzata solo come calco di cera e distrutto dalle truppe francesi nel 1500
Proveremo a confutare questa ipotesi, pur avendo ben chiaro che il Cavallo (seppure non forgiato direttamente da Leonardo ma basato su disegni del genio) merita certamente una maggiore promozione e valorizzazione di quella oggi in essere.
Anche se nessuna piazza lungo la circonvallazione esterna ospita attualmente un monumento di rilievo turistico, non abbiamo nulla in contrario a che piazzale Loreto sia riqualificata e resa più accogliente. Il nostro punto di vista non ha a che fare con la destinazione proposta.
Ma, a nostro parere, San Siro (quartiere) e l’Ippodromo non meritano di perdere il Cavallo di Leonardo, che (lo ricordiamo) è stato realizzato su disegni del genio vinciano grazie al denaro raccolto da una fondazione americana. E’ stata la stessa fondazione, nel 1999, a scegliere l’Ippodromo di San Siro tra vari siti proposti dall’amministrazione comunale di allora, dopo avere deciso di donare la statua alla città. Da allora il Cavallo troneggia all’ingresso principale del regno dell’ippica. Ne esiste un gemello nel Michigan, in un parco di sculture giganti, visitato ogni anno da centinaia di migliaia di persone. E’ questo l’argomento forte di chi sostiene lo spostamento del Cavallo. Dov’è oggi, e per come oggi è organizzato e gestito, non ci va quasi nessuno. E’ un vero peccato: ma questo non è da solo un buon motivo per ricollocarlo.
Sarebbe infatti come dire che il quartiere di San Siro e l’Ippodromo sono inadeguati per il genio di Leonardo, e questo proprio mentre, da almeno due decenni, il turista urbano non è interessato più soltanto ai siti “classici” (la cattedrale, il museo, l’arco trionfale, la promenade) ma ricerca anche una “experience” della città che sta visitando, attraverso ad esempio la passeggiata in zone non turistiche in senso classico.
Questo nuovo atteggiamento del turista urbano è anche un volano incredibile per la riqualificazione di aree che soffrono della loro perifericità. Le amministrazioni locali che si sono accorte di questo cambio di mentalità desiderano rendere accoglienti i quartieri lontani dal centro ai nuovi turisti e creano le condizioni affinché essi trovino “cose da vedere”, “cose da fare” e “cose da fotografare”. Le amministrazioni meno sensibili tendono invece ancora a “tenere” i turisti nei centri storici, ripuliti e specchiati nella loro bellezza, dimenticando che il turista urbano non si accontenta più.
Così è diventato normale, a Berlino, visitare Kreuzberg, il quartiere delle avanguardie artistico-musicali e della multietnicità, e non solo il Mitte; a Belfast Falls Road e Shankill Road, dove negli anni Settanta si combatteva una guerra civile, e non solo il Museo del Titanic; a Vienna la Karl Marx-Hof, il casermone di alloggi popolari, e non solo il Belvedere o Schonbrunn; e se un tempo New York City significava, per il turista, quasi solo Manhattan, oggi gli altri boroughs sono “esplosi” in popolarità.
Non saranno indirizzi obbligati come lo skyline dall’Empire State Building, ma il giardino botanico e lo zoo del Bronx sono tra i più grandi degli Stati Uniti; e il borough più malfamato d’America ospita anche l’ultima casa di Edgar Allan Poe nonché la monumentale Lorelei Fountain, in memoria del poeta tedesco Heinrich Heine, che fu posizionata lontano da Manhattan perché giudicata non all’altezza, e invece oggi si prende la sua rivincita – e i suoi visitatori. Il Bronx è infine noto universalmente come culla della cultura hip-hop. Come si vede, le cose cambiano e le “periferie” diventano turisticamente importanti.
Ora, il quartiere di San Siro non gode certo della fama con cui faceva i conti il Bronx negli anni ’70 (anche se una certa retorica populista vorrebbe rievocarne l’immagine). E’ il quartiere dello sport milanese e, di per sé, proprio per questo, raccoglie turisti interessati al Meazza, la Scala del calcio, e (in misura minore) proprio all’Ippodromo. E’ già inserito almeno in alcuni degli itinerari turistici “classici”. Cavallo e stadio, così vicini tra loro, possono funzionare in sinergia per attrarre visite di chi è interessato solo ad una delle due attrazioni ma, già che si trova lì, visita anche l’altra. E non va dimenticato che il quartiere di San Siro nel suo complesso (compresa l’area più popolare, anzi soprattutto questa) potrebbe presto diventare appetibile al turista urbano contemporaneo, quello a caccia di una “experience” e non solo della monumentalità.
Togliere il Cavallo a tutti questi turisti (in crescita) non pare avere senso. Occorre invece risolvere la scarsa fruibilità, restituendo il Cavallo agli abitanti, ai milanesi e ai turisti, intanto scrivendo sul sito ufficiale del Turismo a Milano almeno gli orari di apertura, ma in prospettiva tenendo aperto, apertissimo l’Ippodromo, un polmone verde meraviglioso e ricco di storia sportiva, che pochi conoscono.
Non è sufficiente? Ci sono allora altri luoghi di San Siro in cui il Cavallo può essere collocato, dal piazzale dello stadio al Parco di Trenno (come la Colonna della Vittoria che domina Tiergarten a Berlino), e non cederemo alle impraticabili suggestioni, ma se vi cedessimo, proporremmo addirittura di rivoluzionare piazzale Selinunte (il “centro” delle case popolari) e collocarlo piuttosto lì, come luogo di futuro passaggio turistico d’esperienza.
Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

24 commenti su “Milano | San Siro – E se il Cavallo di Leonardo rimanesse dov’è?”

  1. Esatto.
    Come a Vienna si va a cercare la Karl Marx-Hof, a Milano si dovrebbe poter apprezzare in pieno il rivoluzionario impianto urbanistico (e gli edifici) del QT8 (oltre all’Umanitaria, ma restiamo in zona Ippodromo…) . Sicuramente la piccola Coney Island di Milano (il Lido) potrebbe attrarre più visitatori curiosi se tenuta in modo più furbo o civile. E mi domando quale potrebbe essere il potenziale della Montagnetta se valorizzassimo il suo significato di monumento vivente alle rovine delle Guerre (quanti turisti stranieri sanno che li sotto ci sono le case e le vite di centinaia di migliaia di Milanesi bombardati a tappeto?)

    A mio modestissimo parere, il turista che va a esplorare le zone più esterne delle città lo fa per trovare tracce della vita dei posti che visita, testimonianze “vive” e non so quanto la ricostruzione moderna del cavallo di Leonardo ci azzecchi con questo.
    Invece ricollocare il cavallo in zone della città più legate a Leonardo (che non son certo Piazzale Loreto…), aiuterebbe a promuovere meglio Milano come “la città di Leonardo”.
    Magari è un po’ ruffiano, ma il Cavallo al Castello avrebbe un impatto mediatico abbastanza forte a livello globale. Anche considerato che fra 2 anni è il 500esimo della morte di Leonardo che è un avvenimento che andrebbe sfruttato molto bene (questo comunque a prescindere da dove metteremo a pascolare il cavallo)

    Rispondi
  2. Lì o da un’altra parte, l’importante è valorizzarlo.

    Come dico spesso, ma voi vi immaginate il cinema che avrebbero messo in piedi in un’altra città, per esempio a Barcellona, se Leonardo da Vinci fosse vissuto 50 anni da loro?????

    Da noi, niente. A parte qualche sporadica iniziativa, silenzio.

    Bisogna creare un PERCORSO LEONARDESCO chiaramente riconoscibile, segnalato e promosso e non limitarsi ai monumenti ma sostenerlo con iniziative “moderne” (uno shop fatto bene, mostre esperienziali per famiglie e bambini, ecc.)

    Il percorso potrebbe partire dal centro dalla mostra di Leonardo (resa permanente e posizionata in una sede più adatta della Galleria) proseguire per le chiuse dei navigli riaperti, il Cenacolo e gli Orti di Leonardo, il Museo della scienza e della tecnica su su fino al cavallo.

    OT: ci sono almeno altri due percorsi forti da creare/valorizzare a Milano. il Percorso Imperiale e il Percorso Moderno/Contemporaneo.

    Chissà, magari quando avremo un assessore messo lì per competenze culturali e non col manuale Cencelli….

    Rispondi
  3. Vanno valutati i costi\tempi di riqualifica dell’area S.Siro rispetto quelli di trasferimento del cavallo, con relativi vantaggi.
    Che la zona popoalre di S.Siro possa diventare un lugo di visita, lo trovo estremamante difficile ora, forse in futuro quando i suoi problemi saranno risolti.

    Trovo invice fattibile e molto interessante che ippodromo + stadio possano essere rivitalizzati (l’arrivo della M5 è anche un punto a favore).
    Ora però siamo ben lontani. Il museo di Inter e Milan è un prefabbricato affianco lo stadio e l’ippodromo tolto il cavallo di Leonardo è l’unica attrativa, per il resto è piuttosto desolante. occorre aggiungere altre opere, riqualificare le scuderie, dare un senso all’ex trotter, creare luoghi di aggregazione.

    Rispondi
  4. a me questo articolo sembra solo un manifesto per tenere il cavallo nel quartiere san siro, ma non perché è giusto che stia li, ma solo perché è stato messo li e gli abitanti vogliono tenerlo. estremizzando: pur di tenerlo lo vogliono in gabbia, prigioniero.
    io capisco che i donatori hanno dato il benestare all’ippodromo, ma qualcuno ha proposto loro il castello?
    qualcuno ha spiegato loro che leonardo ha vissuto e progettato il cavallo li e per quel luogo? che il calco di cera era al castello?
    qualcuno gli ha fatto notare che all’ippodromo non lo vede nessuno mentre al castello diverrebbe la statua più visitata di milano?

    il cavallo deve andare al castello, la sua storia lo porta li, altro che parco di trenno o ippodromo o piazzale dello stadio.
    dai: non ha senso.
    è un palese atto di campanilismo quartieristico.

    Rispondi
    • “io capisco che i donatori hanno dato il benestare all’ippodromo, ma qualcuno ha proposto loro il castello?”
      I donatori del cavallo non hanno dato alcun benestare, anzi erano contrariati della posizione invisibile, c’è stata una lobby di personaggi vari che sapeva come muoversi nei meandri del comune affinchè venisse piazzato li, cioè nascosto al pubblico e alla città. La mia opinione è che hanno nascosto la statua monumentale perchè non volevano e non vogliono che gli italiani sappiano che Leonardo era un loro grande antenato, si insomma non vogliono che ci montiamo la testa, ci vogliono piccini piccini e sfigxti…

      Rispondi
  5. Ha ragione papoff. Il campanilismo quartieristico ci mancava. Il Cavallo andrebbe messo in piazza del cannone al castello.. Al posto dell cannone che non si sa che fine ha fatto..
    Il Giorno che san Siro sarà rivitalizzato potrà avere la sua bella statua equestre su misura. Ma tutto porta la castello dover Leonardo lavorò.

    Rispondi
    • Sarebbe l’ora di smetterla di dire che “gli abitanti di san siro vogliono che il cavallo resti li”. Qui ci sono solo delle lobby e gruppi di pressione che si nscondono dietro la scusa degli abitanti di san siro e che non vogliono che i cavallo venga spostato da quella posizione invisibile. Il motivo recondito per il quale non vogliono che sia spostato devono spiegarcelo loro, ma dubito che abbiano il coraggio di fare outing…

      Rispondi
  6. mi ero perso addirittura la proposta piazzale selinunte!
    un piazzale rinato, dopo anni di abbandono, trasformato egregiamente in una parchetto, con campi da basket e giochi per bimbi, molto frequentato…tutto ciò sacrificabile pur di tenersi il cavallo di leonardo nel quartiere.
    spazi di gioco e aggregazione sacrificati (perchè il cavallo e il basamento sono mica piccoli) per puro spirito campanilistico.
    ma andate a chiedere in viale aretusa e d’intorni se preferiscono il parchetto coi giochi o il (finto) cavallo di leonardo.
    dai su..

    Rispondi
    • Una volta si diceva “datti all’ippica”, che con la proposta dii Piazzale Selinunte ci sta tutto, se non fosse che – dato il tema di discussione – potrebbe essere equivocato! 🙂

      Rispondi
    • Papoff, chiunque tu sia, meriti un copia-incolla della frase con cui ho introdotto Selinunte: «non cederemo alle impraticabili suggestioni, ma se vi cedessimo, proporremmo».
      L’italiano è italiano.

      Rispondi
      • ciò non toglie che la sua proposta si può riassumere così: voglio (vogliamo) che il cavallo rimanga in zona san siro, non per il bene dello stesso o per la città o ancora meno perché sia storicamente e filologicamente corretto che stia lì (al contrario del castello), ma semplicemente perché vogliamo tenercelo.

        e anche nell’ipotetico cedimento, la suggestione di selinunte, senza cattiveria ma francamente, é comunque insensata, dato che la piazza é ben fatta, gradita e di (relativamente) recente fattura.

        Rispondi
  7. Penso che chiunque abbia un minimo senso pratico trovia assurdo che il cavallo di Leonarso non sia posizionato in una delle zone adiacenti al castello e cioè dove ha vissuto Leonardo. È’ vera l’affermazione che oggi il turista ricerca una esperienza urbana passeggiando per le strade e trovo incredibile che il comune non riesca o non pensi a creare un percorso di esperienze che ruotano intorno al genio di questo Maestro. Una mostra, il cavallo, gli orti, il cenacolo e i Navigli sono materiale esistente e sufficiente per creare un percorso ricco di emozioni. Per questo motivo il cavallo deve essere posizionato in zona Castello / Magenta. Un percorso dedicato passeggiando gradevolmente tra lvie, possibilmente pedonalizzate, attirerebbe un enorme interesse e sia di Milanesi che di turisti. Per il 500 anniversario questo percorso deve assolutamente essere attivato è largamente pubblicizzato. Stiamo dormendo su una miniera d’oro oltre a non goderci uno dei monumenti più rappresentativi di Milano.

    Rispondi
  8. Il cavallo al castello è il tipico esempio di “fare i conti senza l’oste”:

    Secondo voi la nostra aperta e dinamica Soprintendenza (quella del vincolo al muro di Porta Genova e del restauro conservativo coi masselli delle rotaie del tram sull’alzaia – tanto per intenderci) darà mai l’OK a mettere il cavallo al Castello? Io ho i miei dubbi.

    Rispondi
      • Vediamo se per il 500esimo anniversario di Leonardo si attivano. È in occasione unica, altrimenti ci metteremo il cuore in pace sapendo che quella statua sarà destinata a rimanere in un dimenticatoio a cielo aperto per ancora molti anni…

        Rispondi
      • Il Castello è sottoposto a tutela della Soprintendenza.
        Io di motivi per vietare di metterci il cavallo non ne vedo, ma non vedevo neanche motivi per tutelare il muretto pericolante della stazione di Porta Genova o per dare il nulla osta ad abbattere un palazzo di inizio 900 in Via De Amicis che era molto carino….

        Rispondi
    • “Secondo voi la nostra aperta e dinamica Soprintendenza” di roma “darà mai l’OK a mettere il cavallo al Castello?” Ne dubito anch’io, per invidia si inventerebbero qualcosa per impedire che venga posizionato al Castello.

      Rispondi
  9. …E se il Cavallo di Leonardo fosse messo in Brera, presso l’ampio spazio retrostante Palazzo Citterio, la nuova sede della Grande Brera?
    Dietro Palazzo Citterio infatti c’è un ampia piazzetta al sopra degli spazi espositivi temporanei (2 piani interrati) senza alberi…a livello di spazio lì ci starebbe bene eccome! E all’interno anche del principale museo della città…

    Una immagine per darvi una idea di che spazi siano ve la lascio qui:

    https://images.divisare.com/images/dpr_1.0,f_auto,q_auto,w_800/v1/project_images/4268390/Milano_Palazzo_Citterio__7_/gnosis-architettura-palazzo-citterio.jpg

    Rispondi

Lascia un commento