Milano | Arredo urbano, questo sconosciuto

A prima vista Milano non risulta certo una bella città: palazzi troppo moderni, anche in un centro storico che di storico all’apparenza ha ben poco. Eppure Milano possiede molti più monumenti e chiese preziose di altre capitali mondiali ben più celebrate, come ad esempio Madrid, Barcellona, Berlino o Amsterdam (Duomo, Sant’Ambrogio, Santa Maria delle Grazie, San Maurizio, San Lorenzo, Santa Maria presso San Satiro, Santa Maria dei Miracoli e Sant’Antonio Abate, la Scala, Palazzo di Brera, La ca’ Granda, solo per nominare alcuni dei molti monumenti in città). Eppure per molti la città non appare attrattiva.

Forse è anche penalizzata dal trovarsi in una nazione con veri capolavori di città come Roma, Napoli, Venezia Firenze o persino Torino (per citare le più grandi e note).

Cosa non quadra? Cosa non funziona? E se buona parte del problema, invece, fosse l’arredo urbano?

Noi siamo convinti che molti luoghi cittadini fossero sistemati come si deve, come certe città straniere, ma anche italiane, come ad esempio Torino, che ha un arredo urbano ben definito e che ricopre, in molti casi, l’intera città, o anche Roma stessa, che, nonostante i molti problemi che ha, ha mantenuto in generale un arredo urbano coerente, almeno nel centro storico, con lampioni in stile e dissuasori sempre uguali, così come i cestini.

Qui, a Milano, non vi è invece un arredo urbano: non ci sono lampioni uguali in tutta la città, ma un insieme di lampioni e punti luce che variano di tipologia e stile.I marciapiedi sono quasi ovunque in bitume e si deformano d’estate per il caldo (a volte colano  semplicemente perché i lavori sono anche eseguiti male) mentre in altre città, specie quelle che si trovano a latitudini come quelle di Milano, dove la stagione estiva rende sempre il bitume un impasto malleabile e deformabile, si usano piastrelle in cemento o in pietra. Dissuasori differenti senza un senso costellano variamente la città: archetti gialli, archetti in acciaio, paletti alla parigina, paletti in acciaio e panettoni in cemento; magari anche gli uni vicini agli altri.

Qui sotto riportiamo uno degli ORRENDI archetti gialli che infestano la città e che spesso le varie giunte hanno promesso di rimuovere e sostituire con un arredo più consono, evidentemente senza che ciò avesse seguito. Qui non siamo a Baggio o a Crescenzago (non che lì sarebbe poi più giustificato), ma siamo a due passi da Conciliazione; in Via Gian Battista Bazzoni, nell’elegante quartiere Magenta.

Sotto una serie di immagini dei marciapiedi dove il bitume si scioglie e va a coprire tombini o cordoli in pietra.

Le prime sei mostrano via Cesare Correnti, in pieno centro città.

Il resto delle foto, prese un po’ ovunque, sempre e soprattutto nel centro cittadino, perché a volte nelle periferie i marciapiedi sono molto più belli, come abbiamo più volte visto, come nell’esempio di via Adamello da poco riqualificata.

Di seguito, invece, alcuni esempi raccolti quest’estate in alcune città d’Europa: Bordeaux, che troviamo essere una splendida città ben tenuta, Bilbao, dove i marciapiedi sono tutti piastrellati con piastrelle in cemento che riportano lo stesso motivo, diventato anche simbolo della città (come a Barcellona) e, per concludere, due immagini di Saragozza. (qui l’articolo al rientro dalle vacanze estive col solito confronto impietoso con le altre città internazionali, pubblicato lo scorso anno)

Pare proprio che Milano abbia scelto la funzionalità delle cose piuttosto che la bellezza. Così, meglio un palo tecnico con brutte luci agli angoli, piuttosto che un bel lampione per illuminare un incrocio.

Oppure, meglio i pali che illuminano i monumenti ponendosi proprio di fronte ad essi in maniera irrompente con la loro bruttezza (come in questo caso davanti alla seicentesca facciata di Sant’Angelo in Corso di Porta Nuova angolo via della Moscova).

Che dire, poi, quando i cartelli vengono quintuplicati in poco spazio o persino si sovrappongono gli uni sugli altri?

 

Per concludere la nostra ennesima sfuriata sull’arredo urbano inesistente a Milano, possiamo suggerire all’amministrazione di creare, finalmente, un abaco che indichi quali siano i lampioni da utilizzare, quali i dissuasori, quali i colori per i semafori, quali i cestini e magari, prima o poi, sostituire pian piano il catrame con piastrelle, magari con la firma Milano riconoscibile e iconica. E’ tanti anni che si parla di un fantomatico abaco in preparazione, ma ancora non compare nulla all’orizzonte.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

23 commenti su “Milano | Arredo urbano, questo sconosciuto”

    • Sono pienamente d’accordo con te: Napoli è un cesso urbanistico senza eguali in Europa. Ha edifici luridi e cadenti, grigi e abusivi, orrendi e indecorosi. Però – visto che non si può parlare male del sud ma solo del nord – viene celebrata come una città meravigliosa. Intanto però i turisti si rendono conto dello squallore e i tour operator stranieri la evitano.
      Per la cronaca: Milano è la seconda città italiana per arrivi turistici mentre la Lombardia accoglie più turisti dell’intera terronia.

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  1. Completamente d’accordo
    Aggiungo che se il comune comprasse arredi di una sola tipologia potrebbe ottenere uno sconto maggiore sul prezzo beneficiando di evidenti economie di scala

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  2. Sfuriata contro l’arredo urbano inesistente….
    MAGARI fosse inesistente.

    Il problema che quello che c’è fa cagare e rovina letteralmente luoghi che da soli sono belli.

    Fate spesso dei rendering virtuali su come possa diventare bella una strada/piazza di Milano con il cambio di arredo urbano (che voi immaginate al posto di questo campionario dellorrido che voi avete elencato sopra)

    Ci sarebbero da fare delle sonore risate se faceste l’operazione opposta.
    Ossia posizionare lo stile Milano di catrame,pali,panettoni, punti luce nelle più belle piazze europee dove tutti noi siamo stati…

    Così si capirebbe meglio il DANNO DI IMMAGINE E DI TURISMO che Milano si infligge inutilmente..

    Vediamo come appaiono Parigi, blibao, porto, monaco, Barcellona, Londra, etc con lo STILE MILANO.
    C’è da essere orgogliosi.

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    • WF, è un genio provocatore! bravo. Per il resto cè solo da piangere e disperarsi. I commenti sulla padania e su napoli vanno presi per quello che sono. Rumore.

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  3. Concordo al 100%
    Possono sembrare dettagli di poco conto. Ma fanno la differenza!
    Madrid per esempio ha meno attrazioni e luoghi caratteristici rispetto a Milano, eppure a molti appare più bella e ettrattiva. Semplicemente è più curata e ordinata.

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    • E si dovrebbe chiedere i danni a tutti gli assessori dell’arredo urbano degli ultimi 40 anni che hanno permesso di arrivare a questo punto, stratificando brutture su brutture. Tipo i lampioni tecnici da cantiere nelle foto, sono un’invenzione di De Corato per dare più luce alle strade considerate buie.

      Guardiamo avanti e insistiamo nel chiedere un buon abaco da far rispettare.

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    • Dimettersi per l’arredo urbano mi sembra leggermente esagerato, ma un minimo di vergogna a leggere l’articolo ci sta!

      E non tanto per la situazione che è incancrenita da decenni, quanto per la mancanza di un piano per mettere le cose a posto.

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  4. Impossibile non essere d’accordo. Noi come pavimentazione stradale abbiamo il nostro elemento tipico:
    L’acciottolato lombardo e il pavè.
    Si tratta di capire quando ricorrere all’uno e quando all’altro.
    Per le vie con grande traffico io metterei il pavè sul marciapiede e asfalto in strada.
    Oppure reinventarsi qualche piastrella che richiami questi due elementi.

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    • Il pavè sarà bello ma è una trappola per i pedoni e per le auto, mentre diventa mortale per biciclette e scooter.
      Guarda cosa fanno nelle grandi città mondiali: il pavè lo mettono nei musei o davanti a monumenti importanti. Per il traffico è pericolosissimo oltre che soggetto a “smottamenti” che richiedono interventi frequenti, costosi e invasivi.

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      • Il pavè in realtà è un ottimo materiale: super resistente e poco incline a deformazioni, le pavimentazioni in pavè tendenzialmente richiedono pochissimi interventi (costosi ma pochi) tant’è che molte delle piazze/strade Milanesi in pavè non vengono toccate da più di 10 anni e sono ancora percorribili.

        Una strada in asfalto dopo due anni che non viene rifatta diventa impercorribile, con crateri profondi 20 centimetri.

        Il problema del pavè sono i troppi mezzi pesanti che lo percorrono e rendono la pavimentazione sconnessa. Io penso che, eliminando o riducendo drasticamente i mezzi pesanti, il pavè possa essere percorso senza difficoltà o disagi anche da ciclisti e pedoni.

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  5. l’arredo urbano fa pietà
    non solo è diverso in tutta la città ma fa proprio schifo
    perchè se in alcuni quartieri fosse diverso non sarebbe un problema, darebbe un bel carattere
    ma fa proprio schifo
    in effetti pure quando la città è pulita, e in effetti rispetto a molte città, soprattutto nel centro, è abbastanza pulita, sembra comunque strana e con qualcosa che non va.
    Tag e arredo urbano sono tra i maggiori problemi di Milano. Dovremmo fare una petizione a questa amministrazione che altrimenti si disinteressa.

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  6. Giusto spronare a fare sempre meglio. Però tutti gli ultimi interventi (l’intero quartiere di Porta Nuova – Porta Garibaldi, City Life, ma anche gli interventi in Piazza Beccaria, e attorno a piazza del Duomo – Corso Vittorio Emanuele) non hanno nulla da invidiare agli esempi “virtuosi” da voi postati. Anzi direi che, soprattutto nei primi casi citati, il livello qualitativo è decisamente più elevato a Milano. Ovviamente occorre continuare ed anzi accelerare questo processo : Mi sembra in ogni caso che Milano sia un cantiere vulcanico in questi anni, che nessuna città al mondo stia cambiando così velocemente, che i progetti di trasformazione per i prossimi anni-decenni siano faraonici (dalle aree ferroviarie, agli ospedali – ex caserme, da Expo a Pizza Castello – Piazza Cordusio ecc.) e che, in definitiva, la città degli anni 2000 sia infinitamente più bella della città grigia e triste degli anni 70′ del secolo scorso. Tra l’altro, che sia percepita brutta è del tutto discutibile, visto che ormai è la seconda città più visitata d’Italia ed in generale visto il boom di turisti. Poi ovviamente, sul concetto di bello tutto è discutibile. Io trovo Torino una città decadente da tutti i punti di vista, dove la crisi economica la si legge in ogni luogo ma … come detto … è un’impressione soggettiva. Detto questo, ben venga lo sprone a fare sempre meglio. I margini sono amplissimi

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    • Si, d’accordo ma qui si sta parlando delle cose che non vanno, no di quelle che sono già a posto.

      …e fra le cose che non vanno è un tema primario consolidato da ormai un po di tempo l’arredo urbano DISOMOGENEO e scelto fra i più BRUTTI CAPITOLATI.

      Quindi.
      Se vuoi che Milano continui ad attirare turisti chiediamo che si inizia considerare il tema e non a pensare sempre che c’abbimao qualcosaltro…

      te capì?
      😉

      Ben Alter.

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  7. leggendo i vostri post mi sorge una domanda banale. A Milano esiste un piano triennale o quinquennale di sviluppo integrato per l’urbanistica e il verde oppure le attività di riqualificazione sono fatte a spot ? Se il piano esiste, dove si puo’ visionare ?

    Grazie

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    • Mi sembra una domanda tendenziosa… tanto per detonare la polemica politica.

      E’ evidente che si sta agendo a spot.
      Per lo meno, quando si interviene (Largo Callas, p.za Beccaria, via Marconi, pza Oberdan, pza Morbegno… per fare esempi) si è agito piuttosto bene. Ma restano interventi scollegati.
      Il Comune ha messo a bilancio 400 milioni per rigenerare alcuni quartieri perfiferici\popolari abbandonati a se stessi da decenni. Si deve partire dalle basi…

      Ma fare un abaco che dia le direttive per qualunque intervento futuro resta una priorità, e non servono centinaia di milioni di euro per farlo! Su questo tema si devono muovere!

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      • Bravo.
        Esattamente questo.

        L’unica cosa che mi viene in mente del otibo per cui c’è tanta resistenza circa l Abaco dell’arredo urbano è che non si vogliono mettere in crisi i fornitori attuali…

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  8. La preparazione premia l’azione…
    Senza un piano integrato di lungo respiro si va poco lontoano. Incredibile che una città come Milano non abbia un piano per l’urbanistica e il verde, specialmente dopo tutto quello che hanno promesso in campagna elettorale..

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  9. Riguardo la colatura dell’asfalto sui marciapiedi, anch’io ho notato parecchi di questi “capolavori” di asfaltatura, e mi chiedo, c’è qualche funzionario del Comune che va a controllare l’esecuzione dei lavori, ma soprattutto queste “meraviglie” vengono pagate ( con i nostri soldi) come lavori eseguiti a regola d’arte?

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  10. Perfettamente d’accordo! E’ la prima cosa che si scorge quando si va in un’altra città (soprattutto estera) lasciando Milano, anche solo per una brevissima vacanza. Milano sarà anche penalizzata dalla presenza, all’interno del suo territorio, di edifici privi di pregio architettonico, ma questa situazione è presente anche in altre città dove però l’ordine e la pulizia sono la regola, col risultato che l’effetto visivo è decisamente più piacevole. Se solo penso allo SCHIFO che hanno fatto in piazza XXIV Maggio, trasformata in una selva di pali orribili, cartelli stradali, dissuasori e paletti mi viene da piangere. Sarebbe semplicissimo risolvere questa situazione ma nessuna amministrazione sembra avere un minimo di sensibilità verso il bello. E questo va a danno della nostra città, da sempre considerata attiva, divertente, accogliente, ma molto brutta.

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  11. Milano è e rimarrà sempre una città di serie B per l’arredo urbano, il confronto con le altre città straniere da me visitate (molte) è impietoso, e non parlo di accorgimenti di lusso, ma solo di armonia, buon gusto e ordine.
    Per non parlare delle migliaia di pali segnaletici, uno su cinque storto o pericolante, mai sistemati, a rendere la situazione ancora più imbarazzante, in questo caso senza distinzione tra centro e zone periferiche.

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    • Hai perfettamente ragione. La totale incuria e sciatteria dimostrata anche verso semplici opere di sistemamemto come i pali storti o pericolanti fa capire che non esiste alcun metodo di gestione coordinato condannando così Milano ad essere un posto di serie B. Altro che le numerose promesse fatte in campagna elettorale di trasformare Milano in una città in grado di attirare turisti. I funzionari dell’ ufficio urbanistica secondo me non hanno neanche il passaporto perché all’estero non ci sono mai andati…

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