Milano | Navigli – Lo scempio che è il Parco Baden-Powell, 5 anni dopo

Siamo tornati a vedere la situazione “ambientale” del Parco Baden-Powell, un bel giardino situato sul lato destro del Naviglio Grande, tra la Ripa di Porta Ticinese e la via Filippo Argelati. Il parco venne aperto e inaugurato nel 2005, dopo che l’area venne bonificata da baracche, depositi, magazzini e attività spontanee.

Verso la fine dell’ultimo decennio del ‘900 iniziò il cantiere per questo complesso residenziale, produttivo e commerciale che riprendeva, in chiave moderna, una serie di edifici industriali e a magazzino. I lavori si protrassero fino al 2004 con alcune modifiche attuate in seguito e si conclusero nel 2012 inaugurando finalmente “Le Corti Di Leonardo”.

Il complesso edilizio venne progettato nel 2000 dallo Studio Ferrazza Gatti Moia e si estende dalla Ripa di Porta Ticinese a via Argelati, come dicevamo e lo si può dividere in due blocchi distinti: quello più commerciale e produttivo – che affaccia sui Navigli – con negozi, ristoranti, magazzini e show-room, e la parte prettamente residenziale che si affaccia su via Argelati, composta da due stecche residenziali di 6 piani.

Noi avevamo già realizzato un articolo dell’ottobre del 2012, che denunciava lo stato di forte degrado che il lungo periodo di cantiere abbandonato aveva prodotto. Ora, dopo ben 5 anni siamo ritornati sul luogo e purtroppo dobbiamo constatare che Comune, Associazioni, commercianti e inquilini dello stabile hanno perso la battaglia, regalandoci questo angolo non esattamente gradevole uguale a cinque anni fa. Come si vede bene dalle nostre immagini, confrontandole con quelle del 2012 si denota che la situazione è solo peggiorata, non certo migliorata.

Sopratutto se andiamo dove si trova la specie di piazza che affaccia sul parco Baden Powell, rimaniamo letteralmente allibiti. Le scritte, le tag, le firme, chiamatele come volete hanno imbrattato ogni angolo del complesso raggiungibile con una bomboletta. La gradinata, che servirebbe come sosta e spazio sociale, è completamente rotta in più punti, dove le lastre di pietra per sedersi sono state divelte o spaccate. Cocci di vetro ovunque rendono pericoloso un semplice attraversamento.

Fossero bei disegni, ma questo è semplice degrado realizzato nel corso degli anni da bambocci che si divertono a lasciare la firma più grande e nel posto più impossibile. Non un vero graffito o un accenno statistico, ma solo scarabocchi.

Vedendo questo tristissimo spettacolo ci si chiede come possano convivere con questo forte degrado gli inquilini dei condomini che si affacciano su quest’area. A nessuno frega proprio niente, ecco l’unica risposta.

Il Comune qui dovrebbe eliminare ogni superficie inutile, ricreare questo angolo, magari con più verde e magari con la costruzione di uno skate-park.

Si potrebbe lasciare qualche parete da far decorare a bravi street- artists che possano contribuire a rigenerare questo spazio, a due passi dal Naviglio Grande.

Il Parco Robert Baden Powell, sempre progettato dallo Studio Ferrazza Gatti Moia, tutto sommato è un bel parco; purtroppo anche qui come in altre zone a verde della città, alcune piante arboree sono seccate per la poca cura della scorsa estate. Speriamo si rimedi il prima possibile. Purtroppo gli alberi sono ancora di piccole dimensioni e quindi il parco nei mesi estivi è ancora poco godibile per la scarsa ombra disponibile.

 

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

8 commenti su “Milano | Navigli – Lo scempio che è il Parco Baden-Powell, 5 anni dopo”

  1. Secondo me negli ultimi 5 anni la situazione è migliorata moltissimo: la Fiera di Sinigaglia ha traslocato sulla Ripa e si è civilizzata moltissimo, son spariti i “mercatini abusivi” dei ROM, i vari occupanti abusivi son stati spinti altrove, è iniziato il restauro del rudere (che era comunque meglio abbattere, ma è un’altra storia) e gli alberi che han retto all’incuria e inazione Comunale han cominciato a crescere.
    E soprattutto il giardino ha iniziato ad essere frequentato molto dai cittadini, che alla fin fine per un parco è la vera cosa che conta.

    Resta quell’angolo poco felice che avete fotografato, che è uno spazio “sociale” con gradoni e sedute che sembra uscito da un progetto urbanistico degli anni 70 (e che come tale ha fatto quella misera fine tutte le volte che è stato implementato così) ed i muri dei palazzi a fianco.

    Secondo me basterebbe trasformare in parco con gli alberi anche quell’angolo e costringere con le buone o con le cattive a pulire i muri, anche perchè le scritte mi sembra sempre le stesse da vari anni a questa parte. Meno male che lungo il perimetro stan per partire un sacco di costruzioni edilizie, così magari il Comune racimola qualche soldo per mettere le cose un po’ più a posto.

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  2. azz…”angolo” poco felice? Mi sa che stai sminuendo ma di molto il problema.
    Li si parla di un quartiere intero e non si tratta solo di scarabocchi che persistono da anni, ma di marciapiedi, gradinate, lastrici e muri spaccati e devastati.
    Stessa sorte l’hanno avuta i giochi per i bambini sempre all’interno del parco.
    L’articolo trova tutta la mia approvazione alla domanda “come possano convivere con questo forte degrado gli inquilini dei condomini che si affacciano su quest’area?” A nessuno frega proprio niente, esatto.
    In questo spazio hanno perso tutti dal Comune di Milano al comitato cittadini della zona.

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  3. C’è questo parco Baden-powel degradato tra via Argelati e il Naviglio, c’è poi un abbozzo di parco / giardino tra le vie argelati e segantini e un altro “mozzicone” in fondo a via argelati verso Romolo. In mezzo capannoni semi-abbandonati.
    Ma perché non unire tutto per fare un unico polmone verde? Avrebbe finalmente una dimensione e una dignità di parco urbano come pochi altri luoghi a Milano.
    Non chiamiamo “parchi” vi prego quei ritagli di terreno tra una speculazione edilizia e l’altra messi lì solo per oneri di urbanizzazione (vedi city-life, porta nuova o anche la più vecchia via spadolini)

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    • In effetti si chiama Giardino Baden Powell e non “parco”

      Senza voler far polemica, sarebbe bello se il Comune anzichè spendere mezzo miliardo di Euro per riaprire i Navigli, unisse tutti i mozziconi di Parco che ci sono in città per creare grandi aree verdi (attrezzate, ben tenute e con le piste ciclabili di connessione ai quartieri). O comunque sarebbe bello che lo facesse insieme ai Navigli anche se secondo me in realtà non ha i soldi per nessuno dei due.
      In ogni caso la zona navigli, dietro la facciata dei bar e della movida per turisti, ha una grande necessità di sistemazione e ripulitura (avete presente Piazza Arcole, Via Segantini e via Argelati??)

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  4. Questi spazi “sociali”, diciamolo chiaramente sono un fallimento unico, non solo qui ma in tutti i parchi o giardini, perché l’unico modo che hanno le varie gang per socializzare è quello di vandalizzare il posto, come mostrano le fotografie e farli diventare luoghi di spaccio specialmente la sera. Un bel modo per socializzare A mio avviso questa zona va convertita a verde, con panchine, prato e piante, e soprattutto, visto la zona appartata, va installato un buon impianto di video sorveglianza.

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  5. Trovo questo parco molto bello ma molto pericoloso perché nei vialetti sfrecciano le biciclette a gran velocità un giorno per poco non venivo investita .Dovrebbero recintarlo per dare anche ai bambini la possibilità di giocare senza pericoli

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    • Complice il covid, è diventato un parco mitico, pieno di gente sdraiata a prendere il sole a tutte le ore.

      Più che le bici elettriche lanciate in velocità dei fattorini delle consegne (che stanno diventando un cancro ormai dappertutto), a me disturba il bar che vende birra low cost nel negozio all’angolo con la Ripa: da quando ha aperto ha la scritta “wc non accessibile ai clienti”. E tutti la fanno contro gli alberi e i muri….

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  6. Comuni denominatori di tanti interventi sono l’apprezzamento del verde e la condanna di comportamenti incivili se non illegali (dalle bici ad alta velocità ai muri imbrattati ai bisogni all’aria aperta)

    Finché non ci sarà un maggior controllo pubblico o privato sulle aree pubbliche, non c’è speranza. Non possiamo aspettarci un balzo in avanti del senso civico per decreto

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