Milano | Città Studi – Mantenere la vocazione universitaria del quartiere

La giunta ha approvato ieri gli indirizzi politici per la promozione dell’Accordo di Programma per Città Studi dopo il 2022, in vista del possibile trasferimento delle facoltà scientifiche della Statale nelle aree ex Expo.

Un provvedimento che arriva dopo un intenso percorso di confronto tra tutti i soggetti coinvolti nella pianificazione del futuro assetto del quartiere: oltre al Comune di Milano, la Regione Lombardia e la società Arexpo,  l’Università Statale, che ha già espresso la volontà di mantenere la sua presenza a Città Studi spostando qui alcune delle sue facoltà, il Politecnico e la Bicocca, che intendono ampliare i propri spazi e servizi, l’Agenzia del Demanio, che potrebbe concentrarvi gli uffici statali, l’Istituto Carlo Besta e l’Istituto dei Tumori, i cui trasferimenti a Sesto San Giovanni sono già stati definiti.

L’intenzione del Comune è che l’area di Città Studi rimanga a vocazione universitaria, dove le tre università, l’Università Statale, Politecnico e la Bicocca prenderanno posto degli istituti che lasceranno il quartiere, allargandosi e mantenendo l’attuale numero di studenti nel quartiere

La preoccupazione del quartiere è la desertificazione e la successiva speculazione edilizia, e con questo accordo, forse, ci sono delle garanzie, almeno per il momento.

Gli edifici e le strutture universitarie di Città Studi sono decisamente vecchie e obsolete, sicuramente serviranno molti soldi per un rinnovo e una riqualificazione dell’intero quartiere.

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14 commenti su “Milano | Città Studi – Mantenere la vocazione universitaria del quartiere”

  1. Soldi che ci sono ma si preferisce cementificare a Expo così da perdere studenti dalla città (va bene che fanno il gioco delle tre carte e quindi sposteranno altri corsi da bicocca a città studi o da Bovisa o dal centro ma il problema si sposta da un ‘altra parte…) e comunque gli studenti sono fondamentali in una città, si può notare subito la differenza delle città che la hanno fuori l’uni con questi campus stile inglese che sono molto criticabili su certi versi poi certo tutto pulito e nuovo e nel week end andiamo a fare shopping al Serravalle (campus commerciale). Ovviamente sì o provocazioni ma spero di aver reso l’idea

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    • Se col “gioco delle tre carte” di spostamenti e controspostamenti gli studenti avranno strutture migliori, credo che sia giustissimo farlo.

      Cioè capisco le ragioni dei residenti (specie di chi affitta camere e appartamenti agli studenti) ma Città Studi come è adesso non è un campus moderno ed efficiente per uno studente del 21 secolo (io che ho studiato nel 20esimo ci sono affezionato, ma già allora non è che fosse il top paragonato a quel che poi trovavi all’estero).

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    • @ Gio, a parte la sintassi, sono perfettamente d’accordo con te.
      Gli studenti devono stare a Milano,
      Il problema è che di EXPO non sanno più checcazzo farsene.

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  2. IO credo che bisogna pensare agli studenti e non a quelli che gli affittano le stanze. Città studi come è oggi non è funzionale ed è un danno per le stesse Università che non riescono a dare i giusti servizi.
    Si a Università campus nel verde comprensivi di posti letti adeguati.

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    • Hai perfettamente ragione.

      Il problema che Milano città studi non ha mai funzionato un granché, tranne per gli affittacantine arredate a 2000 euro mese.

      E una riorganizzazione di città studi verso un modello più efficiente magari università e industria e incubatori di Kong how aperti anche alle start up sarebbe una benedizione.

      Ceto sperando che non sia una fregatura e esclusivamente una operazione di speculazione immobiliare.

      Però oggi città studi è praticamente una landa desolata piena di edifici dell’università chiusi o cadenti.

      Una riorganizzazione di un quartiere comunque morto nonostante l’università ci vuole…

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  3. Sicuramente spostare le facoltà per usar edifici migliori e all’avanguardia ha senso, ma dire che il quartiere di Città Studi sia un agglomerato morto di edifici vecchi e decrepiti è falso. La mancanza di vita notturna “alla movida” non è un fattore negativo, trattandosi anche di una zona residenziale, dove tendenzialmente si dorme a fine giornata. Il disegno degli edifici storici è stato ispirato poi al modello dei campus anglosassoni, benchè in concreto non sia stato realizzato al 100%, creando comunque un mix di flussi e dinamiche interessanti che si vuole strappare via ignorandone l’esistenza.

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  4. La Statale ha edifici pietosi e non oso immaginare come siano dentro (ci entrai solo una volta, e quel poco che vidi era solo tristezza). Bisogna guardare al futuro dell’università, non del quartiere. Dubito che l’attuale sede possa essere recuperata.
    Bene rifarla in una zona già pronta (non servono bonifiche, allacci, rete dati, mezzi, strade…), valorizzando l’investimento pubblico già fatto.

    A Città studi resta il Poli che potrà espandersi. Va bene così.

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  5. Ma c’è qualcuno che veramente crede che Città Studi sia una zona viva? A parte che gli edifici universitari sono vecchi e cadenti e – non vorrei dire una bestemmia – ma sono pure di scarso valore architettonico, dopo le 6 di sera cala il deserto su questa che è la zona più morta di Milano (nessun riferimento al vicino obitorio). Gli studenti vivono altrove e vanno a divertirsi altrove, spendono i loro soldi altrove e si guardano bene, dopo il tramonto, dal tornare in questi posti lugubri.
    Spostare a Rho le facoltà scientifiche sarebbe una mossa intelligente, a patto di creare spazi moderni, spazi verdi, spazi per il tempo libero e pure residenze nel verde (una preghiera in anticipo: che non si costruiscano quegli osceni palazzoni di 18 piani senza balcone perché vengo lì e li tiro giù a picconate).

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  6. Città studi un mortorio di sera?? Si vede che non ci sietemai andati. ci sono un sacco di pub, ristoranti pizzerie e un paio di enoteche.
    P.S.vai dopo le 19 in via golgi e dimmi se non c’è gente

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