Milano | Arexpo – Il futuro del “Parco del Sapere”

Oggi è stato presentato al pubblico il masterplan (il disegno generale dell’area) di Arexpo, il sito dove si è tenuto nel 2015 l’esposizione internazionale.

Come avevamo visto poche settimane fa, Lendlease, il consorzio australiano che è risultato vincitore del bando internazionale indetto, guidato dalla società Lendlease (che ha partecipato fra l’altro alla costruzione dell’Opera di Sydney ed è impegnata anche nel restauro del palazzo di Westminster a Londra) si è aggiudicato la progettazione di un’area da 1 milione e 200 mila metri quadrati..

Un’area intorno alla quale graviteranno circa 70 mila persone al giorno tra: ricercatori, studenti universitari e mondo dell’industria farmaceutica. Qui si concentreranno il centro di ricerca Human Technopole, i dipartimenti scientifici dell’Università Statale di Milano, dell’Ospedale Galeazzi e un Parco della Scienza, del Sapere e dell’Innovazione.

Oltre ai centri di ricerca sarà studiata una mobilità innovativa, con automobili automatiche, ma anche modalità insediative improntate alla sostenibilità ambientale

Se i tempi saranno rispettati, entro il 2022  sul lato nord del Decumano sorgeranno l’Human Technopole, il campus scientifico della Statale e l’ospedale Galeazzi. Mentre sul lato sud del Decumano, che diventerà un parco lineare lungo 1.500 metri, si insedieranno le aziende private.

“La presentazione del progetto di trasformazione dell’ex area Expo conferma la volontà e capacità di Milano – e di tutte le sue istituzioni pubbliche e private, imprenditoriali e universitarie, che ci permettono di fare sistema come territorio – di guardare con fiducia a un futuro di sviluppo basato sulla ricerca scientifica e sull’innovazione. Sentiamo la responsabilità di aver suscitato fiducia in una politica capace di impegnarsi in progetti di ampio respiro, tornando a guardare al futuro con ambizione e determinazione”. È quanto ha affermato la vicesindaco del Comune di Milano, Anna Scavuzzo, oggi alla presentazione del masterplan dell’ex area di Expo 2015

Una cinquantina di imprese farmaceutiche e biotecnologiche hanno già manifestato l’interesse a trasferirsi lì. In totale intorno al Parco della Scienza, del Sapere e dell’Innovazione ruoteranno quasi 70 mila persone. Al suo interno non verranno creati centri commerciali (c’è a due passi, collegato con una passerella pedonale, il futuro centro commerciale di Cascina Merlata) o supermercati, ma probabilmente piccoli esercizi utili per la nuova comunità.

Il masterplan è stato costruito, spiega l’arch. Carlo Ratti, attorno a cinque principi cardine: la creazione di un parco lineare sul decumano, la parte centrale del sito, lungo circa un chilometro e mezzo, in modo che si trasformi  in un’area per socializzare ; l’identificazione di uno spazio – denominato ‘common ground‘ – accessibile a tutti, che sfrutti anche il pian terreno degli edifici privati per la fruizione pubblica, tra negozi, orti, giardini e laboratori; l’individuazione di un principio di progettazione aperta, e non di un rigido planivolumetrico che identifichi immutabilmente funzioni e forme degli edifici, per potere adattarsi alle mutate esigenze nel tempo del suo sviluppo, che sarà per forza di cose abbastanza lungo; l’identificazione di uno schema tipologico che tragga origine dal ‘DNA’ della trama urbana di Milano nelle varie epoche; infine, l’applicazione di un principio di mobilità interna all’area che sia innovativo ed ecologico, sul modello di quanto si sta tentando di fare in città come Singapore,  pensato a misura per veicoli senza guidatore, per aumentare l’efficienza del sistema di mobilità e rendere quest’area un modello di sviluppo avanzato che sia di riferimento a livello mondiale.

Questi i primi rendering del masterplan mostrato quest’oggi.

Il Decumano sarà trasformato in una lunga passeggiata al verde, dove le piante prenderanno il posto delle vecchie vele, dove la gente che abiterà questo luogo, per lavoro o per studio potrà godersi momenti di relax. Un progetto, quello del verde, che vuole recuperare la dimensione del rapporto tra uomo e natura, riprendendo i temi che erano propri di EXPO 2015, spiega Andreas Kipar di Land Italia, in termini di fruizione, ma anche di utilizzo e ricerca. Il sistema del verde è stato pensato per diventare caratterizzante e cercare il rapporto anche col territorio circostante e il suo sistema ambientale a grande scala, a partire dal canale Villoresi e dal Parco delle Groane.

L’area verde, che sarà all’incirca di 460.000 metri quadri sarà ricavata ai bordi del complesso e nella parte centrale, ricucendo i vari settori.

Nel 2018 si dovrebbero concludere tutti i procedimenti amministrativi, ovvero l’approvazione del masterplan e l’approvazione del procedimento legato allo strumento urbanistico attuativo.

Perciò, se tutto filerà liscio, le attività di trasformazione complessiva potranno cominciare nel 2019, e, da quella data, il cantiere si avvierà in fasi successive per un periodo di circa dieci anni.

Per quanto riguarda la parte pubblica del progetto di sviluppo di Human Technopole, come ha detto l’amministratore delegato di Arexpo, Giuseppe Bonomi:  “abbiamo condiviso approvato e sottoscritto un contratto che prevede un cronoprogramma dei lavori preciso. A partire da dicembre 2017 patirà un progressivo rilascio di spazi a favore di Human Technopole. La prima tappa sarà il 22 dicembre e ogni semestre verranno rilasciati spazi a favore del progetto. Tutti gli spazi, compresi i due fabbricati da costruire, saranno ultimati entro la fine del 2021. Questo è l’impegno contrattuale che abbiamo assunto nei confronti di Human Technopole”, ha proseguito Bonomi.

L’arrivo dei primi ricercatori è in programma a gennaio 2018. “Abbiamo attribuito una credibilità al nostro operato, la chiave è stata quella di avere sempre formulato date e impegni che abbiamo sempre rispettato, credo che la nostra società possa proporsi al mercato con un ruolo un po’ nuovo, di soggetto capace di usare e comprendere il linguaggio della pubblica amministrazione e capace anche di operare in un mercato libero e non regolato”, ha concluso Bonomi.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

18 commenti su “Milano | Arexpo – Il futuro del “Parco del Sapere””

  1. Qui si gioca una fetta importante del futuro di Milano. Sarà prevalentemente un centro di ricerche e studi, non mi sembra che si possa ad oggi parlare di speculazione immobiliare. Ricordatevi comunque che fino a 20 anni fa era un’area già fortemente e pesantemente industrializzata (petrolchimico) in totale abbandono. Il miglioramento mi sembra indiscutibile. Per valutare il progetto saranno necessari almeno i rendering dei vari edifici. Così com’è mi sembra tutto abbozzato e più che altro una mera ripartizione/assegnazione degli spazi. Peccato che per la fine lavori dell’intero complesso si parli già oggi del 2029. Chissà se per allora esisterà ancora UF con report settimanali sullo stato dei lavori …

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    • Nel 2029 io spero che chi scrive oggi su UF sia diventato Sindaco (o almeno Assesore all’Urbanistica, Verde ed Arredo urbano).

      Poi magari gli update ce li manda da li… 🙂

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    • in che senso “prima era un petrolchimico”? Era un’area agricola, coltivata anche (non abbandonata). Il petrolchimico era a Rho, dove adesso c’è la Fiera. Stai sbagliando area

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  2. Due problematiche. La prima rappresenta l’ennesima lentezza dei lavori. Dieci anni sono davvero troppi. Chi dice che fra due lustri avrà ancora senso il progetto? La seconda rappresenta il verde. Quedti parchi lineari non convincono per nulla. Era meglio una parte edificata e una tutta a parco. Ultimo: allora si vuole proprio demolire il padiglione Zero, che era l’elemento più bello di Expo?

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  3. Mi sembra un onesto progetto che diligentemente mette in fila tutti gli elementi in modo razionale ma non mi lascia a bocca aperta. Come se mancasse qualcosa di simbolico o iconico che accenda l’immaginazione.

    Poi forse quando si cominciano a dettagliare gli edifici e gli altri elementi la percezione cambia.

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  4. Non so se sia questa la fase in cui si decide, ma io avrei pensato ad un tram che percorresse tutta l’area, unendola a Milano (Roserio), Cascina Merlata e fermate MM e Passante.
    Una accessibilità quotidiana basata solo su MM e Passante (che son comunque molto decentrate) non credo sia sufficiente ad evitare l’uso delle auto. Inoltre dato il visitatore tipo di un Ospedale, avere un tram che si ferma li sotto non sarebbe male.

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    • Ma li sono un secolo più avanti. Ipotizzano macchine elettriche SENZA guidatore. Altro che tram. In pratica si arriva a MM Rho Fiera si prende la macchina elettrica senza guidatore, le si ordina dove andare e la macchinati porta davanti all’ingresso. Detto questo, un collegamento con mezzi pubblici anche dal lato sud mi sembra una soluzione intelligente. Peccato però che già arrivare al Cimitero Maggiore / Ospedale sacco con il tram è un viaggio biblico. Se poi aggiungiamo il tratto fino a cascina merlata e da qui all’ingresso expo … forse sarebbe utile solo per gli utenti residenti in zona Viale Certosa.

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      • Le auto elettriche a guida autonoma (magari UBER o chi per esse) son carine ma pragmaticamente a regime la mattina alle 9 metro e Passante scaricheranno migliaia di lavoratori, studenti e pazienti dell’Ospedale tutti assieme, se salgon tutti su macchinette elettriche a guida autonoma per attraversare l’area ex Expo creiamo un ingorgo da anni ’60 🙂 Non vorrei trovarmi con la fantascienza all’interno ed i Bus navetta di ATM sul perimetro esterno…

        A parte questo, sicuramente andrà studiata anche l’accessibilità NON automobilistica dall’hinterland che ha gli stessi abitanti di Milano ma ha collegamenti con l’area non entusiasmanti

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        • Però Università ed Ospedale sono nella zona Nord, quella prospiciente l’ingresso della Metro / stazione FS/FNM/Passante. Almeno gli studenti ventenni spero possano fare una (breve) camminata salutare la mattina.
          Forse anzichè a macchine elettriche senza guidatore potrebbero pensare a minibus elettrici anche CON guidatore (in attesa che migliorino la sicurezza). Già oggi ci sono bus ATM al Cimitero Maggiore, Ospedale Sacco e forse anche in altri grandi complessi. Non vedo perchè non potrebbero istituire linee interne in expo. Per la parte sud, dove saranno allocate le imprese private e dove maggiore sarà la necessità, queste ultime potrebbero contribuire al servizio (già oggi alcune provvedono con mezzi propri ad Assago e San Donato). Il percorso potrebbe essere periferico e non necessariamente solo attraverso il parco lineare.

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          • Sicuramente ci son molte soluzioni possibili (in fondo Expo era ben collegato anche nel 2015), ma mi resta un po’ il dubbio che il masterplan non sia di livello stellare sul tema gestione della mobilità intra area e con l’esterno per un’area che nel 2029 ospiterà 70.000 persone.
            Poi magari è un tema che non si affronta in questa fase, non lo so.

  5. Comunque mettere lì un’università mi sembra sempre una sciocchezza. Un’Università deve essere collegata con il tessuto urbano, avere possibilità di ampliarsi, respirare… Lì è un recinto circondato da infrastrutture e lontano da tutto. Si fa lì solo perché il Governo ha deciso di mettere lì i finanziamenti, e in finanziamenti sono stati messi lì solo per non fare vedere che l’acquisto dell’area è stato un errore (ricordatevi l’asta deserta…). In buona misura sono sempre soldi pubblici che finiscono nel pozzo senza fine, una volta per comprare l’area e un’altra per renderla appetibile (e non è detto che sia finita, c’è anche il famoso “effetto Concorde”). Come se non esistessero cose più importanti da fare (per le quali i soldi guarda caso non ci sono mai…)

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    • Tolta la retorica sul passato, cosa proponi? Di lasciare le ormai obsolete strutture di Città Studi come sono e dove sono e usare i soldi per “cose più importanti da fare”??

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      • Le cose piu importanti da fare sono riuscire ad affittare la cantina umida con infiltrazioni come piano ammezzato a 5 studenti del sud a 2000 euro al mese.

        Le cose piu importanti da fare…

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