Milano | Darsena – Il porto in degrado solo dopo tre anni

La Darsena tra il 1950 e il 1955

La Darsena venne riaperta nell’aprile 2015, poco prima dell’avvio di Expo, dopo 18 mesi di lavori e un decennio di polemiche che non staremo a rivangare. Grande successo di pubblico da subito, anche se per molti la scelta architettonica non piacque molto.

Una delle scelte poco gradite è stata quella di realizzare i muraglioni in mattoni, che per alcuni sono un rimando alle mura spagnole che qui si trovavano sino all’Ottocento, mentre per altri invece, sono più un omaggio agli edifici progettati da Ignazio Gardella per l’Esselunga, il supermercato. Qualche polemica c’è stata anche per le scelte architettoniche degli edifici commerciali, il mercato coperto e il pescivendolo soprattutto. Edifici semplici e un po’ banali che potevano essere più iconici. Qualcuno ha reclamato anche a proposito della scelta delle mattonelle in cotto, utilizzate come superficie delle banchine.

Insomma, come sempre ci sono stati i pro e i contro. Su alcune cose, concordiamo pure noi, il progetto della Darsena poteva essere migliore. Ad esempio un rispetto della storia, ricollocando alcune vecchie gru, come quelle che guardavo da bambino negli anni Settanta e che ancora si usavano all’epoca, oggi scomparse. Come il fatto che si sarebbe potuto fare un mercato più interessante e accattivante.

Mentre per quanto riguarda l’idea dei muri in mattone, secondo noi, non ci è spiaciuta, siamo tra quelli che ci vedono il riferimento cinquecentesco e non il supermercato del XX Secolo.

Però ci sono dei ma che vogliamo far notare, ma che confermano come a Milano si realizzino le cose e poi le si lascia andare, lentamente alla deriva. Ma dopo soli tre anni dal suo completamento, la Darsena cade a pezzi ed è sempre e costantemente presa di mira dagli imbrattamuri.

Pochi giorni fa abbiamo fatto un giro attorno al bacino artificiale del vecchio porto e ancora abbiamo trovato le solite scritte sui muri e su ogni superficie facile da utilizzare come una lavagna, scale, balaustre e muretti. Qui di seguito un po’ di foto.

Scritte che oramai son lì da oltre un mese e che pian piano vengono incrementate da altri cretini che non sanno come passare alla storia se non facendo la lora stupida firma sui muri della città.

Muri che anche se ripuliti, a forza di venire scarabocchiati rimangono sporchi e le vecchie scritte ancora si vedono. Pare proprio una battaglia persa.

Come se non bastasse, dei “geni” durante i lavori di ristrutturazione della Darsena, hanno imbrattato con le loro stupide tag le pareti delle sponde di viale Gorizia, e dopo anni compaiono ancora lì, nessuno pare sia riuscito a ripulirle in tutto questo tempo, o diciamolo, a nessuno pare sia venuto in mente.

Oramai anche le “casette” delle botteghe lungo viale d’Annunzio sono diventate una lavagna per scarabocchi.

Che dire poi della beffa del bar aperto all’interno del mercato coperto, che ha chiuso ormai dal luglio scorso perché sommerso dai debiti.

Ma non è tutto, le foto che seguono mostrano alcuni dei lampioncini alti una cinquantina di centimetri che oramai un pezzo alla volta stanno disfandosi, non certo per auto distruzione.

Per ultimo vogliamo far notare come dopo anni il buco nel marciapiede di viale Gorizia sia ancora privo di una pianta… pianta che c’era all’inaugurazione della nuova Darsena.

 

Morale della favola: come al solito la manutenzione è il vero e unico problema di Milano (e forse dell’Italia intera). Vandali, incivili si devono e si possono governare, con pulizia e ordine. Questo lassismo e sciatteria piano piano sta distruggendo anche quest’angolo “ritrovato”della Darsena. Dopo i primi anni entusiastici ci sembra che il Comune si stia dimenticando di questo spazio, oramai un po’ fuori controllo come il problema degli imbrattamuriche stanno devastando l’intera città.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

9 commenti su “Milano | Darsena – Il porto in degrado solo dopo tre anni”

  1. Un po’ come la passeggiata sopra il parcheggio di Sant Ambrogio. Un po’tutti i posti, specialmente quelli nuovi, subiscono questa sorte. Se però non si interviene alla causa, sarà difficile migliorare la situazione.

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  2. Secondo me le cose a Milano, soprattutto in certe zone, vanno progettate con un’unica idea ben chiara e fissa in mente: come si possono manutenere? Quanto costerà la manutenzione e chi se ne dovrà fare carico? Qua si è progettata una struttura con materiali difficilissimi da tenere puliti e una struttura che restituisce questo messaggio “Faccio schifo, sono un muraglione in mattoni che fa schifo, coloratemi, usatemi come superficie per i vostri messaggi”. Sono sempre più convinto che la Darsena vada ripensata, che fare di quei muri? Perché non trasformarli in qualcosa d’altro, da muri verdi a ledwall che proiettano immagini della città, qualcosa di utile.

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  3. Il progetto della darsena era fallimentare dal principio e il tempo lo ha dimostrato. A questo si aggiungano i residenti che hanno lottato per la cancellazione di ogni tipo di attività che portasse vita in quella landa desolata.
    Non ci restano che enormi muraglioni e un luogo anonimo, freddo, banale, inospitale.

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    • Talmente inospitale che è sempre pieno…

      Dài, non esageriamo.

      Le architetture non saranno da premio Pritzker, ma l’insieme è tutto sommato gradevole. Il problema è quello solito, italiano, della mancata manutenzione, per cui dopo pochi anni qualsiasi intervento sembra più vecchio delle piramidi.

      Io mi chiedo cosa ci voglia a capire che, almeno nei luoghi monumentali, la pulizia dei graffiti è un servizio da fare PERIODICAMENTE, non una tantum quando la situazione diventa insostenibile, così come la spazzatura si raccoglie a intervalli regolari e non mandando gli spazzini ogni tanto quando i cestini traboccano.

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      • Pieno? L’anno scorso forse. Fatto un giro a Natale, per esempio? Una desolazione senza pari. E, ad oggi, cosa ci sarebbe di monumentale nella darsena? L’orrendo pilastro che regge il ponte? Ed ecco già un difetto. O i muraglioni pieni di tag? Un altro difetto: è un difetto di progettazione non aver previsto delle semplici rampicanti su quei muri. O quella passeggiata impraticabile in estate? Ancora un difetto: non un centimetro ombreggiato. O i ristagni di ogni sorta di schifezza? Difetto numero 4: completamente sbagliato il posizionamento di quella orribile (altro difetto) griglia.
        Potrei continuare all’infinito.

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  4. Per spronare chi di dovere a intervenire, si possono inviare segnalazioni al sito ufficiale del Comune, sezione ContattaMi. Lo faccio di tanto in tanto per la zona dove abito io e devo dire che rispondono sempre e talvolta intervengono (specie quando l’intervento non è troppo oneroso). Certo non basta e vale quanto dice European Globetrotter, però puo’ aiutare.
    Ovviam bisogna fare qualcosa di serio per contrastare questi odiosi imbrattamuri!

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  5. gli imbrattamuri sono categoria protetta, e’ un problema politico.

    poi parliamoci chiaro

    fare una buona manutenzione costa una vagonata di quattrini, che non abbiamo

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  6. Come vorrei essere in Cina o in Russia quando succedono queste cose (anche se lì queste cose non succedono), per vedere questi fancazzisti scarabocchiatori presi a manganellate sulle mani e messi in gabbia per 10 giorni.

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