Milano | Arredo Urbano – DesignTellers: Viaggiare apre la mente

Viaggiare apre la mente” è il detto comune che sentiamo ripetere quando torniamo dalle vacanze, quando facciamo un viaggio di lavoro, quando ci spostiamo dai nostri luoghi abituali per qualsiasi tipo di motivo.  E nel concetto di aprire la mente c’è quello di confrontare continuamente le situazioni che conosciamo con quelle nuove che andiamo a incontrare. E così abbiamo fatto in un recente viaggio che ci ha portato dall’altra parte del mondo, precisamente in Australia e in Cina: visitando città come Melbourne, Adelaide, Sydney, Hong Kong abbiamo buttato un occhio a come viene sviluppato il tema dell’arredo urbano generale in altri contesti e in altre realtà. E siamo rimasti molto sorpresi scoprendo che i temi delle sedute, dei parcheggi per le biciclette, delle sculture e delle fontane vengono trattati in modo molto diverso da come facciamo noi.

Ma andiamo per gradi e partiamo da un grande classico: la seduta.  Le città che abbiamo visitato sono città perlopiù cosmopolite, animate da una grandissima varietà di culture differenti ed esperienze contrastanti, non stupisce quindi il fatto che le soluzioni il progetto per creare un momento di riposo e di relax siano molto diverse fra di loro.  In questi esempi si può notare come vengono adottati diversi materiali, forme e linguaggi e funzioni.

Aldilà dei commenti estetici su quanto possa piacere o meno ogni singola soluzione, ci sembra interessante notare la grande varietà di stili e di soluzioni adottati che non si limitano ad avere una seduta nuda e cruda, ma interagiscono anche con elementi diversi che possono essere il verde pubblico, la luce e l’acqua.

Non tutte le città australiane sono adatte ad essere vissute a bordo di una bicicletta perché sono sviluppate perlopiù in orizzontale piuttosto che in verticale e le distanze sono decisamente ampie. Mezzi pubblici, macchine e taxi sono ancora i mezzi di locomozione preferiti, ma per i più salutisti e avventurosi ci sono comunque percorsi ciclabili nei parchi o sulle spiagge e, naturalmente anche degli elementi per legare le biciclette. Ne abbiamo notato qualcuno interessante.

Ma la vera rivelazione per quanto riguarda l’arredo urbano che abbiamo trovato durante il nostro viaggio riguarda la gestione delle sculture urbane. Inserire un oggetto d’arte all’interno del panorama cittadino è sempre una sfida molto interessante perché deve dialogare con il contesto in cui verrà inserito ma deve anche esprimere un messaggio artistico indipendente da quello stesso contesto. È un punto un po’ dolente per esempio per i milanesi che sono abituati a vedere sculture urbane un po’ passate di moda e decisamente poco artistiche.

Dalle sculture antropomorfe, alle barchette metalliche in uno specchio d’acqua, fino ad arrivare a delle fioriere a muro con delle fontane orizzontali, abbiamo dovuto constatare che questo tipo di interventi abbelliscono senz’altro le città e offrono una visione diversa dello stile urbano. Una visione che vorremmo ritrovare presto anche a casa nostra.

 

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3 commenti su “Milano | Arredo Urbano – DesignTellers: Viaggiare apre la mente”

  1. Milano ha un arredo urbano che sembra Beirut anni 80.

    Prima di parlare di eteree sculture antropomorfe e di squisite sedute di design sarebbe più utile un umile, onesto e pragmatico lavoro a tappeto sui fondamentali: pali, marciapiedi, semafori, cestini, posteggi bici e soprattutto manutenzione.

    Bella la poesia ma io desidero concretezza e consistenza in tutta la città.

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  2. Totalmente d’accordo. Ripartiamo dai fondamentali.

    Già solo sostituendo l’asfalto dei marciapiedi con la beola (in centro e nelle vie di pregio) o gli autobloccanti la città cambierebbe faccia, come si vede facilmente nelle poche vie dove è stato fatto

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  3. Tutti questi oggetti e panchina di arredo urbano installate sui marciapiedi in asfalto catrame colato di milano farebbero estremamente pena.

    Voglio solo far notare come in tutte le foto il pavimento sia fatto con blocchi di pietra oppure conglomerato simile alla pietra.

    È che la bellezza delle foto deriva proprio dal pavimento che si è installato.

    Se a Milano non si riparte dalla pietra nessuna opera potrà portare bellezza aggiuntiva a Milano.

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