Milano | Porta Vercellina – Via Toti 2: la Casa dell’Amata

Una palazzina di 5 piani in via Toti 2 con affaccio su piazzale Baracca, nasconde una villa del primo Novecento e una storia romantica di un principe per la sua amata.

Testo di Rustego.

Ai tempi dell’università, bighellonando, come è giusto, dalle parti dei quartiere di Porta Vercellina, intorno a piazza Conciliazione, mi imbattei al civico 2 della breve via Toti – rimasi colpito dal curioso edificio, che mostrava due piani costruiti nel primo Novecento e ben altri quattro chiaramente aggiunti in seguito.

“L’ingresso originale probabilmente si trovava al centro, dove c’è l’arco con le statue” pensai; e, tutto orgoglioso per l’acuta osservazione, rimasi con questa convinzione per lustri.

Le immagini del dopoguerra ritraggono la casa già sopralzata; con ogni probabilità pertanto l’intervento è stato eseguito negli anni della ricostruzione post-bellica.

Le rare cartoline che ritraggono piazzale Baracca anteguerra mostrano confusamente una casa insolitamente bassa rispetto alle vicine e senza poter verificare la reale configurazione del prospetto originario; le ombre lasciano supporre l’esistenza di due portali, di cui forse carrabile, quello esistente, e l’altro riservato pedonale.

Secondo quanto si può facilmente trovare in rete, questa casa sarebbe stata costruita nel 1905 da un ignoto principe austriaco (o austro-ungarico come si riporta, a mio parere non correttamente, altrove…) per vivere il suo idillio amoroso con una fortunata signora milanese – idillio che si sarebbe interrotto nel 1914 per la morte in guerra dell’ignoto principe. Il principe avrebbe incaricato, tramite un prestanome, sig. Umberto Locarno, l’arch. Ugo Gattermayer di realizzare una casa “dal sapore secessionista”. Il poco noto architetto, che aveva studio professionale in corso di Porta Nuova 40, avrebbe inoltre per così dire “goduto” della consulenza nientepopodimeno che di Adolf Loos, all’epoca non ancora molto celebre.

Torniamo alla casa e alla fotografia d’epoca qui sopra riportata.

Essa è la Tavola 52 della raccolta Le Costruzioni Moderne in Italia: Facciate di edifizi in stile moderno, stampata a Torino, s.d., dalla Crudo editore; riporta come progettisti l’arch. Ugo Gattermayer e lo scultore Alfredo Sassi, che aveva anche lui come indirizzo corso di Porta Nuova, ma al civico 19. Non mi pare particolarmente Sezession, ed anche collocarla in un ambito genericamente Liberty mi sembra generoso; ma questa è solo la mia opinione. Rimane una casa gradevole, pur nella sua “pesantezza” – questo sopratutto mi fa storcere il naso – in gran parte dovuta all’eccesso di sculture, che la adornano per tutta la lunghezza soffermandosi anche sopra il balcone asimmetrico. Belle sculture, naturalmente!

Il gruppo scultoreo centrale – delle muse? – oggi non c’è più, chissà che fine avrà fatto. Non posso credere sia stato gettato e spero non sia stato distrutto. Probabilmente è collocato in qualche struttura privata.
Oltre alla foto – che non mi pare poca cosa – ho rintracciato inoltre un interessante documento da una rivista specializzata in giurisprudenza del 1916, che sintetizza così la storia della costruzione della casa:

“Con scrittura privata registrata a Milano il 4 luglio 1912, n. 470, vol. 2078, lo scultore Alfredo Sassi assumeva l’esecuzione e direzione di una casa ad uso di abitazione in Milano, in conformità dei disegni allegati, per conto di Locarno Umberto e per la somma di L. 148.000.
Il Sassi con citazione 21 ott. 1911 [refuso? o era errata la data 1912?] evocava il Locarno davanti al trib. di Milano e premesso che la costruzione non era proceduta in modo regolare per causa del capomastro a cui era stata affidata, d’accordo col Locarno, e per essersi constatati degli errori nei disegni eseguiti per incarico del committente dall’architetto Gattermayer, e nei preventivi, in seguito ai quali errori erano stati fatti molti mutamenti, sia nella parte costruttiva, che in quella decorativa (…).
In subordine deduceva a prova per interrogatorio e per testimoni che i progetti ed i preventivi della palazzina, in base ai quali doveva eseguirsi la costruzione, erano stati fatti dall’architetto Gattermayer per incarico del Locarno; che essi si erano rivelati errati ed incompleti, e che perciò esso attore aveva manifestato l’intenzione di non continuare la costruzione, ma era stato pregato dal committente di proseguirla (…)”.

Il volume Il liberty a Milano (2010), a cura di Rossana Bossaglia e Valerio Terraroli riporta, nello “stradario Liberty a Milano” a pagina 170 la seguente nota:

552 Via Toti, 6
1905 Proprietà Casa Locarno
Progettista Ugo Gattermayer, architetto
Dati d’archivioO.F., II – Cart. 372

La nota indica erroneamente il civico 6 di via Toti invece del 2, probabilmente perché l’indirizzo originario era appunto piazzale Magenta 6, ma ciò che interessa è la conferma della data del progetto relativa al 1905.
Al di là della causa tra Locarno e Sassi, che non mi interessa particolarmente, ciò che trovo rilevante è l’estromissione di fatto del Gattermayer, autore dei disegni originari, modificati in seguito probabilmente dallo stesso Sassi da quanto si evince dal testo. Se nel 1912 – ammettendo la correttezza della data: l’incarico è del 1912? allora come si spiega la citazione del 1911? c’è qualcosa di poco chiaro, forse un refuso – il sig. Umberto Locarno sottoscrisse insieme al Sassi l’incarico per la direzione lavori, significa che la costruzione non era ancora terminata. La collaborazione tra il Gattermayer ed il Sassi evidentemente non fu tra le più fortunate, e la casa, così come si presentava intorno al 1916 dovrebbe forse essere pertanto attribuita al Sassi, anche in relazione alla proliferazione di sculture e busti che forse non c’erano nel progetto originario – che non ho avuto modo di vedere, per ora
La sentenza della causa tra Sassi e Locarno risale al 28 febbraio 1916 quando ancora vi erano questioni finanziarie aperte tra i due; alla luce di questo, anche se c’è qualche attrito cronologico, la storia del principe mi pare un po’, come dire, improbabile.
La casa era forse terminata ed abitabile nel 1914, ma di più non saprei dire. La questione richiederebbe indubbiamente un approfondimento archivistico, che, chissà, prima o poi potrò fare.

Come è stato detto, negli anni ’50 il complesso subisce uno stravolgente rinnovo con tanto di elevazione di quattro piani della villa. Fortunatamente le parti già esistenti non vengono alterate più del dovuto, mantenendo così il fascino originario. Venne rimossa la balaustra terminale coi busti di musicisti che facevano parte del fregio di coronamento, così come le sculture centrali. Per l’accesso ai livelli superiori, viene costruita una nuova scala esterna che affaccia sul cortile.

La villetta era originariamente sviluppata su due livelli, il piano terra dove si trovano i saloni pensati per le occasioni mondane e un primo piano, al quale si accede attraverso un grazioso scalone, per ospitare l’appartamento privato, quindi le camera da letto e un piccolo studio-biblioteca con affaccio sul terrazzino.

Nel cortiletto si trova l’edificio ex servitù e stalle, con l’aggiunta di una piccola porzione realizzata in stile chalet bavarese, molto originale e particolare.

Anche l’interno delal villa subisce dei rimaneggiamenti, in seguito all’alternanza di proprietari. Attualmente predomina un’impronta settecentesca per quanto riguarda l’arredo, composto da specchiere e console dorate, arazzi, quadri, tappeti e un raffinatissimo salottino siciliano in boiserie e specchi. Rimane assolutamente immutato l’aspetto originario in tutta la struttura di base, dai soffitti elegantemente decorati, ai pavimenti in parquet e marmo, al taglio pulito e grandioso dell’ingresso, dello scalone e delle sale, tutte in stile diverso l’una dall’altra. 

Nel 2002 lo spazio occupato dalla villa, venne minuziosamente restaurato, per trasformare la casa in una sede di prestigio per eventi, congressi, esposizioni con il nome di “Residenza Vignale“.

Articolo di Rustego da: Cronache Edilizie Milanesi; Alcune foto e info da: Milanofotografo.it; Il liberty a Milano (2010), a cura di Rossana Bossaglia e Valerio Terraroli.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

2 commenti su “Milano | Porta Vercellina – Via Toti 2: la Casa dell’Amata”

  1. Ma che spettacolo. Mi ero posto pure io il quesito, il palazzo sembrava strano, la parte superiore spoglia e brutta. Pensavo più alla guerra.

    Peccato.

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