Milano | Centro Storico – Dal Duomo all’infinito, il boulevard mai realizzato

Milano Storia.

Novembre 2025. Nella storia urbana di molte città, Milano compresa, non sono mancati progetti visionari capaci di affascinare e, talvolta, sconcertare l’opinione pubblica. Tra questi spicca l’idea del capomastro Enrico Belloni, resa ancora oggi visibile grazie a tre splendidi disegni del 1910 realizzati da Mario Stroppa.

All’inizio del Novecento Belloni immaginò un’imponente arteria rettilinea, il Corso d’Italia, destinata a collegare il Duomo al fiume Ticino lungo una linea perfettamente diritta di 31 chilometri. L’asse, largo 80 metri, avrebbe ospitato tramvie elettriche — una locale e una veloce — piste ciclabili, corsie per automobili e camion, e persino tracciati separati per carrozze e carri. La sua realizzazione, però, avrebbe comportato la demolizione di centinaia di edifici, molti dei quali storici o di pregio: interi quartieri del centro, oltre a palazzi simbolici come Palazzo Carminati, la Loggia degli Osii, le Regie Poste, parte della Caserma Garibaldi e il recentissimo all’epoca, Pio Albergo Trivulzio. Perché il grande boulevard avrebbe attraversato l’antico borgo delle Cinque Vie, parte della zona di Porta Vercellina, passando per l’odierna piazza Sicilia sarebbe uscito dal comune di Milano all’altezza di Baggio.

A dare grande risonanza al progetto fu Pietro Nurra, direttore del mensile Le Case Popolari e le Città Giardino. Nurra, algherese di origine e giurista di formazione, arrivò a Milano nel 1898 come bibliotecario alla Braidense. Pur non essendo urbanista, si muoveva con disinvoltura negli ambienti socialisti e sindacali, dedicandosi con entusiasmo all’editoria. Nel 1909 pubblicò ampiamente l’idea del Belloni, ritenendola innovativa e sostenibile, e riportò i calcoli del capomastro secondo cui l’opera — almeno sulla carta — avrebbe potuto quasi autofinanziarsi.

In realtà il progetto era irrealizzabile e avrebbe comportato uno stravolgimento totale della città. Nonostante l’appoggio di Nurra, non fu mai preso seriamente in considerazione. Nel 1912 lo stesso Nurra venne trasferito alla Biblioteca di Genova, dove continuò la sua attività sindacale, tanto da essere ricordato anche da Gramsci. Belloni, invece, tornò a far parlare di sé nel 1928 con un’altra proposta singolare: un tram sotterraneo basato su un nastro trasportatore circolare che avrebbe fatto muovere i passeggeri in modo continuo.

Per comprendere il fascino esercitato dal “Corso d’Italia” bisogna calarsi nella Milano dei primi del Novecento: una città in rapida crescita ma ancora imprigionata nella sua struttura medievale, fatta di strade tortuose e tram costretti a rallentare tra curve e strettoie, mentre il centro faticava a sostenere i ritmi di una metropoli moderna. In questo contesto, l’idea di un grande asse rettilineo che dal Duomo si spingesse verso ovest, fino alla campagna e al fiume Ticino, apparve come una proposta radicale e visionaria: una vera e propria “aorta” urbana capace di portare ordine e slancio alla città.

Il viale immaginato da Belloni non era un semplice ampliamento delle vie esistenti, ma un gesto urbanistico dirompente: un tracciato largo ottanta metri che avrebbe aperto una nuova prospettiva sulla piazza del Duomo, valorizzandone la monumentalità (punti di vista). Lontano dal timore di oscurare la cattedrale, il progetto intendeva esaltarla, offrendo a tutti una visione ampia e luminosa.

Questa grande arteria avrebbe avuto anche un ruolo decisivo nei trasporti: tram silenziosi con rotaie saldate e presa elettrica sotterranea, capaci di collegare il centro alla periferia in pochi minuti; un “diretto” sotterraneo in grado di raggiungere il Ticino in mezz’ora, puntuale grazie alla linearità del percorso; e nel sottosuolo un avanzato corridoio tecnologico per posta pneumatica, telefono, acqua, gas ed elettricità.

Le demolizioni previste toccavano anche edifici storici: la Loggia degli Osii di piazza dei Mercanti, alcune caserme e altri palazzi antichi. Belloni immaginava di ricollocarli o trasformarli con rispetto, convinto che la modernizzazione di Milano non dovesse essere bloccata dal peso del passato.

Lungo il nuovo asse sarebbero sorti quartieri moderni, residenze popolari, industrie, palazzi pubblici: un’espansione ordinata, finalmente sorretta da un’infrastruttura adeguata. Oltre il tessuto costruito, la campagna e i boschi avrebbero offerto luoghi di svago facilmente raggiungibili per i milanesi.

Dal punto di vista economico, l’opera avrebbe messo in moto investimenti per centinaia di milioni di lire, aumentato il valore fondiario e creato nuove opportunità in un periodo di crisi. Le tasse sulle nuove aree, i ricavi del trasporto e il taglio delle linee inefficienti avrebbero contribuito alla sostenibilità del progetto.

Rileggere oggi il “Corso d’Italia” significa confrontarsi con una Milano che già allora immaginava un futuro ambizioso però non curandosi di storia e società. Forse il Belloni aveva compreso come le infrastrutture non siano solo strade o binari, ma scelte di visione capaci di influenzare per decenni la forma urbana ma non aveva fatto i conti con la realtà, più concreta che visionaria. Mai realizzato, il progetto resta uno dei più affascinanti “e se…” della storia milanese, e per fortuna è rimasto solo nei disegni del Stroppa.

  • Referenze immagini: Roberto Arsuffi, Milano Sparita, Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli”
  • Il testo illustrativo del progetto del Belloni è pubblicato in “Progetto del Corso d’Italia a Milano… cit.”, Venezia, 1909 e 1910 (Civica Raccolta delle Stampe A. Bertarelli: Busta Z 31), insieme ad alcuni schizzi prospettici del nuovo corso, alla veduta del “Corso d’Italia” verso il Duomo, alla veduta del “Corso d’Italia” all’angolo di via Mercanti colla Loggia degli Osii e Palazzo della Ragione e al Panorama attuale verso occidente dalla guglia maggiore del Duomo. Parte del testo ispirato da Pagina Milano Scomparsa
  • Milano Sparita, Milano progetti fantasiosi, Urbanistica fantastica, Progetto Enrico Belloni, Duomo di Milano

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

3 commenti su “Milano | Centro Storico – Dal Duomo all’infinito, il boulevard mai realizzato”

  1. Interessante questo progetto visionario! In Cina oggi questi progetti si realizzano anche…a Chengdu (15 mln di abitanti) c’è la Tianfu Avenue che taglia la megalopoli da nord a sud, perfettamente rettilinea. E’ lunga 150 km con una dozziana di corsie, ed è considerat l’asse stradale urbano più lungo del mondo. Chiaro che lì hanno costruito le megalopoli dal niente e han potuto progettarle come volevano…

    Rispondi

Lascia un commento