È online il sito del Teatro Continuo di Burri (teatroburri.org): non solo un sito istituzionale ma un servizio ai cittadini che potranno così essere informati sugli eventi e le proposte che animeranno la stagione di questo spazio aperto e dinamico. Il sito si presenta come un contenitore dinamico progettato per massimizzare l’esperienza dei visitatori grazie all’utilizzo del parallax scrolling che ha donato continui effetti di profondità e 3D alle immagini storiche che raccontano l’opera del maestro Burri. Grande spazio è stato dato alle immagini e ai contenuti video, di forte impatto visivo per far immergere il visitatore in una profonda esperienza multimediale.
Nella sezione ‘Eventi’ è già possibile approfondire l’evento che animerà il prossimo fine settimana, dal titolo ‘Stage as a Social Platform’. Articolato intorno all’idea che una tale scena teatrale possa funzionare da catalizzatore sociale, ‘Stage as a social platform’ attiva il Teatro Continuo con pratiche performative emerse progressivamente da una fase di produzione partecipativa. Attraverso un percorso di laboratori di produzione organizzati da Viafarini con diversi gruppi sociali, gli artisti invitati hanno riarticolato performativamente la dinamica on/off che qualifica questo spazio come un continuo scorrere di attività.
Il programma, curato da Simone Frangi e Tommaso Sacchi, si inserisce nell’ambito della XXI Triennale e in dettaglio prevede:
SABATO 9 APRILE
ore 15.00 – Compagnie, Compagnie di Jérôme Bel
Performance generata da un gruppo misto di performer professionisti e non professionisti, che nel corso di un esercizio guidato e dal protocollo rigido si fanno specchio di come il performativo sia filtrato surrettiziamente nelle attitudini quotidiane, permettendo al gruppo di condividere competenze e incompetenze. In Compagnie, Compagnie un cast eterogeneo, ogni volta diverso e composto da una molteplicità di attori sociali locali, è riunito nell’esprimere le più diverse rappresentazioni possibili del corpo. Ciò che è in gioco è un’utopia, nella forma dell’equità democratica, che mette in evidenza le singolarità e la condivisione della conoscenza, proponendo un’esperienza plurale in cui ogni individualità trova il modo di negoziare la sua presenza attiva all’interno di un gruppo.
ore 16.30 – The Lives of Ideas di Christian Nyampeta
La ricerca di Christian Nyampeta si concentra su questioni e snodi concettuali legati al “vivere insieme” e si struttura grazie a progetti a lungo termine dalla natura migrante e performativa, che includono la pratica della scrittura e della lecture pubblica. Nyampeta concepisce la piattaforma di cemento di Burri come uno spazio attivo e come un luogo di produzione teorica collettiva, cercando di mettere a profitto l’orizzontalità del palco e i diversi livelli di formazione di una comunità.
DOMENICA 10 APRILE
ore 15.00 – We Will not be Moved di Alexis Blake
La performance We Will Not Be Moved è una nuova produzione intimamente legata al territorio urbano milanese, che apre una nuova fase di lavoro dopo la chiusura del progetto a lungo termine Allegory of the Painted Woman (2012-2015). L’episodio milanese pensato per Teatro Continuo crea coreografie fisiche e concatenazioni di pose che riflettono su questioni legate al movimento, alla rappresentazione, alla soggettività e alla serialità. Riformulando un archivio di movimenti e posture di protesta urbana – socialista, femminista e di sostegno ai diritti civili – che le donne hanno assunto nella storia della dissidenza, la performance riattiva questi movimenti nell’attualità storica più stretta.
ore 16.30 – Continuum di Luigi Coppola
L’azione pubblica e l’installazione Continuum pensata per Stage as a Social Platform opera una riconnessione – a livello di immaginario e in forma rituale – del buco spaziale e temporale nel quale Teatro Continuo è scomparso dalla storia milanese dal 1989 al 2015. Questa assenza diventa così un potenziale per riesaminare la storia e gli eventi che si sono succeduti a Milano, immaginando quello “spazio urbano delle possibilità” – così come enunciato da Burri – come teatro delle azioni pubbliche politiche e culturali, in grado di muovere gli eventi in direzioni diverse.
Osservando la pianta del parco Sempione vedo gli edifici che lo caratterizzano e ne definiscono la sua identità, ciascuno portatore di un significato storico e culturale ben definito, integrati armonicamente nel tessuto circostante seppur risalenti ad epoche diverse. E poi arriva, con grandissima arroganza questo non luogo che si va a piazzare all’intersezione degli assi lungo i quali si sviluppa il parco. Noioso, brutto, inopportuno e vuoto, esattamente come molti di coloro che vi bivaccavano negli anni 70.
Orrendo quanto il cretino che ne ha permesso la realizzazione.
Fabio
Come previsto, ora è la collettività a doversi far carico di uno spazio “spontaneo” che sarebbe altrimenti destinato a marcire come già era accaduto. Un presuntuoso atto di vanità dell’autore travestito da spazio di socialità esattamente come l’assurdo teatro creato dal l’altrettanto presuntuoso Viganò in piazza sempione.
Però dai, almeno non è orrendo come la mela di pistoletto alla stazione centrale.. Una parvenza di qualcosa di artistico ce l’ha
Personalmente ritengo che il Teatro Burri non abbia superato la prova del tempo. Appartiene irrimediabilmente agli anni 70, come il borsello, le musicassette e i pantaloni a zampa. Volerlo resuscitare fuori dal suo contesto storico è stata un’operazione intellettualoide e presuntuosa, degna di certi personaggi da film di Woody Allen.
Il suo posto, oggi, è al massimo in un museo di arte contemporanea. In ogni caso uno spazio coerente con il suo stile –e protetto dall’azione dei vandali. Magari la Fabbrica del Vapore, l’ex Ansaldo o –perché no– l’area ex Expo una volta risistemata.
Aggiungerei due considerazioni generali. 1) in una città incapace di fare regolare manutenzione come Milano, meno “oggetti” si lasciano in giro, meglio è. 2) trovo molto provinciale che si debba affastellare per forza ogni cosa nel nostro piccolo centro storico (vedi anche Expo Gate) come se oggi la città finisse ancora alla Cerchia dei Bastioni come nell’800.
Il cosiddetto Teatro Burri (ma in realtà è solo una copia): una ricostruzione avversata dalla grande maggioranza dei cittadini (circa 80 per cento dei votanti contrari sui forum dei giornali cittadini nonché sullo stesso forum di Urbanfile). Inutile e vano il tentativo di dare ora una presunta motivazione artistica per giustificare la sua esistenza.
da abbattere al più presto..inutile, ingombrante,criptico …una violenza al parco intero
Ormai ce l’abbiamo.
Spero che abbia un uso e una sorte migliore di quello vecchio.
Faccio il tifo solo perché ormai è lì.
Certo ha sta retorica anni 70.
per me era e rimane bellissimo.
bello speriamo che con il web il teatro possa funzionare come luogo per l’arte, arricchendo il parco.
Orribile, e pensare che era stato demolito… troppo bello per essere vero, hanno pensato bene di ricostruirlo.