Dal 10 novembre 2016 al 12 febbraio 2017
Milano, storia di una rinascita. 1943–1953 dai bombardamenti alla ricostruzione.
Nel corso del 1943 Milano subisce una serie di devastanti bombardamenti aerei durante la Seconda Guerra Mondiale. Dai tempi di Barbarossa la città non era più stata oggetto di una simile furia distruttrice, tanto che al termine del conflitto il suo volto appare irriconoscibile, il suo profilo alterato in modo irrevocabile. Vengono colpiti la Scala, Palazzo Marino, la Galleria, il Castello, i teatri, le chiese, le dimore nobiliari. I milanesi sfollano in massa verso la Brianza e i laghi. Ovunque distruzione e morte. Si calcola che ben più della metà del centro cittadino sia stato distrutto o irreparabilmente lesionato. I morti alla fine si conteranno a migliaia – oltre duecento soltanto i bimbi sepolti nella scuola Crispi di Gorla.
All’alba del 26 aprile 1945, finalmente liberata, la città si risveglia ferita e avvolta in un cumulo di desolanti macerie, ma non piegata nello spirito e anzi animata da una forte voglia di riscatto. Nascono grandi musei, riaprono quelli distrutti, rinasce la Scala a tempo di record. Le fabbriche tornano a pulsare, divampa una creatività senza precedenti che sfocerà nel trionfo del design.
Quando Milano si diede da fare e risorse dalla sue ceneri. È il concept della mostra che si apre nel capoluogo lombardo :“Milano, storia di una rinascita. 1943–1953 dai bombardamenti alla ricostruzione”.Centosettanta immagini d’epoca, video, documenti, reperti bellici, oggetti di design, cimeli e molto altro a Palazzo Morando in via Sant’Andrea, dal 10 novembre 2016 al 12 febbraio 2017.
Nell’arco di un decennio riuscirà a risollevarsi, ponendo le basi per quello che sarà il miracolo economico degli anni ‘60, grazie anche ad una lungimirante “politica culturale”. Oltre alla nascita dei musei, Palazzo Reale divenne sede espositiva di mostre memorabili che sancirono la rinascita della città. Indimenticabili le rassegne su Caravaggio del ‘51, quella su Van Gogh del ‘52 e quella su Picasso del ‘53, che vide la clamorosa presenza, nella cornice simbolica della sala delle Cariatidi ricostruita, del dipinto Guernica.
Qui la nostra raccolta sulla Seconda Guerra Mondiale
Palazzo Morando | Costume Moda Immagine Via Sant’Andrea, 6 Milano
Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica: 10.00 – 20.00
Giovedì: 10.00 – 22.30
Lunedì: chiuso
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura







Guardando le foto mi è venuto spontaneo pensare che se anche allora fosse stato prevalente il partito del “questo non si fa perché è un ‘falso storico’”, oggi non avremmo né il Castello, né la Scala, né San Fedele, mancherebbero un pezzo di S. Ambrogio e il monumento ai caduti, e anche qualche guglia del Duomo, e magari perfino la Galleria avrebbe qualche schifezza di vetrata anni 60 al posto della copertura originale.
Dopo la 2 Guerra Mondiale a Milano ci fu un ampio dibattito su come ricostruire la città. E quelli erano tempi in cui si dibatteva veramente …
Che i monumenti storici andassero rifatti com’erano era abbastanza logico e pacifico (“abbastanza” perché il Palazzo Reale piuttosto che ricostruirlo l’han mollato li a marcire per anni e anni), ma in un momento in cui la popolazione moriva di fame e non aveva un tetto, puoi stare certo che la priorità non era la fedele ricostruzione storica dell’isolato Borghese del periodo Umbertino.
E le case popolari di ringhiera nel 1947 non erano questo bucolico paradiso della sciuretta bene che son diventate adesso, e logicamente fare palazzi moderni tutti col bagno e l’acqua corrente poteva sembrare più “democratico” che seguire sentimenti “nostalgici” dei bei tempi andati (Essere “nostalgici” a quei tempi, comprensibilmente, non andava esattamente di moda).
Poi magari le cose son andate anche in direzioni discutibili, ma lo spirito di Milano era e resta il QT8 e non il rifacimento in stile alla Donald Trump di vecchi palazzi.
A mio parere, ovviamente 🙂
Roberto che intendi per il rifacimento alla donald trump?
Ciao
I gusti di Donald Trum in fatto di Architettura son ben noti. Qui trovi una antologia – guarda l’ultimo palazzo….
http://www.dailymail.co.uk/travel/travel_news/article-3442182/Donald-Trump-s-new-hotel-Washington-D-C-open-September.html
Spero non diventi mainstream, anche se poco a poco il tarlo sta invadendo il gusto medio, temo. Inizi col piccolo falsetto storico e dopo poco…
Oddio, si è il classico stile dei ricchi americani finta Europa.
Certo però con i dovuti aggiustamenti e dimensioni sempre meglio del finto moderno da sciuretta di via Garibaldi ma con palazzo di montagna legno e vetrate che fa molto briatore, per essere esclusivo senza cultura
Insomma è una bella lotta.
Forse alla fine preferisco finto storico americano dopotutto.
C’è da lottare.
D’accordo con te!
Le parti in falso storico sono le più belle.
Purtroppo è proprio con la fretta di ricostruire di quel periodo che ci ritroviamo sul groppone pezzi osceni di palazzacci intensivi e da abbattere oggi anche in pieno centro che non hanno rispettato lo stile di via.
Purtroppo è stato un vero scempio e ha stravolto Milano per decenni anche se concordo con il fatto che alle persone bisognava dare un tetto e un bagno dentro casa.
Però forse non era obbligatorio ricostruire in quel modo tutti quei caseggiati con quello stile che oggi dovremmo quasi tutti abbattere. Forse se facevano palazzi Umbertini di falso più o meno storico anche negli anni 50 oggi urbanfile nemmeno servirebbe.
Comunque è andata così. Perlomeno a Milano.
Vedrò la mostra così avrò una visone più ampia della cosa.
Ciao
Il primo dopoguerra era periodo di forti tensioni ideali e voglia di cambiare strada e anche di essere meno elitari e borghesi nei gusti.
Come sia andata a finire, nel bene e nel male è davanti ai nostri occhi.
Però secondo me se tu nel 1947 andavi in giro per Milano a dire che il Top dell’Architettura era il Palazzo Borghese in stile Umbertino e tutto il resto era una ciofeca che in qualche decennio sarebbe stata da abbattere per oggettiva oscenità, quanto meno ti prendevi del fascista (se ti andava bene), forse qualche bastonata ben assestata (se insistevi troppo a denigrare il Nuovo Realismo Sovietico). E sicuramente come Architetto non lavoravi moltissimo… 🙂
Si, vero. Bho che peccato anche perché Milano è stata proprio rovinata da questo ragionamento. E sono di sinistra.
Mentre altre città tutto sommato no.
Più che altro sono state rovinate9dai palazzinari della democrazia cristiana ma non troppo i centri storici.
Poi anche tutti i motivi del boom etc etc però ci lascia una brutta faccia della città che oggi dovremmo avere il coraggio di curare.
Milano è stata anche bombardata più di ogni altra città Italiana. Non dimenticare che a Roma non è caduta un bomba che fosse una, mentre a Milano han scaricato nel solo Agosto del 43 lo stesso quantitativo di bombe che rase al suolo Dresda.
PS chiaramente quella su Roma è una iperbole. Le sue bombe le ha avute anche lei, anche se dichiarata città aperta e anche se non fu comparabile a Milano.
Interessante. Molto interessante la,storia.
il palazzo che oggi ospita il nuovo hotel di Trump era il vecchio edificio delle poste di Washington, nessuna falso storico quindi ma lavori necessari per cambio di funzione e arredamento conseguente
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