Ci troviamo a Testaccio, precisamente in via Nicola Zabaglia, dove nel 2009 ai è proceduto alla costruzione di una delle poche piste ciclabili presenti in città. L’infrastruttura, tra l’altro, non passa in luoghi isolati o scomodi, come può essere ad esempio un parco o la banchina del Tevere, ma attraversa Testaccio partendo dalle mura, passando davanti alla chiesa del quartiere e finendo sul lungotevere.
Insomma, una pista che, se curata e prolungata, potrebbe avere un suo perché; il problema sorge però per il tratto che dalle Mura Aureliane porta fino a via Galvani, dove, seppur con un sedime stradale sufficientemente ampio, troviamo un percorso ciclabile relegato sul bordo estremo del marciapiede, caratterizzato da una segnaletica ormai evanescente e mai ripristinata e da una situazione del manto stradale al limite della denuncia; infatti i pini che adornano parte dei giardini circostanti hanno ormai sradicato buona parte dell’asfalto, rendendo di fatto impraticabile la ciclabile.
Per un’amministrazione che si propone in prima linea nel rafforzamento della mobilità sostenibile e nel contenimento del traffico privato, è davvero così difficile individuare queste criticità all’interno della rete ciclabile della capitale e intervenire in maniera tempestiva? Stiamo parlando, quando va bene, di una manciata di percorsi ciclabili per quartiere e con un corretto e puntuale censimento si consentirebbe quantomeno la loro regolare fruizione.