La ciclabile che scorre accanto a via Cristoforo Colombo è una delle pochissime ad avere un’ipotetica funzione di mobilità all’interno della città; infatti è quasi interamente concepita in separata sede rispetto a marciapiedi e strade e ha buona parte del suo tracciato caratterizzato da una pendenza abbastanza trascurabile, andando a collegare i popolosi quartieri che circondano la Laurentina e la Colombo direttamente con la zona di Caracalla e Circo Massimo, quindi a pochi passi dal centro storico e dalle principali sedi commerciali, terziarie e amministrative della città.
Un’infrastruttura tanto importante in tema di mobilità alternativa dovrebbe essere costantemente manutenuta e implementata, costruendo altre piste ciclabili di adduzione per facilitare i collegamenti con le aree circostanti, come ad esempio la zona di San Paolo, Garbatella, San Saba e, infine, Porta Metronia e San Giovanni, tutti quartieri che presentano strade sufficientemente larghe per poter riservare delle corsie dedicate alle due ruote.
Tuttavia è inutile pensare a sviluppi simili quando questa lunga lingua di asfalto rosso presenta evidenti carenze di pulizia e manutenzione. Infatti da Grotta Perfetta sino alle mura Aureliane ci si deve snodare tra fogliame che invade ogni centimetro di pista, pericolosissimo per la stabilità dei ciclisti in movimento, erba infestante in ogni dove e, addirittura, discariche abusive presenti all’altezza della circonvallazione Ostiense.
Si può sperare di incentivare la mobilità alternativa quando le uniche piste ciclabili con un criterio logico si presentano in uno stato di pericoloso abbandono?