Milano | Niguarda – Villa Clerici, la Versailles di Niguarda

Ma chi tra voi lettori sa dell’esistenza di una grande villa settecentesca a Niguarda? Forse in pochi, perché Niguarda vuol dire Ospedale e quartieri popolari.

A Niguarda, lasciata via Luigi Ornato, imboccando via Giovanni Terruggia ci si trova sul lato, l’ingresso particolarmente importante di villa Clerici.

La Villa venne completata nel 1733, come villa di campagna, e fu di proprietà di Giorgio Clerici, commerciante di sete. Il progetto della villa è di Francesco Croce, autore fra l’altro, della guglia principale del Duomo di Milano e di Palazzo Sormani.

Giovanni Terruggia a cui è intitolata la via dove si trova la villa, fu il direttore della stessa trasformata in Casa di Redenzione Sociale dell’Opera Cardinal Ferrari, poi fucilato dai tedeschi nel 1943 per non voler venir meno al giuramento di fedeltà fatto al Re d’Italia. La villa ospita oggi la Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei ed è visitabile a pagamento.

Villa Clerici ancora oggi conserva i propri caratteri architettonici di un tempo, purtroppo il contesto è stato stravolto nel corso del tempo.

Il complesso, con un impianto ad U, si apre lungo lo spazio pubblico con una monumentale cancellata, con coppie di pilastri bugnati sormontati da vasi, proveniente dalla vicina Villa Litta Modignani, dove si trovava in stato di completo abbandono e qui installata alla metà del Novecento.

L’articolata composizione planimetrica della villa presenta sul bordo stradale due piccole cappelle alla testata dei fabbricati che si allungano dal corpo centrale, dedicate una a S. Teresa, integra (a destra), e a S. Antonio, spogliata degli arredi sacri, ora custoditi nella locale Parrocchiale.

La chiesetta, dedicata a S. Teresa d’Avila, ripete l’ispirazione e l’armonia aristocratica della gemella, ma, forse, con non così perfetta armonia e ricercatezza quale fu all’epoca.

L’ideatore di queste costruzioni di un leggiadro barocco, sembra (è una semplice congettura) o l’architetto Francesco Croce, l’autore della guglia maggiore del Duomo, il quale aveva ricevuto altri incarichi dal Generale Antonio Giorgio, oppure l’architetto Giovanni Ruggeri, il costruttore del Palazzo di Brignano che ha speciali riscontri nell’architettura (Ponzoni). La cappella venne in seguito intitolata a Santa Maria Immacolata.

Il cortile d’onore così determinato è organizzato con un giardino all’italiana, libera interpretazione di quanto era allestito ai tempi del massimo splendore della villa; alcune statue su piedistallo sono collocate a sottolineare le intersezioni dei percorsi.

Il prospetto principale si eleva su due piani, con il corpo centrale ed il piano nobile più alti, concluso da una sopraelevazione al di sopra della copertura. La facciata presenta un portico su colonne binate, preceduto da una scala a coda di rondine.
Il lungo prospetto opposto, a nord, severo nell’architettura e con balconcino al piano nobile, fa da fondale al vasto parco, fortunatamente risparmiato all’edificazione e riformato nel disegno negli anni Cinquanta con l’introduzione di colonnati, platee e quinte teatrali, scenograficamente disposte sull’asse centrale; a completare le zone verdi, alberature a macchia e a filare, statue, gruppi scultorei e una vasca con ponticello. Il raccordo della villa con i corpi rustici ai lati è costituito da semiportali curvilinei.

All’interno gli ambienti principali conservano non pochi elementi di grande valore, con soffitti a cassettone, pitture a cornice delle porte, camini. Ampio spazio allo scalone d’onore a tre rampe, con balaustra in pietra di miarolo e statue accovacciate in corrispondenza dei risvolti di rampa, sul modello del palazzo Clerici in città, e al salone degli Specchi, al piano rialzato della villa; allestito solo all’inizio dell’Ottocento con dipinti a trompe-l’oeil, conserva un notevole soffitto a cassettoni decorato.
Due affreschi risalenti all’originaria decorazione pittorica si trovano nella sala centrale, con il Ratto di Ganimede, e nell’attigua saletta, con una rappresentazione della Giustizia.
Nelle sale del piano rialzato è allestita dal 1955 la Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei, voluta da Dandolo Bellini, con 130 opere esposte: autori, tra gli altri, Francesco Messina, Luciano Minguzzi, Aldo Carpi, Achille Funi, Trento Longaretti e Giacomo Manzù.

Niguarda si trovava lungo la strada della seta che collegava il capoluogo con Como. Del resto, il borgo era attraversato dal Seveso e la presenza di fontanili garantiva un ampio apporto irriguo per la campagna.
Il periodo di massimo splendore della villa, ininterrotto dal XVIII al XIX secolo, volse al termine quando il bene, con tutti gli stabili presenti nel borgo, passò dai Clerici a Giuseppe Melzi, nel 1830.

Nella seconda metà dell’Ottocento iniziò la decadenza della villa; persa la vocazione di luogo di villeggiatura, i Melzi la adattarono progressivamente alle attività produttive, insediandovi l’allevamento del baco da seta e una filanda. Per ironia del destino, la villa, fondata dai Clerici che erano stati mercanti della seta e ne avevano fatto una sede prestigiosa celando la propria vocazione mercantile, fu venduta ai Melzi che la adattarono alla produzione serica, con insuperato senso pratico.
Tra la metà dell’Ottocento e i primi del Novecento la villa fu depauperata di arredi, suppellettili e decorazioni, devastata nell’impianto. I passaggi di proprietà si succedettero intensamente con l’inizio del Novecento, giungendo nel 1912 a Mario Ganzini che vi insediò la propria azienda di commercio di materiale fotografico; in quel momento fu avviato un primo, parziale restauro, intervento condizionato dall’adeguamento del complesso alla nuova attività.
Dal 1927 la villa è sede della Casa di Redenzione Sociale, fondata dai Padri Paolini.

Da segnalare, la presenza nel giardino, della statua di San Giovanni Nepomuceno, una volta a guardia del naviglio sul ponte di Corso di Porta Romana, proprio di fronte alla farmacia Foglia.

Sito www.villaclerici.it

Fonte: Lombardia Beni Culturali e Chiese di Milano del Ponzoni

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

5 commenti su “Milano | Niguarda – Villa Clerici, la Versailles di Niguarda”

  1. Mah Versailles non saprei. Grazie comunque per l’informato articolo, sarebbe bello integrare l’accesso alla residenza e ai suoi parterre all’italiana con il parco Nord. Analogamente, Villa Simonetta, mirabile nonostante gli scempi e le distruzioni, vivrebbe di nuova vita se la si integrasse con il futuro parco ricavato dallo scalo Farini. Quest’ultima dimora è ancora più interessante, per valorizzare il periodo d’oro della Milano della fine ‘400.

    Rispondi
  2. Quante cose belle nascoste…andavo li vicino, in via passerini, e non sapevo dell’esistenza di questa villa. Dovrebbe essere fruibile da tutti..

    Rispondi
  3. Nato a Niguarda il 24 agosto 1964 in via Palanzone 30,
    all’età di 1 anno i miei genitori, si trasferirono in via Candiani come custodi della ditta di traslochi Franzosini.

    All’età di 3 anni circa, i miei,
    ritornarono a Niguarda e presero casa in affitto, in via Luigi Ornato 7 nel secondo cortile interno, nelle case della cooperativa di Niguarda.

    Nel settembre del 1970, ho iniziato a frequentare la scuola elementare in via Passerini.

    Nel 1975,
    i miei genitori si trasferirono in via Luigi Ornato 58 e da lì poi, inziai a frequentare le scuole medie alla scuola G.Cassinis infondo a via Hermada,
    quando quella scuola, era ancora costruita con prefabbricati e pareti in plastica.

    Lì, frequentai la prima media ma,
    non avendo poi così tanta voglia di studiare(non mi applicavo), mia mamma si rivolse a non ricordo più quale istituzione o cosa fosse, che la indirizzarono a farmi entrare in quel che allora, era chiamato il collegio di villa Clerici.

    Quello, in quegli anni, era ancora in parte un riformatorio, infatti dentro, c’erano dei bambini e ragazzi, che erano stabili 24 ore su 24 e vivevano lì, mentre altri(come me), entravano alle 07:45 e uscivano alle 17:00.
    Ma nel contempo,
    c’era anche la possibilità di frequentare una scuola(che allora era privata) all’interno di questo posto.

    Io, fui accolto come un ragazzino svogliato nello studio e, i professori che c’eran allora, con le loro metodologie d’insegnamento,
    furon capaci di mettermi voglia di studiare, di mettermi addosso quella voglia del sapere e dell’apprendere che, nella normale scuola, nessuno era stato capace fare.

    I professori che ricordo, erano:
    prof. Dott. Sale(prof. di Italiano, Francese, geografia, storia).
    Prof. Vitiello(prof di matematica, algebra, applicazioni tecniche e anche di laboratorio).

    Si, perché in quella scuola, nel pomeriggio dopo aver pranzato e giocato fin alle 14:00 nel retro, nelle immediate adiacenze dell’anfiteatro che c’è nel parco della villa, si entrava nei saloni per i compiti per massimo 1 ora e poi, dalle 15:00 o poco meno(a volte anche alle 14:30) alle 17:00(orario di uscita per noi esterni), si faceva laboratorio.

    C’era laboratorio di elettricista,
    o laboratorio di meccanica.
    Io, scelsi laboratorio di meccanica e fu così, che imparai a lavorare sul tornio e sulla fresa.

    Si, a 13 anni, già sapevo lavorare sul tornio e sulla fresa, grazie a quella scuola e al prof. Vitiello che mi insegnò.

    C’eran anche altri professori…
    prof. Tagliani,
    prof. Cerace,
    e uno o altri 2,
    di cui purtroppo, non ricordo i cognomi. ?

    Tutti questi professori, oltre che
    esser dei professori, eran anche dei psicologi, in particolare, lo era il dott. Sale, gran persona a cui ho voluto bene, come ne ho voluto anche al prof Vitiello, che entrambi erano i prof che frequentavo di più, dato che sol loro due, insegnavano praticamente tutte le materie che avrei dovuto studiare alla scuola media esterna.

    Bene, voglio aggiungere che è anche grazie alla frequentazione di questa scuola in villa Clerici ove i professori, oltre che ad esser insegnanti le materie scolastiche e di laboratorio,
    ti educavano al meglio per non diventare uno dei delinquentelli della zona, dato che Niguarda a quei tempi, ne era abbastanza piena.

    Un immenso mio grazie, va a quella suola ma soprattutto, a quei professori che penso oramai, nessuno sarà ancor vivo ?.

    Il dottor Sale, se ben ricordo, venne a mancare alla fine degli anni 90 o inizi anni 2000 e abitava in via Lanfranco della Pila.

    Il prof. Vitiello, abitava a Nova, o in uno dei pesi dopo Bresso, perché dopo il termine della scuola, verso le 17:10 circa, ricordo che era alla fermata davanti a casa mia e prendeva il famoso Tram chiamato il trenino, che passava sotto casa in via Ornato 58 dove abitavo.

    Scusate il prolungarmi nello scrivere, ma mi son fatto prendere dall’emozione e dai ricordi di quand’ero giovane e di quei bei tempi passati in quella scuola di villa Clerici, assieme ai prof e ai ragazzi che frequentavano quella scuola.

    Rispondi

Lascia un commento