Milano | Porta Lodovica – La Casa di Viale Beatrice d’Este 16

Come spesso mi è capitato di scrivere, ci sono edifici moderni che sin dalla prima volta che li vidi mi colpirono positivamente, per la loro raffinata eleganza sebbene moderni e con semplici forme geometriche. All’epoca non ero ancora appassionato di architettura e urbanistica, ma ero già un osservatore e passando in auto lungo viale Beatrice d’Este, non potevo non notare questo palazzo dalla facciata particolare, formata da balconi aggettanti in facciata e protetti da lunghe pareti bianche, un disegno così moderno e futuristico che mi aveva sempre affascinato.

Col tempo ho imparato che l’edificio in questione è stato progettato da un duo di architetti, Giordano Forti e Camillo Magni, tra i più importanti di Milano.

Il palazzo è collocato in viale Beatrice d’Este 16 a Porta Lodovica e si trova in compagnia, infatti negli stessi anni vennero realizzati i due interventi contigui, di Perogalli e Mariani ai civici 24 e 26.

L’edificio al civico 16 venne realizzato nel 1957 ed è un blocco in linea a pianta rettangolare, che si eleva per dieci piani fuori terra con affaccio principale rivolto su viale Beatrice d’Este, da cui però lo separa un giardino condominiale che funge da filtro con la strada e conserva un bel tratto di mura dei Bastioni cinquecenteschi.

Preceduto da una elegante pensilina che dall’ingresso pedonale arriva fino alla scala d’ingresso sospesa sul giardino, l’androne è scandito da quattro pilastri che si rastremano verso la base e ospita due vani di risalita con ascensori, da cui è possibile accedere ai piani superiori. È introdotto da un vasto atrio al piano terra, elegantemente pavimentato con un mosaico in lastre di marmo bianco di Carrara giuntate con legante nero.

Ai due lati della portineria, collocata sul fondo, si collocano i primi due appartamenti mentre il resto degli alloggi è organizzato nel corpo doppio superiore, con quattro unità per piano tipo. I soggiorni, rivolti al giardino, sono corredati da balconi in aggetto trasversale, che determinano il gioco volumetrico del fronte principale. Le retrostanti pareti sono coperte con tessere di ceramica che vanno dal bianco al nero ma tendono alla predominante tonalità verde acqua, che contrasta con il travertino di Ropalano levigato con cui sono rivestite le fasce marcapiano e le pareti cieche che chiudono i balconi. Il motivo degli aggetti sulla facciata è ripreso dalla pensilina sull’attico, da cui si accede alla terrazza piana organizzata a giardino pensile che è a uso esclusivo degli appartamenti in sommità.

A fianco si trova il palazzo Largo Isabella d’Aragona 2, anch’esso abbastanza animato da una facciata molto movimentata e colorato di un bel blu cobalto.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

6 commenti su “Milano | Porta Lodovica – La Casa di Viale Beatrice d’Este 16”

  1. Mi sembra inutile ribadire che bello, brutto, buono, cattivo, ecc ecc, sono soggettivi.
    Il primo commento esprime un’opinione su un edificio, definendolo bruttissimo. È l’opinione di una persona, questo è un blog, tutto regolare quindi.
    Il secondo commento invece esprime un’opinione su una persona ed è una cosa un po’ diversa.
    Vediamo se cogli la differenza.
    Personalmente, stando sul tema, non li trovo così male, soprattutto se confrontati con la maggior parte dei palazzi a otto piani costruiti negli anni 50.

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    • Certo, considerando il periodo poteva andare peggio. Poi, secondo me, tutto l’isolato fino a porta Lodovica andrebbe abbattuto e ricostruito fino a max 5 piani.
      Hanno dato a bravi architetti il compito di incastrare formicai quasi in centro storico lasciandogli la velleità di qualche bella finitura.
      Orribili, meno di tanti altri ma di più considerando dove si trovano.

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  2. Hanno sempre colpito anche me! Ricordo la seconda volta che sono venuto a Milano, e passando di lì la mia ragazza ai tempi mi spiegó quelle erano mura del ‘600. Io non riuscivo a capacitarmene visto l’ architettura circostante… All’inizio la cosa mi fece orrore, ma poi imparai che il fascino di Milano è proprio questo: una città che non c’è più, quindi non basta osservarla, ma bisogna imparare a riconoscerne le tracce per immaginarla.
    Ciao!

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