Milano | Ponte Lambro – Il piccolo borgo oltre la tangenziale

Il Comune di Milano, a grosso modo, è contenuto all’interno dell’anello delle tangenziali. Piccole porzioni della città oltrepassano questa simbolica cerchia: Muggiano a Ovest, Roserio a Nord e Ponte Lambro a Est sono gli unici distretti o quartieri che ne rimangono al di fuori.

Oggi vi portiamo a fare una passeggiata in questa porzione di Milano purtroppo più famosa per problemi riguardanti le case popolari che per il contesto del borgo-quartiere.

Ponte Lambro è un piccolo quartiere di Milano (c’è anche un piccolo comune in provincia di Como con lo stesso nome) situato nella periferia sud-est della città. È compreso nel Municipio 4 del decentramento amministrativo e il suo territorio è delimitato in questo modo: a ovest dalla Tangenziale est che lo divide dal quartiere di Morsenchio, del quale faceva invece precedentemente parte, a est dal fiume Lambro e a sud confina con il comune di San Donato Milanese.

Dove oggi si trova Ponte Lambro era un tempo un territorio esclusivamente agricolo, ricco d’acque, irrigato da canali gestiti dai monaci dell’ordine degli Umiliati insediati nella vicina abbazia di Monluè. All’epoca imperiale romana venne realizzato un ponte di legno che permetteva alla strada per Paullo di superare il fiume Lambro, segnando l’importanza del luogo.

Ancora alla fine dell’Ottocento, l’area coincideva con il terreno dei due grandi poderi detti Canova e Zerbone, sui quali sorgevano antiche cascine e mulini: la “Cascina Zerbone” (XIV secolo), poco distante il “Mulino della Spazzola” (XIII secolo) situato sulla roggia omonima, e la “Cascina Canova, o Casanova” (XVII secolo). Originariamente sottoposti alla giurisdizione civile ed ecclesiastica della Pieve di San Donato, i due poderi erano amministrati da sempre dal comune di Morsenchio, prima di essere annessi col Risorgimento al comune di Mezzate, che nel 1916 divenne Linate al Lambro, vista la continua crescita del numero dei suoi abitanti: la gran parte, infatti, si concentrava in quella fetta di territorio che prese il nome di Ponte Lambro.

Nel 1922, a seguito di alcuni espropri per la realizzazione del Porto di Mare e del canale Milano-Cremona-Po, mutarono i confini territoriali del comune di Linate al Lambro: le frazioni di Ponte Lambro e Morsenchio furono aggregate al comune di Milano, e i confini vennero ridefiniti spostando più a sud il limite del territorio milanese, sottraendo anche una piccola porzione del comune di San Donato in fondo all’abitato di Ponte Lambro, dove si trova Triulzo Superiore. Il tutto, però, rimase sulla carta, e soltanto il 1º gennaio 1925 divenne definitiva l’aggregazione di Ponte Lambro e Morsenchio a Milano, mentre il progetto del porto non ebbe seguito e il canale non venne mai realizzato. Il comune di Linate al Lambro perse, oltre ad una buona fetta del suo territorio, la metà della popolazione, passando da 3931 a 1914 abitanti.

Oggi Ponte Lambro è un quartiere molto isolato dal resto della città. Già lontano di suo, l’ampliamento dell’aeroporto di Linate nel 1960 che tagliò la Paullese, seguito un decennio dopo dalla realizzazione della Tangenziale Est aumentarono la sensazione di isolamento ancora più percepibile. Isolamento che contribuì al fenomeno del degrado urbano del quartiere, carente di servizi sociali e con molte case fatiscenti ancora prive dei servizi elementari.

I successivi interventi di edilizia pubblica, residenziale e non, introdussero nuove tipologie edilizie che modificarono il volto del quartiere. Vennero create nuove strade di servizio (via Guido Ucelli di Nemi, via Giacinto Menotti Serrati e via Rainer Maria Rilke).

Nella primavera del 1961 venne demolita la Cascina Canova, per far posto alla Casa di cura delle “Quattro Marie”. Nel 1981 la clinica divenne il Centro cardiologico Monzino, un importante ospedale specializzato in cardiologia che è pure una sede della facoltà di medicina dell’Università degli Studi di Milano.

Nel 1975 venne completata la costruzione delle case popolari dello IACP (circa 350 appartamenti), accompagnato dal fenomeno delle occupazioni abusive, che segnò ulteriormente in negativo il quartiere. Mancavano ancora adeguati servizi per far fronte ai nuovi arrivati: non c’erano negozi sufficienti e le aule scolastiche non bastavano.

Oltretutto la concentrazione di ceti a bassa e bassissima estrazione favorì lo sviluppo della criminalità e di una cultura mafiosa (specialmente di matrice camorristica) che alimentò fenomeni di violenza legati allo spaccio della droga. Controllato da alcune famiglie mafiose del quartiere, questo mercato assunse dimensioni inter-regionali. Solo dopo vent’anni le forze dell’ordine riuscirono ad averne ragione.

La collaborazione tra le diverse componenti della comunità, in quell’occasione, divenne un antidoto efficace e una risorsa per le positive trasformazioni avvenute in seguito. Successivamente le rivendicazioni dei cittadini, sostenute dall’allora Consiglio di Zona, riuscirono ad ottenere dal Comune importanti servizi come una nuova scuola elementare, un asilo nido e una scuola materna, un mercato comunale e un centro sociale per aggregare i giovani, la copertura della Roggia Certosa lungo la via Camaldoli, diventata nel corso del tempo fortemente inquinata.

In seguito il Comune pose mano con interventi migliorativi del quartiere, come l’aver predisposto un Piano di recupero e ristrutturazione delle vecchie case del borgo storico e l’abbattimento delle vecchie case fatiscenti site tra le vie Montecassino e Monte Oliveto.

Il nostro percorso, alla scoperta del “famigerato” quartiere di Ponte Lambro ci fa giungere da sud, attraverso la stazione della M3 di San Donato, facile da raggiungere. Lungo la via Camaldoli, ci si imbatte nel complesso dell’Istituto Maugeri IRCCS. Seguono alcune casupole in semplice stile liberty in Via Rilke Rainer Maria dove si trova anche la Scuola Primaria dell’Istituto comprensivo statale Madre Teresa di Calcutta.

Imboccando Via Guido Ucelli di Nemi, sistemata a dovere tra il 2008 e il 2009, ci si dirige verso il quartiere problematico dello IACP. Passano gli anni, ma come si vede, il completamento dell’intervento cosiddetto Laboratorio Renzo Piano a Ponte Lambro è ancora da venire. Nel 2019 pareva si fosse giunto ad un punto, con una probabile proposta della Fondazione garagErasmus che prevedeva una forma di partecipazione pubblico – privato, e proponeva la realizzazione di posti letto per studenti Erasmus e spazi per servizi di affiancamento allo studio e orientamento al lavoro.

Il Covid (e non solo) ha allungato i tempi e solo nel marzo 2021 è stata presentata ed è al vaglio degli uffici tecnici per poi fare i passaggi in Giunta e Consiglio comunale per la preparazione del bando di gara. Da allora non si è saputo più niente, mentre sono peggiorate le situazioni di degrado dello stabile.

Proseguendo lungo Via Guido Ucelli di Nemi si giunge nello slargo formato con l’incrocio di Via Giacinto Menotti Serrati, dove si trova l’edificio dei servizi con le Poste e altri palazzi con negozi occupati dai servizi del Monzino e la farmacia. Nel giardino si trova anche il monumento ai caduti del quartiere e il Mercato Comunale, oltre alla parrocchia moderna.

La Chiesa Parrocchiale del Sacro Cuore in Ponte Lambro è una costruzione moderna, realizzata nel 1964 su progetto dell’architetto Guido Maffezzoli. Realizzata per servire le necessità spirituali del nucleo abitato di Ponte Lambro, all’epoca in crescita demografica e sprovvisto anche di una qualsiasi vecchia cappella (essendo un borgo recente sorto dove si trovavano diverse cascine).

L’edificio religioso ha un aspetto severo, composto da due parallelepipedi affiancati, corrispondenti alla navata e ad uno spazio laterale di distribuzione, in cui sono ospitati anche le cappelle di devozione, la sagrestia e gli spazi di servizio. Le pareti esterne appaiono prive di finestre e l’illuminazione interna è garantita da dei lucernari sul tetto. Anche le decorazioni interne sono ridotte al minimo. A lato della struttura principale, leggermente staccato spicca l’alto campanile.

Sotto la navata è ricavato uno spazio seminterrato, che ospita la cappella jemale e alcune sale parrocchiali. Il centro parrocchiale comprende anche un oratorio.

Via Camaldoli e Via degli Umiliati, assieme alla precedentemente citata Via Guido Ucelli di Nemi, sono le uniche vie nord-sud importanti e presenti nel piccolo distretto. A lato di via Camaldoli scorreva un tempo la roggia Certosa che tra la fine dell’Ottocento e il gli anni Cinquanta del Novecento, alimentava le molte lavanderie qui presenti.

Lungo la parallela Via degli Umiliati troviamo ancora qualche edificio sorto durante il florido periodo delle lavanderie. Tra questi edifici, quasi tutti realizzati nei primi decenni del Novecento e alcuni nel dopoguerra, è stato ultimato recentemente (2018) un nuovo edificio residenziale al civico 19.

Via Elio Vittorini è l’arteria principale, un tempo parte del tracciato della Paullese, e collega via Mecenate con via Archimede nel quartiere di Linate del Comune di Peschiera Borromeo.

Prima del ponte sul fiume Lambro, ci si imbatte in una graziosa e ricca cappelletta dove l’affresco che raffigura la “Fuga in Egitto della Sacra Famiglia” dava conforto al viandante, che lasciandosi alle spalle la città, si avventurava verso le campagne. Probabilmente di fattura ottocentesca, venne restaurata nel 1912 da Giovanni Sala, oste del Botteghin. In precedenza esisteva una Cappella della Certosa, che risale a quando venne scavata la roggia Certosa che qui a lato scorreva. Purtroppo il contesto oramai è compromesso dal solito disordine urbano dovuto a decenni di sciatteria e poco interesse.

Sul lato opposto sempre di via Elio Vittorini, si trova un grazioso parchetto pubblico che si perde nei vicini campi coltivati. Si tratta del Parco Vittorini. Oltre i campi vi era uno degli ecomostri sorti per i famosi Mondiali di Calcio del 1990, rimasto per decenni in abbandono all’orizzonte e demolito nel 2012.

Tornando verso la città, non si può non notare una bizzarra costruzione di un orrendo giallo canarino. La costruzione, anche se non sembra, è molto antica e al suo interno si trova il ristorante Il Bagutto.

Si tratta del ristorante più antico d’Italia e del secondo in Europa, il suo nome (Berlochium dal termine longobardo con il significato di “luogo dove si mangia) compare in un documento di scambio di beni immobili datato al 1284. La sua collocazione, al quarto miglio della strada Paullese (via di origine romana tra Milano e Cremona), nei pressi di un guado che permetteva l’attraversamento del Lambro, rende possibile un’origine anche più antica.

Onestamente dobbiamo dire, com’è trattato esternamente lo stabile, non ci piace. Così ridotto, appare più un distributore di benzina più che un’ antica locanda. Noi abbiamo provato a modificare un poco l’aspetto, eliminando le tapparella e mettendo delle persiane in legno. Forse, meno appariscente, ma sicuramente più elegante, con poco.

Lasciando alle spalle la locanda più antica d’Italia, si imbocca quella che pare più un autostrada o uno dei suoi svincoli (in effetti vi corre parallela). In questo modo abbandoniamo anche questo piccolo quartiere-distretto, forse il più isolato tra tutti gli angoli periferici di Milano, ma che, in fondo ha una sua dignità e una sua anima.

Immagini: Roberto Arsuffi, Google

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

4 commenti su “Milano | Ponte Lambro – Il piccolo borgo oltre la tangenziale”

  1. Che tristezza, guardate l’immagine 5 del ponte: il cartello che vieta l’utilizzo del clacson (si entra in un quartiere) 4 ciclisti sullo sfondo e una bicicletta parcheggiata a bordo del marciapiede dell’edificio in primo piano.

    Guardate invece lo schifo che è diventato ora: doppia carreggiata, una per senso di marcia e una specie di ciclabile costruita anni fa che col tempo è stata giustamente dismessa in quanto ovviamente non a norma e difficilmente utilizzabile.

    È stata dunque creata una via automobilistica a carreggiate separate per consentire agli abitanti del quartiere di Peschiera Borromeo, situato oltre il fiume, di percorrere in automobile, il più velocemente possibile, i ben 500 metri che li separano dallo svincolo della tangenziale oppure per permettere agli stessi di correre veloci ad intasare via Mecenate e viale Corsica entrando in città con l’automobile.

    Era necessaria tutta questa priorità automobilistica in una via del genere?

    Stiamo parlando di un quartiere a forte estrazione popolare, dove molti cittadini vivono problemi urgenti e complessi che si vanno a sommare alla costosa gestione di un’automobile “sponsorizzata” dagli interventi viabilistici del Comune.

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