L’annuncio ufficiale è stato dato lo scorso 21 marzo, in occasione dell’Iftar, la rottura del digiuno dovuto al Ramadan, da parte del presidente della Confederazione Islamica Italiana, Mustapha Hajraoui. Alla presenza di diversi esponenti politici, rappresentanti di Fondazione CRT e Fondazione Compagnia di San Paolo, di capi religiosi islamici, cristiani e buddisti, è stata ufficializzata la location della nuova Moschea, che sorgerà tra Via Bologna e Corso Novara, nel fabbricato una volta sede delle Fonderie Caratteri Nebiolo.




I locali che una volta ospitavano una delle fonderie più grandi di Europa, nei prossimi anni diventerà una delle moschee più grandi d’Italia, seconda solo a quella di Roma. Il processo, già iniziato nel 2019 con la richiesta di avere in concessione, per 99 anni, l’area dell’ex fabbrica, con una somma a base d’asta di 1 milione di euro, ha avuto l’ok nel 2022 dalla Giunta Appendino, fino alla presentazione ufficiale nelle scorse settimane.

Il progetto architettonico, affidato all’architetto Vittorio Jacomussi, sarà centrato al recupero integrale dei fabbricati storici, tra l’altro protetti dalla Sovrintendenza, ma con diverse novità architettoniche, tra cui un minareto (la torre tipica delle moschee, ndr) alto 20 metri ma meno tradizionale e più tecnologico, realizzato nella parte centrale.

Oltre alla moschea di circa 1.000 mq, verrà anche realizzato uno studentato da 90 posti letto, che sarà convenzionato Edisu (Ente Diritto allo Studio Piemonte), un giardino, una biblioteca e una palestra aperte a tutta la comunità, per quasi 3.000 mq di superficie coperta. Da fonderia industriale a luogo di culto, studio e aggregazione, dunque, anche se l’idea non piace a tutti. Non mancano, infatti, le polemiche di alcuni partiti politici di destra, che puntano il dito sulla Comunità Islamica torinese, ancora – a detta loro – troppo segregazionista con le donne e troppo permissiva verso i concittadini dediti al controllo di attività illecite.

Controversie a parte, la nuova Moschea potrebbe porre fine alle 25 “sale di preghiera” non ufficiali e non riconosciute, che al momento trovano sede in spazi improvvisati (come garage, magazzini o ex-negozi) e diffusi su tutta la città di Torino e potrebbe essere un ulteriore passo verso una maggiore integrazione della comunità islamica in città, che ad oggi conta quasi 50 mila professanti.

L’intervento ha un budget stimato di 17 milioni – di cui 8 promessi dal Re del Marocco Mohammed VI mentre i restanti 9 milioni, probabilmente, arriveranno tramite raccolte fondi, donazioni private o fondi provenienti da associazioni islamiche internazionali, grazie ai quali si trasformerà un’area totale di 6.000 mq, dismessa e abbandonata ormai dagli anni ‘70, in un nuovo centro sociale e polifunzionale, a disposizione della collettività. Si rimane in attesa dell’inizio del cantiere, promesso per la metà del 2026 con fine entro il 2029, dopo appena tre anni di lavori,

Committente: CII – Comunità Islamica Italiana
Progettazione Architettonica: Arch. Vittorio Iacomussi (Torino)
Immagini e Render: Arch. Vittorio Iacomussi
Foto area: Francesco Gullace + Google
