Milano, Rogoredo.
Dove si trova il quartiere San Martino? Forse neppure il Sindaco saprebbe indicarlo con precisione. Io l’ho scoperto anni fa, quando ho iniziato a mettere ordine nella mappa di Milano, cercando di definire i confini dei suoi quartieri e territori.

San Martino è uno dei quartieri periferici meno noti della città. Si trova oltre la Tangenziale Est, al di là del nucleo urbano di Rogoredo e al confine con il quartiere Triulzo di San Donato Milanese.

Oggi il quartiere si presenta come una fila di edifici di scarso pregio architettonico, un paio di vecchie cascine, una chiesa moderna poco armoniosa e un parco, il tutto circondato da infrastrutture: gli svincoli della Tangenziale Est su due lati e le rotaie del deposito M3 di San Donato. Non proprio un luogo idilliaco, a dirla tutta.
Storicamente, San Martino si trovava lungo la strada tra Milano e Lodi, prosecuzione naturale della Via Emilia. Al quarto miglio fu probabilmente aperta una locanda dove cambiare cavalli, riposare e rifocillarsi. Intorno, solo boschi e campi. Con l’arrivo dei monaci, intorno all’anno Mille, che fondarono la vicina abbazia di Chiaravalle, iniziò la sistematica coltivazione dei terreni attorno al pilastro del IV miglio. Nacque così la Cascina San Martino, risalente al Quattrocento e tuttora esistente in via Rogoredo 120 e successivi.
Lungo la strada per Lodi sorsero altri cascinali, dando origine a un piccolo borgo agricolo, dotato anche di un oratorio dedicato — ovviamente — a San Martino divenendo una frazione del Comune di Rogoredo.
Al confine con il quartiere sorge il Molino di San Martino (oggi nel comune di San Donato), un antico edificio da sempre adibito a osteria, oggi sede del ristorante I Tri Basei. Suggestivo l’altorilievo sulla facciata rappresentante il Santo nell’atto di tagliare il mantello.





A segnare il confine comunale c’è la strada che conduce al borgo di Triulzo Superiore, oggi accesso anche alla fermata M3 San Donato e la roggia Spazzola.

Il borgo era attraversato anche dal Cavo Redefossi, che correva accanto alla via Emilia (oggi via Rogoredo), ora intubato sotto il manto stradale.
San Martino, costituito da un insieme di cascine, apparteneva alla frazione di Nosedo di Chiaravalle, quando quest’ultima era un comune indipendente, fino al 1923, anno in cui fu annesso a Milano insieme ad altri comuni limitrofi.




Per secoli la situazione rimase immutata, fino all’arrivo della ferrovia e alla costruzione della stazione di Rogoredo. Da allora, Rogoredo conobbe uno sviluppo industriale con officine e laboratori, e San Martino beneficiò di questo fermento. Nel 1886 i fratelli Riva fondarono la Ferriera di Rogoredo, poi ceduta ai Merati e infine ai Redaelli, il che portò alla costruzione di numerosi edifici residenziali anche nel vicino San Martino.
Nei decenni successivi, il piccolo borgo restò un luogo di passaggio lungo la sempre più trafficata via Emilia, attraversato da successive ondate migratorie: prima dalla Brianza, dalla Lombardia meridionale e dall’Emilia; poi dal Triveneto e dal Sud Italia, e infine, dagli anni Ottanta, da famiglie provenienti dall’Africa e dall’Asia.
Con la costruzione della Tangenziale Est nel 1971, San Martino fu di fatto isolato, tagliato fuori sia da Milano che dalla stessa Rogoredo. Lo sviluppo tumultuoso della confinante Metanopoli, a San Donato Milanese, finì per chiudere il borgo in una sorta di bolla.


Durante gli anni Ottanta e Novanta, le amministrazioni comunali considerarono San Martino poco più di una “discarica urbana”, dove convogliare situazioni problematiche.
Nel 1991 fu aperto un centro di accoglienza per senzatetto, che venne però presto occupato da immigrati clandestini africani. Iniziò così un lungo periodo di degrado: spaccio di droga gestito da clan somali, criminalità diffusa, crollo del valore immobiliare. Nel 1993 metà delle attività commerciali chiuse. Dopo lo sgombero del centro, gli spacciatori si spostarono in un edificio vicino (via Rogoredo 101), trasformandolo in un rifugio per tossicodipendenti. Le proteste dei residenti, spesso etichettate ingiustamente come razziste, non fermarono il degrado per anni.

Successivamente, l’area del centro fu destinata a campo nomadi, ancora oggi presente. Nel 2014 il Comune propose di costruire una moschea in un prato che gli abitanti avevano faticosamente trasformato in parco; le proteste fermarono il progetto. Oggi San Martino è classificato come NIL (Nucleo di Identità Locale), con una forte presenza straniera, alcuni edifici ristrutturati e nuove attività commerciali.
L’unico edificio di nuova costruzione nella zona è quello al civico 12 di via 8 Ottobre 2001, completato nel 2017. Per il resto, si tratta per lo più di restauri su edifici del Novecento.
Via Rogoredo, asse centrale del quartiere, presenta sul lato est una serie di edifici che vanno dal civico 95 al 119; sul lato dei civici pari, invece, la strada diventa più rurale, sebbene ci siano ancora aree edificabili. Al civico 110 si trova un piccolo fast food e un distributore di carburante, mentre al 120 sorge la grande Cascina San Martino, da cui il quartiere prende il nome. Si tratta di un complesso di edifici disposti in parallelo: fienili, ex stalle, una casa padronale e una lunga stecca che un tempo ospitava i contadini che lavoravano i campi della proprietà. Oggi la cascina ospita varie attività. Poco più avanti, in direzione San Donato, si trovano un altro distributore, un parcheggio e un autolavaggio.









Via 8 Ottobre 2001 è stata dedicata, nel giugno 2007, alle vittime del disastro aereo di Linate. Curiosamente, l’unico altro incidente aereo avvenuto a Milano si è verificato a nemmeno cento metri da quella stessa via, il 3 ottobre 2021, quando precipitò un jet privato.
Accanto alla chiesetta di San Martino — un edificio che ricorda più un container con timpano, costruito a fine anni Sessanta — si trova una piazza con il monumento dedicato alle vittime del disastro di Linate. Monumento che, a onor del vero, meriterebbe un restauro e una maggiore tutela, vista la sua importanza commemorativa. Oggi, purtroppo, è già sporco e imbrattato di scritte (come la chiesetta).








Cosa potrebbe fare il Comune per rendere quest’area meno periferica? Anzitutto















- Referenze fotografiche: Roberto Arsuffi, Milano Sparita, Milàn l’era inscì
- Fonte: Pagina Milano Scomparsa, Lombardia Beni Culturali, Le Strade di Milano”, Newton Peridici 1991, “Le Città nella Storia d’Italia” – Milano, Edizini la Terza 1982
- Le foto d’epoca che inseriamo negli articoli non sono di nostra proprietà, ma sono immagini diffuse in rete e pertanto, a meno che non sia scritto, non si conosce il proprietario.
- Metanopoli, San Donato Milanese, Milano, via Rogoredo, Rogoredo, Quartiere San Martino, Cascina San Martino, via 8 Ottobre 2001
Conosco bene la zona avendo fatto per anni la tratta Rogoredo – San Giuliano: che dire… abbandonata a se stessa, con una via Emilia a mo di autostrada, pochissimo verde e mal curato e pulizia zero. Sarebbe carino pensare al recupero della Cascina coinvolgendo la popolazione.