Milano, Affori.
Ottobre 2025. Ora ci sarà una” bella gatta da pelare” per il Comune di Milano alle porte di Affori, perché a forza di ignorare un problema ora è giunto il momento di doverlo affrontare.
Il “problema” è quello che riguarda il grande progetto della Metrotranvia Interquartiere Nord, che dovrebbe attraversare la fascia settentrionale della città da Certosa (Musocco) fino a Cascina Gobba, è tornato a far discutere dopo l’apertura nei giorni scorsi del nuovo tratto sino a via Adriano. Una linea strategica, certo, ma anche piena di nodi irrisolti.
Il tracciato toccherebbe quartieri storici e popolosi come Villapizzone, Bovisa, Affori, Niguarda, Bicocca, Precotto, Parco e Quartiere Adriano, fino a Crescenzago e oltre.
Un percorso di mobilità sostenibile che, sulla carta, dovrebbe cucire insieme zone finora isolate. Ma tra le righe del progetto riaffiora una vecchia ferita del passato milanese: la Gronda Nord.

La Gronda che non fu
Tutto comincia nel 1934, quando nel Piano Regolatore Generale appare per la prima volta il tracciato di quella che allora era chiamata superstrada interquartiere.
Doveva collegare Fiorenza (Roserio), a nord-ovest, con Palmanova-Cascina Gobba, a nord-est. Una vera tangenziale interna che avrebbe attraversato campi e cascine della periferia milanese, allora ancora immersa nel verde.



Per decenni il progetto rimase sospeso, ma il suo fantasma continuò a condizionare il territorio: intere fasce di suolo rimasero inedificate, “in attesa” dell’autostrada che per fortuna non arrivò mai.
Negli anni Cinquanta e Sessanta, mentre la città si riempiva di auto, alcune porzioni furono comunque costruite: le aree verdi di via Santa Monica e Santa Marcellina a Pratocentenaro, piazzale della Martesana, poi negli anni Ottanta il cavalcavia di via Martin Luther King e, molto più tardi, viale Majorana e il sottopasso di via Eritrea-Stephenson.
Piccoli tasselli di un puzzle stradale mai completato, ma mai del tutto cancellato.

La rivolta dei cittadini
Quando negli anni Duemila il progetto della Gronda tornò alla ribalta, la città non era più la stessa.
Non c’erano più solo automobilisti: c’erano cittadini, comitati, associazioni, un’idea diversa di Milano.
Nel 2002 nacque il Coordinamento dei Comitati Antigronda, che iniziò una lunga battaglia legale e civile contro l’opera, considerata inutile e dannosa.
Arrivarono denunce alla Commissione Europea, ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato, interventi di Legambiente e perfino tre richiami ufficiali da Bruxelles (2004, 2005, 2006) per la mancata Valutazione d’Impatto Ambientale.
Nel 2008 la Corte di Giustizia Europea impose la VIA, e nel 2009 il Consiglio di Stato diede ragione ai comitati, bloccando tutto.
Ma il Comune tentò ancora: versioni nuove, mappe aggiornate, fino a quando nel 2012, con la Giunta Pisapia, la Gronda venne finalmente cancellata.
Una vittoria storica per i cittadini e per una nuova visione urbana che sceglieva il tram al posto dell’asfalto.
Il Parco delle Favole: un polmone “resistente”
C’è un luogo simbolo di questa lunga vicenda: il Parco delle Favole di Affori.
Un’oasi verde nata nel 1976 per volontà dell’allora sindaco Aldo Aniasi, che trasformò una cava di sabbia in un giardino pubblico di oltre 22.000 metri quadrati. Furono piantati più di 500 alberi, installate fontanelle, panchine, giochi per bambini e vialetti lastricati.
Un parco che gli amministratori di allora forse consideravano “provvisorio”, da sacrificare quando sarebbe arrivata la superstrada. Ma si sbagliavano.
Negli anni i cittadini se ne sono innamorati, lo hanno curato, difeso, e alla fine lo hanno salvato.
Nel 2018 il parco è stato dedicato a Luciana Cella Guffanti, la “pasionaria di Affori”, simbolo della lotta per il verde e per la qualità della vita nei quartieri popolari.
Il nome “Parco delle Favole” lo scelsero i bambini, e non poteva esserci titolo più azzeccato: un piccolo bosco dove la città si ferma e respira.
Oggi il parco è popolato da pioppi, bagolari, aceri, frassini, ippocastani, e accoglie anche uccelli migratori. È collegato al Parco Nord da una piacevole ciclopedonale che parte da piazzale Maciachini.










E ora? Il tram passa (forse) nel “Bosco” delle Favole
Ma la storia, come spesso accade a Milano, torna a bussare alla stessa porta.
Il nuovo progetto della Metrotranvia Nord — non ancora ufficializzato — rischia di tagliare in due il Parco delle Favole.
Proprio così: i binari potrebbero attraversare quel piccolo bosco tanto amato dagli afforesi.
Secondo le prime indiscrezioni, il tracciato provenendo da via Majorana dovrebbe attraversare viale Enrico Fermi, entrare nel Parco delle Favole, sbucare in via Cavalletto, attraversare via Pellegrino Rossi, costeggiare l’Esselunga di Affori lungo via Don Giovanni Grioli, e poi proseguire fino alla Bovisa, attraversando via Cialdini e via pedroni, infilarsi nell’area incolta Bovisasca-Leningrado (chissà quale il suo futuro), infilarsi sotto il rilievo ferroviario e proseguire in via Cosenz per congiungersi con il ramo già in costruzione di via Durando.
Di seguito le foto di Viale Enrico Fermi, il Parco delle Favole con la ciclabile e l’incrocio con via Majorana.






Un passaggio complesso, non solo dal punto di vista tecnico ma anche emotivo: il “Bosco delle Favole” non è più uno spazio marginale, ma un pezzo d’identità di quartiere.
Non a caso, è già nato un nuovo comitato di cittadini, preoccupati per il futuro del parco e — curiosamente — anche per la perdita dei posti auto di via Cavalletto, una larga via oggi usata come parcheggio tra la stazione M3 Affori Centro e il giardino.
Di seguito invece il “piazzale e parcheggio” di via Alberto Cavalletto.




Il tratto di Affori, per ora, resta “sospeso”. Forse perché troppo delicato al momento.
Difficile giustificare il taglio di decine di alberi in un’epoca in cui Milano si riempie di slogan sulla “città verde”. Ma prima o poi, quella decisione dovrà essere presa. Anche perché la metrotranvia nord è un collegamento troppo importante e, anche a detta dei comitati che difendono il parco, necessaria. Attesa almeno fin dalla fine degli anni ’90 quando se ne iniziò a parlare.
Il comitato propone al Comune di trovare percorsi alternativi, ma questo risulterebbe veramente complicato, anche perché le rotaie ora sono arrivate all’altezza del pronto soccorso dell’Ospedale di Niguarda, a circa 300 metri dal parco.



Noi di Urbanfile, pur capendo la gravità che incombe sul boschetto del parco, non possiamo pensare ad un’interruzione del progetto. Sicuramente la metrotranvia, per fortuna, non sarà la superstrada progettata decenni fa, ma un percorso molto più stretto che andrà ad occupare minor spazio (come ad esempio in via Majorana, vedibile nelle foto sopra). Se i progettisti trovassero una soluzione idonea, che riduca l’impatto, magari compiendo una curva di modo da salvare più alberi possibile, sarebbe certamente auspicabile. Certo, il parco sarà “spezzato” in due.
Questo tratto collegherebbe con poche fermate, la stazione M3 Affori Centro con M3 Bicocca, avvicinando quartieri altrimenti distanti, un ospedale e un’università.






- Referenze immagini: Roberto Arsuffi, ATM, Comune di Milano
- Metrotranvia, Quarto Oggiaro, Villapizzone, Bovisa, Affori, Niguarda, Bicocca, Precotto, Quartiere Adriano, Cascina Gobba, viale Fulvio Testi, PNRR, Trasporti, Tram, Via Padova, Martesana, Parco delle Favole, Via Cavalletto, Via Pellegrino Rossi, Viale Enrico Fermi, Via Majorana
L’unica soluzione è quella di realizzare un tunnel che parta dal pronto soccorso e passi sotto il Viale Enrico Fermi e il Parco delle Favole e sbuchi in via Don Grioli e costeggiando l’area che costeggia Esselunga ed ex Oerlikon.
Sono d’accordo, la metrotranvia serve, ma qui non si sta parlando di sterpaglie come quelle del “Bosco di Gioia” che una quindicina d’anni fa si voleva a tutti i costi preservare invece di far sorgere parte del progetto Porta Nuova. Il Giardino è invece ben tenuto, e frequentato. Come sempre, in Italia si pensa di risolvere ogni problema non affrontandolo: che senso ha avuto arrivare da est, e da ovest, ignorando (ovviamente coscientemente) la tratta più impegnativa, cioè quella centrale, senza vedere il tutto come uno sviluppo organico? Così ora è forse troppo tardi per fare una variante al progetto e prevedere l’interramento, e non è da escludere che tra corsi e ricorsi quella tratta non veda mai la luce.
Non credo che questo debba essere considerato un problema. La tratta del tram 31 passa in parte attraverso il Parco Nord. Non c’è alcun problema di integrazione: i binari e il tram si inseriscono perfettamente nel contesto. Basta cercare problemi dove non ce ne sono.
Domando: se fino alla giunta Pisapia è stato bloccato tutto, perché il solito Sala vuole fare il fenomeno? Il parco c’era da molto tempo prima, cercare un altro percorso non era difficile ma si è abituati ad arrivare al problema, (forse volendolo creare) per poi fare la sceneggiata! Gli alberi si possono trasferire e non abbattere come ha in esclusiva questa Giunta di beceri e falsi green
Qua mi sembra che l’unico fenomeno sia tu. La tranvia va fatta, gli alberi che si abbatteranno devono essere meno possibile. Si recupereranno spazi verdi altrove. Tram e parchi non sono incompatibili, ci sono esempi ovunque.
Ricordiamo che questa città è letteralmente piena di viali alberati in cui le auto parcheggiano sopra le aiuole e le radici degli alberi. Anche in gran parte della vicina Fulvio Testi è così, e nessuno dice niente.
Leggi bene i testi: la giunta Pisapia ha affossato il progetto di una strada(che sarebbe stata, quella si’, ad alto impatto ambientale) non ha affossato il progetto della tranvia ..spero che si trovi una soluzione perche’ ci sono quartieri vicini tra loro in linea d’aria ma purtroppk mal collegati. Io abito a Precotto e per andare al Niguarda devo fare un giro dell’oca
Ma il progetto cosa prevede? Non trovo gli esecutivi né FTE per il parco delle favole. Ci sarà solo il tram o anche strada affiancata?
Se fosse solo tram andrebbe bene, ma anche con la strada staremmo costruendo l’Interquartiere di nascosto.
La metrotranvia toglierà un elevato numero di macchine (meno inquinamento),quindi si possono tranquillamente tagliare un numero minimo di alberi & piantarli di fianco
Fare un sottopasso sarebbe troppo oneroso? Tra l’altro al contrario di quello che si dice, far passare il tram su via Enrico Fermi rallenterà di non poco il traffico con la conseguenza di lunghe code sul viale e di conseguenza dell’inquinamento.
Si. Sarebbe troppo costoso. I lavori durerebbero molto di più e non sarebbe nemmeno così fattibile perché per scendere in sotterranea i tram hanno bisogno di rampe molto lunghe (vedasi il 7 sotto Greco Pirelli).
Quindi no, meglio non impelagarsi in sottopassi.
Sul rallentare le auto invece direi un bel chissene frega. Le auto in città devono diminuire nel modo più drastico possibile. E vanno rallentate, limitate e vessate con multe e sanzioni. Gli automobilisti rendono sta città invivibile. La città deve iniziare seriamente a prendere provvedimenti.
Problema assolutamente inutile e critiche totalmente pretestuose. Tram e parco possono coesistere alla perfezione e senza TAGLIARE IN DUE il bosco, basterebbe installare passaggi a livello che chiudono e aprono all’occorrenza, senza la necessità di costosi ed impattanti sotto-sopra passaggi.