A settembre, il tanto sospirato, per molti, primo Starbucks italiano aprirà in piazza Cordusio nell’ex palazzo delle Poste.
Ad annunciarlo è Howard Schultz, executive chairman e fondatore, della catena di caffetterie di Seattle che oggi conta 29mila store nel mondo e un giro di clienti che arriva a cento milioni a settimana, che si trova a Milano per Seeds&Chips (il summit del cibo che si sta tenendo in questi giorni in città). “La nuova “roastery” Starbucks – ha detto il manager definendo meglio i tempi dello sbarco della catena a Milano – aprirà a settembre e sarà una nuova, straordinaria torrefazione”.
La Starbucks Reserve Roastery (questo è il nome del nuovo store) «sarà un’esperienza (come riferiscono sul sito) che non si può provare da nessun’altra parte del mondo», per lo stile e il gusto: un open space di 2400 metri quadri dove gli ospiti, oltre a degustare i prodotti, potranno fare anche un viaggio nel mondo del caffè, dalla fava all’espresso, perché ci sarà una torrefazione interna. Sarà come un salotto cittadino, dove fermarsi anche per mangiare, grazie alla collaborazione italiana con la panetteria Princi, rilassarsi o mettersi a lavorare in un ambiente amichevole.
Va ricordato che la grande catena di caffetterie internazionale ha avuto ispirazione dai bar di Milano, come ha più volte sottolineato Schultz. Il fondatore, infatti, ha ricordato di essere venuto a Milano nel 1983: “La mia immaginazione – ha detto – è stata catturata dal caffè italiano, dal romanticismo, dal teatro, questo terzo posto tra la casa e il lavoro. Questa è stata la genesi di quello che in futuro è poi diventato Starbucks”. “Non vogliamo insegnarvi a fare il caffè, anzi vogliamo farvi vedere cosa abbiamo imparato», ha poi sottolineato ricordando che Starbucks non è solo caffè «ma vendiamo qualcosa di più, un’esperienza, l’opportunità per i nostri clienti di sapere cosa facciamo”.
Anche il sindaco Beppe Sala conferma i tempi: “Oggi ho incontrato Schultz – ha detto il primo cittadino – e mi ha confermato la data. Mi ha inoltre ribadito che l’America guarda a Milano con grande interesse”.
Il negozio manterrà il marchio Starbucks?
http://www.repubblica.it/economia/finanza/2018/05/07/news/nestle_paga_7_15_miliardi_la_licenza_per_vendere_il_caffe_starbucks_nel_mondo-195713266/
Ma hai letto bene l’articolo? Nestlé ha semplicemente comprato la licenza per vendere prodotti a marchio Starbucks AL DI FUORI degli store Starbucks…
ovvio che i negozi continueranno a chiamarsi così… sarebbe proprio un suicidio cambiare in corsa un marchio che funziona.
Mea Culpa.
Il giornalista di Repubblica ha scritto il paragrafo sul perimetro della vendita come si scrivono i quiz della patente…
E’ l’ennesima dimostrazione (mi viene in mente il primo negozio esperienziale del mondo di Woolrich aperto da poco in corso Venezia), di quanto Milano sia considerata una città di assoluto primo piano per l’innovazione, specialmente nel retail. Una città che accoglie a braccia aperte le novità e le sperimentazioni, senza conservatorsimi.
È una multinazionale va bene in un centro commerciale non in centro , , non è un valore aggiunto per la mia città visto che ci sono 2400 negozi nel mondo , la differenza tra una città è un altra da visitare sono le cose rare , io da buon milanese andrò sempre al bar ha farmi il caffè , visto che siamo i maestri
Concordo assolutamente !
Concordo assolutamente con te
Sorvolando sul tremendo errore di grammatica (che spero sia solo il frutto di una disattenzione mentre guardavi le tette di una tua amica), il marchio Starbucks va invece benissimo in centro, oltretutto in un palazzo di 120 anni fa. Non confondere con MacDonald’s: mentre quest’ultimo è standardizzato all’inverosimile, Starbucks non lo è, visto che si adatta alla città in cui si trova. I caffè – almeno di volerlo chiedere espressamente – non saranno quelle brodaglie americane ma saranno più densi. Se vorrai la tazzina come nei nostri bar, ci sarà una macchinetta apposta. Altrimenti, ti venderanno il bicchiere di cartone da 25 cc con un prodotto eccellente (l’ho provato altrove). Ma come dice il signor Schulz “vederemo un’esperienza”.
Non so voi, ma provo un po’ di vergogna per il fatto che noi italiani non siamo riusciti a esportare un marchio di caffetteria o un marchio di pizzeria che sia uno e ci siamo fatti colonizzare dagli americani che sono più intelligenti di noi. Chapeau a loro
Bravi.
Così lasciate più spazio ai tavoli per chi si vuole sedere…
Ottimo
????
“La Starbucks Reserve Roastery (questo è il nome del nuovo store)” è una roastery, non un “coffee shop” – “café” a caso. Sarà una cosa unica al mondo e darà un fortissimo valore aggiunto al centro di milano, e in pù soldi per sistemare piazza cordusio come si deve! Ora il mio sogno resta la vendita dell’edificio della banca d’italia, palazzo imponente di un’istituzione oramai morente che merita di essere valorizzato.
Gli stessi che si lamentano dei Troppo centri commerciali poi si esaltano per una multinazionale che apre un negozio fotocopia di altri 1000 , il centro di Milano trasformato nel più grande centro commerciale del mondo, vi contraddite sempre
O non hai letto attentamente oppure sei accecato dall’invidia e dall’odio verso i capitalisti: il negozio di Cordusio non sarà una fotocopia di altri ma manterrà uno stile italiano, anche se la proprietà è americana. Così è infatti la filosofia di Starbucks, che differisce da quella di MacDonald’s.
Concordo in toto con “GG”.
E tu, Precotto, cerca di usare meglio grammatica e punteggiatura perché fai venire i brrrrividi
Precotto, questo particolare negozio è diverso. Ne han solo una mezza dozzina in tutto il mondo. E’ una buona cosa che apra proprio a Milano.
Se invece mi dici se son contento che (dopo di questo) ne apriranno circa 600 altri fotocopia di quelli che ci son dappertutto nel mondo e che tutti conosciamo….il discorso è diverso.
Ma con tutti i franchising anonimi e fotocopia che già abbiamo, Starbucks può anche avere il suo perchè. Anche se il caffè costa forse troppo per i miei gusti 🙂
Scusa,
Ti lamenti che la città muore perché la gente si sposta fuori verso i centri commerciali e poi quando un enorme attrattore di clienti e cittadini si installa in pieno centro hai qualcosa da ridire?
Nb.
I centri sorelle città sono DA SEMPRE dei centri commerciali naturali.
Anzi Milano la gente va fuori solo perché il centro NON è pedonale NON è silenzioso e NON è tranquillo come appunto un artificiale outlet fuori città.
Comunque vi siete dimenticati di battagliare anche per l’Apple store che arriva tra poco.
Non dimenticatevi l’Apple store… eh
fara scendere i fatturati dei bar adiacenti a conduzione familiare , bravo sinistroide sala
Non sono certo di sinistra, ma quanto dici è veramente retrogrado. Sarebbe come accusare Ryanair o easyJet di fare concorrenza alle piccole compagnie aeree. Prova a ragionare in ottica odierna e non nell’ottica anni ’60 o ’70. Prova: non è difficile. Ce la puoi fare
A beh certo, piazza Cordusio e via Dante pullulano di esercizi a conduzione familiare, come no. Del resto gli affitti commerciali in zona son talmente bassi che qualsiasi famigliola volenterosa se li può permettere.
Il fatto che non siano insegne di catene non significa che siano a conduzione familiare. La prossima volta che prendi il caffè in un “bar a conduzione familiare” in via Dante prova a guardare lo scontrino: al 99,99% il titolare della licenza è una SRL, non esattamente la forma societaria di un esercizio familiare.
E poi scusa, te la prendi con i “sinistroidi” e poi vuoi fare del protezionismo e andare contro la più sacra delle leggi del libero mercato, la legge della domanda e dell’offerta?
Se, una volta aperto Starbucks, i clienti preferissero andare il caffè lì invece che il bar all’angolo, sarà perché trovano migliore il prodotto/servizio.
È il libero mercato, bellezza.
Ma da chi hai imparato i rudimenti de, Topo Gigio? (Cit.)
Ragazzi, diamoci una calmata, è solo un negozio: se vi piace ci andate, se non vi piace non ci andate, fine.
Dimenticate l’Apple store che farà chiudere un sacco di negozi artigianali di iPod…