Le Corti di Bayres, uno spazio commerciale creato unendo i cortili di quattro palazzi differenti che si trovavano all’angolo tra il Corso Buenos Aires e via Petrella, vennero aperte nel 1994 circa.
Si tratta di un bel palazzo fine anni Quaranta posto all’angolo affiancato da un’altro edificio dello stesso periodo e da una graziosa palazzina liberty su via Petrella, la quale mantiene solo la facciata in stile mentre i cortili interni non hanno nulla di particolare se non un gazebo e una fontana circolare posti dopo l’intervento commerciale. A fatica per anni si è cercato di fare vivere questo grande spazio commerciale, ma circa sei anni fa il complesso è stato definitivamente chiuso, mostrando le ormai inutili vetrine chiuse e spente sulla via commerciale per antonomasia di Milano, Corso Buenos Aires. Tra le decine di negozi abbandonati, si trovano ora solo fontane sporche e piante allo stato selvatico. Restano il portierato, due spazi temporanei con degli outlet, l’agenzia e il bar. Da anni si parla di ristrutturazione, demolizione, stravolgimenti di ogni genere, tanto che rete si trovano dei progetti che non hanno mai avuto un seguito.
E’ notizia di poche settimane fa che l’intero blocco di edifici (4 in tutto) è stato acquistato da un fondo immobiliare inglese, la Meyer Bergman. I quattro edifici saranno ad uso commerciale e residenziale, uno in Corso Buenos Aires al 59 e altri tre in via Petrella, ai numeri 2, 4 e 6.
«Il fondo era alla ricerca dei miglior asset immobiliari per sviluppare la loro idea di retail, come hanno già fatto nei progetti di Oslo e Parigi. La trattativa più complessa è stata quella relativa all’acquisizione della parte residenziale del blocco» come ha detto al Corriere della Sera Luisa Marri, dg di Sansedoni Siena Spa, la controllata dei Monte dei Paschi di Siena che è stata advisor dell’operazione per i venditori. Quindi, sono partite le trattative con il Sunia, il sindacato nazionale degli inquilini, e con gli inquilini stessi; alcuni sono stati spostati al civico numero 6 di Petrella, l’unico rimasto abitato: «È finito tutto bene, senza cause né passaggi in tribunale», assicura Marri che poi anticipa quanto conferma anche la società: «Gli inglesi stanno già cercando un partner per vendere la parte immobiliare», che rappresenta circa i due terzi degli spazi. I negozi saranno invece locati a terzi. Ora si parte con i lavori. L’apertura è prevista per il 2017.
L’insieme di edifici sul Corso e via Petrella
Alcuni progetti per la conversione di quest’angolo del corso mai realizzati.
Quest’altro che avrebbe stravolto pesantemente i vecchi edifici e l’equilibrio della zona.
I progetti alternativi sono da denuncia per porto abusivo di autocad.
Peccato di non averle visti recentemente vissuti dalla cittadinanza, come si vede invece in una di queste vecchie foto.
L’idea e alcune soluzioni dell’intervento ricordano molto i cortili della zona circostante il famosissimo Hackesche Hofe a Berlino.
(https://it.wikipedia.org/wiki/Hackesche_H%C3%B6fe)
Vero, ma non sono mai decollati…
Personalmente adoravo passeggiare nelle corti, protetto dal turbine autoveicolare del corso! Ritengo che gli spazi interni alle corti siano piacevoli e se organizzati bene possano diventare un attrattiva x ol turista in cerca di riposo dopo ore di struscio ma anche per il meneghino domenicale! Ceryo é che i progetti postati come esempio sono terribili! Trasformerebbero in peggio la già poca fisionomia del corso.
In ogni caso uno dei problemi delle gallerie commerciali di cba é che non sono segnalate a dovere e sono poco appetibili. La maggior parte dei negozi é chiuso e l’attraversamento di questi corridoi si accompagna ad un senso di degrado ed insicurezza. Il corso avrebbe bisogno di rinfrescata rendendolo più piacevole per i passanti. Manca di quella sensazione gioiosa e di meraviglia che invece puoi trovare in altre parti della città.
Il chiosco e i pali della luce sarebbero stati perfetti in darsena 🙂
Sullo stesso stile avrei fatto il mercato
Per quanto so che l’ultimo progetto sia odiato da molti (obiettivamente molto impattante) trovo abbia una sua maginifica presenza da teatro di scena aperto in piazza.
Trovo abbia un suo fascino architettonico perchè spacca le convenzioni dei volumi, spazi e vie di fuga visuali del Corso, un pò troppo chiuso e autoreferenziale.
Ps.
So già che è quello considerato più brutto.
Però affascina in un certo qual modo.
concordo con wf
l’ultimo progetto è l’unico che dimostra un minimo di suggestione sul tema.
A mio avviso il successo di un’operazione di questo tipo passa inevitabilmente attraverso lo scardinamento dell’allineamento edilizio con un elemento archittetonico forte e una nuova piazza commerciale in grado di convogliare i flussi pedonali dello shopping. In caso contrario è risaputo che la c.d. “vasca” (come può definirsi su ampia scala corso Buenos Aires), orienta il flusso dei potenziali compratori solo nel senso parallelo alle vetrine.
Concordo con queste nuove osservazioni.
Non avrei saputo esprimermi meglio.
Infatti oggi la fruizione del corso la sua opera viva è essenzialmente di vasca e di fuga, mentre la spaccatura che deriva dal progetto richiama una funzione di sosta e osservazione creando dei punti di singolarità.
Giusto.