Anzitutto spieghiamo il perché di questo nome piuttosto strano: deriva dal fatto che nel 1848 gli austriaci, dopo le 5 giornate di Milano, abbandonarono la città e a Turro in piazza Governo Provvisorio, in una ex-casa dell’Ospedale Maggiore di Milano, si riunirono i membri del governo provvisorio della Lombardia. Tra questi vi erano Luigi Anelli, Giuseppe Durini, Cesare Correnti e Gabrio Casati, che da podestà sotto gli invasori divenne presidente del governo provvisorio. Quindi una tappa fondamentale per la storia del Risorgimento italiano.
La piazza venne sistemata sul finire degli anni Novanta con un arredo urbano neanche tanto costoso, una pavimentazione di autobloccanti, qualche aiuola con le inossidabili magnolie, panettoni e qualche fioriera con seduta (forse erano quelle comparse per lungo tempo in Corso Vittorio Emanuele). La piazza è più che altro un tratto di via abbastanza largo all’altezza di via Vincenzo Russo che si restringe poi verso la fine all’incrocio con via Gerolamo Vida. Unico edificio degno di nota è la cascina Turro, un edificio del Quattrocento restaurato dal Comune nel 2012 e trasformato in spazio del consiglio di zona.
Le restanti architetture sono quasi tutti edifici dei primi due decenni del Novecento, con decorazioni di un vago liberty.
Come al solito, mancando i dissuasori, il parcheggio selvaggio persiste anche in queste zone. Ecco l’effetto che si ha, da zona pedonale a parcheggio sicuro e indisturbato.
A parte i parcheggi, si tratta tutto sommato di una gradevole e dignitosa piazza di periferia.
Mi sembra un bel luogo, semplice e ordinato come dovrebbe essere ogni zona di periferia.
I panettoni sono meno brutti e più ordinati di quelli in centro (vedi Cordusio).
Peccato le solite auto parcheggiate da ignoranti.