E’ arrivato l’OK per lo stadio del Milan al Portello da parte di Fondazione Fiera Milano. Il progetto, voluto dal Milan e da Barbara Berlusconi, ha vinto il bando, infatti il Comitato esecutivo dell’ente Fiera ha preferito il progetto rossonero a quello proposto da Vitali per la riqualificazione dell’area, dopo l’ennesimo rilancio da parte del Milan, arrivato a 4 milioni di euro all’anno di affitto per l’area. Come era prevedibile la proposta della squadra di calcio ha avuto la meglio sulle altre proposte meno appetitose dal punto di vista economico. Ora servono le autorizzazioni del Comune che dovrà valutare assieme al consiglio di zona anche le criticità di uno stadio costruito così all’interno della città, in una zona anche residenziale. Infatti l’essere così inserito nel contesto urbano e a due passi da Casa Milan, già presente al Portello, è una peculiarità fondamentale per la squadra ma allo stesso tempo è una criticità per i residenti, che temono problemi viabilistici, di ordine pubblico e per un cantiere che sicuramente durerà almeno cinque anni. Il Milan presto presenterà il progetto definitivo e si accollerà anche le spese (circa 20 milioni di euro) per la bonifica dei terreni.
“Abbiamo sempre detto che non si devono affrontare le questioni partendo da pregiudizi. Le decisioni vanno prese con serenità, e tenendo conto delle esigenze di sviluppo e di tutela del territorio” aggiunge il vicesindaco e assessore all’Urbanistica, Ada Lucia De Cesaris. “Ora attendiamo di poter vedere e valutare il progetto definitivo. La decisione di Fiera non significa che l’opera sarà realizzata: oltre alle preliminari valutazioni tecniche ed urbanistiche, sarà infatti necessario il confronto in Giunta e in Consiglio, nonché l’approfondimento di tutti i rilievi avanzati dai cittadini”.
a mio parere il Comune non avrebbe dovuto tardare così tanto ad esprimere il proprio orientamento. Trasformazioni urbane così impattanti vanno governate fin dall’inizio, senza aspettare che divenino mostri ingovernabili (perché si sono impegnati capitali, fatti studi, prese decisioni…). Adesso dire di no sarà molto più difficile, mi sembra una forma di disprezzo sia nei confronti dei cittadini che degli stessi imprenditori. Come dire: alla fine sono io che decido (chissà se è vero). Non è bello.