Come abbiamo visto, sono partiti i lavori di bonifica per la torre ex-INPS in Via Melchiorre Gioia 22. Ancora un mistero il nuovo progetto di Coima Sgr.
questo si sapeva e, ad essere sincero, un po’ mi dispiace.
sarebbe stato bello, in un mondo ideale, che esempi ben riusciti, come questo, di architettura terziaria non “monumentale” di quell’epoca a milano fossero conservati, ovviamente opportunamente adeguati alle correnti esigenze d’uso, un po’ come si intende fare con il recupero del GalFa.
e non è che tutto ciò che ha più di 50 anni di vita è automaticamente inguardabile perchè appartiene ad un altra epoca.
parlando a titolo personale, l’edificio era effettivamente uno dei meglio riusciti del suo tempo, e dall’estetica molto interessante.
parlando da urbanista, è normale che le città si stratifichino; meno normale è che ci sia una damnatio memoriae di interi periodi storici, o almeno, ciò di solito succede a valle di sconvolgimenti e rivoluzioni politiche. Paradossalmente si stanno cancellando gli edifici un tempo simbolo del benessere e del boom economico, il che potrebbe anche essere sociologicamente interessante. forse sono ancora visti con la distorta lente del miope ambientalismo sorto dalla successiva crisi petrolifera, che con una discreta dose di autoreferenzialità targò come speculazione edilizia anche quello che speculazione non era.
Guarda, le schifezze anni 50 e 60 a Milano sono talmente tante che cancellarle tutte è impossibile. Quindi non temere: le testimonianze di quell’epoca scellerata resteranno a imperitura memoria dei danni che può fare l’uomo quando si allontana da un’ottica umanistica.
Certo ché glie edifici simbolo del benessere e del boom economico sono purtroppo spesso anche quelli più brutti ed arroganti.
D’altronde de gustibus non est disputandum
non so con che criterio giudichiate gli edifici dell’epoca del boom economico (immagino fortemente il “gusto personale”) ma, per quanto concerne le struture terziarie, si trattò per l’appunto dei primi uffici costruiti non per impressionare l’uomo e schiacciarlo nel macchinario burocratico (come di abitudine nei decenni precedenti: senza andare lontano, si pensi agli uffici comunali di via Larga o palazzo Mezzanotte in piazza Affari) ma al contrario ritenendo di dovergli offrire ambienti ampi, luminosi e confortevoli. ne siano ulteriori esempi il I e il II palazzo uffici di Metanopoli, lo stesso grattacielo Pirelli, la torre GalFa…
dopo i lavori di strip out l’immobile verrà demolito e al suo posto verrà edificato un nuovo edificio di circa 30 piani as uso uffici.
questo si sapeva e, ad essere sincero, un po’ mi dispiace.
sarebbe stato bello, in un mondo ideale, che esempi ben riusciti, come questo, di architettura terziaria non “monumentale” di quell’epoca a milano fossero conservati, ovviamente opportunamente adeguati alle correnti esigenze d’uso, un po’ come si intende fare con il recupero del GalFa.
Era inguardabile.
Quella strada rinasce con il naviglio.
Sarebbe magnifico, ma mi sembra una speranza vana
Perché vana? Hanno fatto una metro non riescono a fare un fossato?
Non è questione di possibilità ma di volontà
Crediamoci tutti insieme.
concordo con Paolo. Non è che tutto ciò che ha più di 50 anni di vita è automaticamente bello solo perché appartiene a un’altra epoca.
Personalmente, percorrendo M. Gioia tutti i giorni, non ne sentirò proprio la mancanza.
Adesso via con il palazzo del Comune e le due orrende piazzole accanto ala metropolitana.
Purtroppo quelle piazzole sono diventate un parcheggio per bancarelle… Situazione non adatta alla zona (anche se andrebbe evitato ovunque)
e non è che tutto ciò che ha più di 50 anni di vita è automaticamente inguardabile perchè appartiene ad un altra epoca.
parlando a titolo personale, l’edificio era effettivamente uno dei meglio riusciti del suo tempo, e dall’estetica molto interessante.
parlando da urbanista, è normale che le città si stratifichino; meno normale è che ci sia una damnatio memoriae di interi periodi storici, o almeno, ciò di solito succede a valle di sconvolgimenti e rivoluzioni politiche. Paradossalmente si stanno cancellando gli edifici un tempo simbolo del benessere e del boom economico, il che potrebbe anche essere sociologicamente interessante. forse sono ancora visti con la distorta lente del miope ambientalismo sorto dalla successiva crisi petrolifera, che con una discreta dose di autoreferenzialità targò come speculazione edilizia anche quello che speculazione non era.
Guarda, le schifezze anni 50 e 60 a Milano sono talmente tante che cancellarle tutte è impossibile. Quindi non temere: le testimonianze di quell’epoca scellerata resteranno a imperitura memoria dei danni che può fare l’uomo quando si allontana da un’ottica umanistica.
Certo ché glie edifici simbolo del benessere e del boom economico sono purtroppo spesso anche quelli più brutti ed arroganti.
D’altronde de gustibus non est disputandum
non so con che criterio giudichiate gli edifici dell’epoca del boom economico (immagino fortemente il “gusto personale”) ma, per quanto concerne le struture terziarie, si trattò per l’appunto dei primi uffici costruiti non per impressionare l’uomo e schiacciarlo nel macchinario burocratico (come di abitudine nei decenni precedenti: senza andare lontano, si pensi agli uffici comunali di via Larga o palazzo Mezzanotte in piazza Affari) ma al contrario ritenendo di dovergli offrire ambienti ampi, luminosi e confortevoli. ne siano ulteriori esempi il I e il II palazzo uffici di Metanopoli, lo stesso grattacielo Pirelli, la torre GalFa…