Noi non siamo architetti, ma semplici cittadini appassionati di urbanistica e architettura che vogliono dire la loro su quanto ci circonda.
Naturalmente queste sono le nostre opinioni e come tali non sono condivisibili da tutti.
Questa lunga premessa è per parlare di questo palazzo, che per alcuni andrebbe abbattuto e per altri, come noi, è invece ritenuto un importante intervento di architettura degli anni Cinquanta. Come un’astronave aliena questo complesso di edifici pare sia atterrato in Corso Italia e qui sia rimasto.
Parliamo della Casa per abitazioni, uffici, negozi e autorimessa Corso Italia 13-17
Gli anni del dopoguerra, come anche gli anni precedenti il conflitto bellico, furono un periodo di sperimentazioni, dove si osava fare Architettura e si realizzavano innovative costruzioni che irrompevano brutalmente nel contesto urbano fatto in prevalenza di edifici Ottocenteschi.
E’ il caso di questo complesso di quattro edifici che si sviluppano lungo una strada interna che unisce Corso Italia con via San Senatore. Gli edifici sono differenti per altezze, per forme e orientamento, distribuiti attorno ad un fulcro attraversato da un sistema di percorsi, piazzette e giardini, delimitato dal corso e dalle vie Rugabella e Sant’Eufemia.
Il tema qui sviluppato da Luigi Moretti è quello di un complesso polifunzionale nel centro storico di Milano, realizzato a partire dal 1949 sino al 1955 su terreni lasciati liberi dopo le distruzioni belliche, a due passi dalla millenaria chiesa di Sant’Eufemia.
Su Corso Italia, affiancato da edifici realizzati nel primo Novecento, irrompe la struttura aggettante e posta come un corpo adagiato su di un altro del primo edificio per uffici di nove piani, che a sua volta poggia su un corpo con negozi alto un piano.
Sul lato opposto della via d’accesso, addossato al palazzo confinante del civico 19, si erge l’altro edificio di cinque piani, sempre per uffici e negozi. Sotto la lama del corpo aggettante si accede alla strada carrabile e pedonale che attraversa il complesso e, al centro, si staglia l’edificio destinato a residenza, che si eleva sino a quattordici piani ed è sottopassato dalla strada di accesso.
Tutti gli edifici sono differenziati da soluzioni di facciata, tanto nella griglia delle finestre quanto nei materiali di rivestimento: ‘mosaicato’ a tesserine bianche – per il blocco destinato ad uffici – e con lastre di calcare compatto per lo stabile adibito ad abitazione caratterizzato da grandi balconate e da un taglio verticale che separa il corpo in due parti.
Purtroppo abbiamo notato come, anche in questa zona, come per via Mazzini e Corso di Porta Romana, ci sia una fase, oramai pluridecennale, di stallo per quanto riguarda il commercio. Così anche qui i negozi sono con le serrande abbassate, nonostante la zona centralissima.
Su via Rugabella il corpo uffici di nove piani presenta una facciata solcata solo da tagli marcapiano che sottolineano i livelli che solo nella parte più interna si allargano per rivelare balconate per le stanze di servizio.
Recentemente sono iniziati dei lavori per ripristinare il vecchio muretto che delimita la zona carrabile da quella pedonale, accorciata nel corso del tempo. Così, forse, non troveranno più parcheggio i motorini davanti all’ingresso dell’edificio. Un po’ di ordine non può che fare bene all’estetica di questo pezzo di architettura. E alla città.
A me invece ha sempre trasmesso un senso di tristezza e degrado, oltre che ad essere completamente al di fuori del contesto (la Torre Velasca in tal senso merita molto di più).
Il paragone con l’astronave è azzeccato, ma io lo vedo in senso negativo.
La parte aggettante poi è quella che rovina totalmente il complesso.
Rende ancora più estraneo il progetto dal contesto, mi ha sempre infastidito.
Per me è bocciato, forse non al punto drastico dell’abbattimento, ma è comunque un simbolo di quanto l’ego degli architetti può spingersi e fregarsene della storia e della bellezza della Città.
Progetti belli e interessanti di quegli anni per me restano: Velasca, Torre Breda, Galfa, Pirelli, UTC, ecc…
L’edificio non è malaccio (specie se fotografato da Basilico e non da voi 🙂 https://www.nzz.ch/vom_rationalismus_zur_freien_baukunst-1.6472125 ) ma la zona fa venire tristezza solo a guardarla.
Tutte le volte che ci passo di sabato penso che la fiera di Senigallia (o le bancarelle di Papiniano) dovrebbero metterle li anziché nei già affollati Navigli, almeno (magari) un po’ si riprende.
Dirò una banalità ma per me è una delle cose più interessanti di tutta Milano. Francamente vorrei trovare così così molto più spesso in questa città spesso così noiosa dal punto di vista architettonico. E non venitemi a raccontare che siano meglio le nuove costruzioni in acciaio e vetro, perché non lo sono e invecchieranno (almeno dal punto di vista estetico) molto più rapidamente di questo capolavoro.
Premettendo che anche io sono d’accordo che non è male per niente ma non ho ben capito il resto….per te le grandi architetture degli ultimi anni, vedi Porta Nuova, Citylife, etc sono “noiose” o esteticamente inferiori a questo edificio?
Tutto si può dire di Milano — che sia brutta, grigia, ecc. ecc — ma certo non che sia noiosa. Poche città in Europa hanno la varietà architettonica di Milano, dove basta girare un angolo per trovarsi in un paesaggio completamente diverso dalla via precedente. Forse più che essere la città a essere noiosa, è lei che non tiene gli occhi abbastanza aperti.
Secondo me, la parte aggettante è la più bella. Le torre all’interno del complesso sono più banali e scontate.
Concordo con Robertoq sul degrado della zona. Tutta l’area di Corso di Porta Romana-Corso Italia-Mazzini si sta impoverendo di attività commerciali a vista d’occhio.
A me piace!
Ragionare in senso più ampio per trovare un modo per vivacizzare il quartiere e permettere di far riaprire i negozi di strada.
Da li viene la riqualificazione
Io non riesco a farmelo piacere. Sembra l ingresso a un garage. Che poi anche poco più avanti con il palazzo ras non é che vada molto meglio. Purtroppo immagino i bombardamenti hanno lasciato spazi che, condivido con il commento sopra, l’ego di qualche architetto piu che i mattoni hanno riempito. Se oggi venisse costruita una cosa simile in via Dante o in via Manzoni grideremmo allo scandalo. C’è luogo e luogo per sperimentare ma nel rispetto del tessuto storico…se lo calpestassimo ogni volta in quanto tempo non lo riconosceremmo piu?
La zona è triste perché in quelle vie non si parcheggia, o posto ce n’è poco. I negozi languiscono perché si sa, il Milanese original o quello ‘acquisito’, rapidissimo nel milanesizzarsi, se non riesce a portare la macchina a 2 metri dalla sua destinazione, non si muove affatto.
Infatti via Dante e corso Vittorio Emanuele sono tristissime e vuote perché sono pedonali e non ci si può arrivare in macchina …
Go get a life…
Bella l’idea di portare un mercato adatto nelle vie limitrofe.. Ci vedrei bene la fiera di Senigallia o il mercato di Papiniano.. tanto non si parcheggia nemmeno lì tanto vale portarli in centro almeno si rivitalizzerebbe..
Il problema grosso è che per anni il centro è stato il fulcro amministrativo finanziario della città.. ora gli uffici si stanno delocalizzando.. che ne facciamo del centro? Lo facciamo diventare di nuovo residenziale ? dopo aver distrutto le case di chi ci abitava per farne uffici?
Io avrei preferito che le case bombardate venissero ricostruite dov’erano e com’erano fronte naviglio.. detto questo la lama appoggiata sull’edificio basso non è male..anzi è molto bella… ha personalità e non disturba gli edifici ottocenteschi..
Un capolavoro. È uno degli edifici più belli di Milano!
Mi spiace che non sia stato citato in alcun modo che il giorno 8 dicembre 1925 nell’edificio precedente di corso Italia 13 fu inaugurata la stazione radiofonica di Milano dell’EIAR.