La possibilità di prendersi cura di spazi pubblici, di cui abbiamo parlato anche in un precedente articolo, trova attuazione anche nelle iniziative denominate “Giardini Condivisi”.
Il progetto “Giardini Condivisi” è attivo dal 2012 e ha visto sorgere in vari quartieri esempi interessanti di riqualificazione dei luoghi attraverso il coinvolgimento di associazioni e cittadini.
Siamo andati a incontrare Andrea Amato di Retake – associazione particolarmente attiva nella cura della città – per farci raccontare il caso del giardino di via Giambellino.
L’area del Giardino Condiviso di via Giambellino, all’inizio del 1900 era ancora aperta campagna. Qui vi scorreva il fontanile Restocco, che ancora ne delimita un lato, e niente più. Negli anni Dieci del Novecento, il Comune aveva previsto, in un piano regolatore (quello redatto da Pavia – Masera) molto proiettato nel futuro, che qui dovesse sorgere un ponte che scavalcasse la ferrovia e il Naviglio Grande per collegare il quartiere con piazzale Negrelli e la zona di San Cristoforo, Restocco e la Barona, cosa che sarebbe stata riproposta nei piani regolatori successivi fino almeno agli anni ’80. Progetto che, come sappiamo, non venne mai realizzato. Venne però costruita una fabbrica che rimase in attività fino agli anni ’70 e poi successivamente abbattuta, lasciando l’area di nuovo sgombera, ma in totale abbandono e in preda all’incuria nei decenni successivi. Nel frattempo, nel lotto a fianco, nel 1963-64 venne eretta la parrocchia di S. Giovanni Battista Vianney Curato d’Ars, su un disegno dell’architetto Mons. Enrico Villa: un bell’esempio di chiesa moderna. Infine, nel 2004, nell’ambito del programma ‘Abitare a Milano‘, l’area fu oggetto di un concorso per la realizzazione di un complesso per il social housing, che non venne poi realizzato, facendo protrarre lo stato di abbandono di questo luogo.
Fino a poco fa, quando si è pensato di sfruttarlo e concederlo ai cittadini.
Il giardino è stato inaugurato il 7 giugno 2017 dopo quasi cinquant’anni di incuria grazie al lavoro di cittadini volontari e di cento bambini della scuola elementare Nazario Sauro, in un percorso didattico sulla sostenibilità denominato “Svitati per l’Ambiente” supportato da The Boeing Company e UmbraGroup.
I dipendenti della Timberland sono arrivati dalla Svizzera per trasformare lo spazio in un giardino con quaranta fioriere, Airlite ha fornito l’innovativo materiale per far dipingere un murales che riduce l’inquinamento e abbatte i batteri, Milano Color ha fornito le vernici e parte dei pallets, Milano In Fiore ha avviato il progetto di piantumazione, gli Amici di Piazza Tirana si sono affiancati al lavoro dei volontari.
“Questo progetto è importante per tre ragioni – hanno sottolineato gli assessori del Comune di Milano Pierfrancesco Maran (Urbanistica, Verde e Agricoltura) e Gabriele Rabaiotti (Lavori Pubblici e Casa) -. La prima è che si apre al quartiere e alla città uno spazio che è sempre stato chiuso e mal utilizzato. La seconda è che cominciamo così a dare i primi segnali, piccoli ma non per questo meno importanti, di un quartiere che, con l’accordo di programma Lorenteggio, si apre al cambiamento e alla rigenerazione. Infine, è importante il rispetto della cosa pubblica e dell’ambiente che viene trasmesso ai bambini. Tutto questo grazie all’attivazione dei cittadini e delle realtà che hanno a cuore il futuro della nostra città”.
L’iter per “adottare” un giardino è indicato all’interno della delibera del 2012: il link per visualizzarla
Qui sotto l’elenco degli altri Giardini condivisi presenti in città.
Giardino delle culture -APS Giardino delle Culture – via Morosini (affidato con delibera urbanistica)
Municipio 5:
Conchetta Verde – APS Conchetta Verde – via Torricelli
Terra Rinata – Aps Terra Rinata – via San Bernardo
Giardino della decrescita felice – Movimento decrescita felice – via Boffalora
Municipio 6:
Giardini Edibili – Associazione Parco Segangini – via Segantini
Giardino Nascosto – comitato Ponti – via Bussola
Municipio 9:
Isola Perde – Associazione Isola Pepe Verde – via Pepe (concessione pluriennale tramite bando ColtivaMi)
9×9 – Associazione 9×9 idee in rete – via Cascina de’ prati
Articolo veramente molto interessante, grazie.
Non sapevo esistessero così tante iniziative di riqualificazione a Milano nate da gruppi di privati cittadini dal 2012 a oggi.
A me non tutte piaciono (Il Parco Segantini è una steppa lunare con in mezzo degli orti dove ci vanno solo quelli dell’Associazione che ci coltivano) ed altre le trovo “intimidenti” (non ci sono mai entrato perchè pensavo fossero giardini privati sede di qualche associazione), ma col tempo anche gli errori di gioventù potranno essere corretti se il Comune controlla e fa verifiche dei risultati ottenuti e l’importante è che per spirito di emulazione tanti altri seguano l’esempio. Questo giardino di retake apre il cuore!
Il che non toglie che un bel parco pubblico attrezzato, finanziato adeguatamente e ben tenuto dal Pubblico è talvolta un po’ più bellino (ma se i soldi non ci sono…)
“Infine, nel 2004, nell’ambito del programma ‘Abitare a Milano‘, l’area fu oggetto di un concorso per la realizzazione di un complesso per il social housing, che non venne poi realizzato, facendo protrarre lo stato di abbandono di questo luogo.”
Ma che bello, abbiamo un parchetto in più e 196 nuovi alloggi in meno, anche un asilo nido di 45 posti in meno. Anche alle famiglie bisognose se glielo avessero chiesto: preferite il parchetto o un alloggio in social housing e asilo nido per i vostri figli? Ma tutti avrebbero risposto il parchetto…
Di sicuro nessuno sceglieva il deposito abusivo materiali edili e erbacce che c’era fino a qualche settimana fa… 😉
E’ stata una iniziativa lodevole partita dal basso,dai cittadini che hanno voluto almeno un po’ di decoro e di piacevolezza senza attendere aiuti dall’alto che non sarebbero mai venuti.Eppure anche qui abbiamo i soliti benaltristi che subito criticano paragonando questa azione a un “ma non sarebbe stato meglio se il Comune”…E giù quello che il Comune non fa ,case,asili nido al posto del parchetto.Che tristezza queste critiche proprie di soggetti beceri ed ignoranti.Intanto è arrivato un po’ di decoro per la gente nata nel sudicio e del quale non se ne è mai curata (magari impara che oltre agli asili nido le persone civili hanno il pulito intorno e non il degrado)e…. il Comune non ci fa bella figura perchè non fa nulla e lascia fare ai volontari lodandoli pure con la scusa che non ci sono soldi.In Norvegia non esiste il volontariato.Ci pensa lo Stato.
Io resto dell’idea che il ponte – meglio un sottopasso – che unisca il Giambellino con la Barona sia necessario. Il Ponte di Santa Caterina non è sufficiente a smaltire il traffico di attraversamento del Naviglio. Spero che un giorno si faccia
Condivido pienamente, ma ai tempi la tesi che vedeva il ponte come un anello di una autostrada urbana che da via Novara portava a Piazza Maggi prevalse e non vedo che chance avrebbe ora, purtroppo.
Invece mi sembra assurdo essere a 50 metri in linea d’aria dall’alzaia del Naviglio e Piazza Negrelli e non poterli raggiungere ne a piedi ne in bici (prova: il giro è assurdo e lunghissimo!)