Milano | Porta Nuova – Ecco i sei finalisti del Pirelli 39

Sono stati finalmente scelti i sei studi che potranno partecipare alla seconda fase per il concorso promosso da Coima sgr per l’edificio di Via Pirelli 39, l’ex UTC (gli uffici tecnici del Comune).

Si tratta di: 3xn (Danimarca), David Chipperfield (Inghilterra/Italia), Diller Scofidio + Renfro con Boeri(USA/Italia), Heatherwick (Inghilterra), Vittorio Grassi (Italia) e Wilmotte(Francia).

La fase durerà sino al 6 aprile 2020 e l’aggiudicazione finale è prevista entro maggio 2020.

Coima sgr aveva, il 25 novembre 2019 il concorso internazionale di architettura per l’edificio di Via Pirelli 39, da includere nel nuovo masterplan realizzato assieme al Comune di Milano, per Porta Nuova Gioia, l’area che ruota attorno alla fermata della metropolitana di Gioia e che include gli edifici di via Melchiorre Gioia 20, 22 (già in fase di realizzazione), Pirelli 35 e anche Pirelli 39.

Giuria composta da Gregg Jones, partner dello studio di architettura Pelli Clarke Pelli e responsabile del masterplan di Porta Nuova Gioia, Alberto Artioli, già Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della città di Milano, Nicolò Di Blasi, già responsabile logistica, infrastrutture e acquisti dell’università Bocconi, oltre a Manfredi CatellaGabriele BonfiglioliMatteo Ravà ed Ettore Nobili di Coima sgr. Candidature analizzate in due sedute, il 28 gennaio e il 7 febbraio 2020. Il coordinamento è stato a cura di Leopoldo Freyrie che svolge il ruolo di RUC, Responsabile Unico del Concorso.

L’obbiettivo è quello di creare un nuovo polo che sia un modello di sostenibilità energetica e un luogo vivo giorno e notte, una specie di piazza Gae Aulenti bis, in un’area confinante con la BAM (la Biblioteca degli Alberi) e a due passi dalla Stazione Centrale.

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21 commenti su “Milano | Porta Nuova – Ecco i sei finalisti del Pirelli 39”

    • Demolire, demolire. È (sempre stato) brutto e non funzionale. Basta con questa storia dell’archeologia da anni ’60. Quella roba fa schifo e non ci mancherà

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        • Caro Anonimo delle sei meno dieci, evidentemente non sai di che cosa parli.
          1. Il Bottonuto era un quartiere, e non un edificio (brutto)
          2. Il Lazzaretto aveva più di 300 anni all’epoca della demolizione. L’edificio (brutto) di cui stiamo parlando qualche decennio. Fa ancora parte della contemporaneità, ed è solo buon gusto e giusta politica urbanistica non tenersi gli orrori recenti solo perché ormai sono lì.

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          • Insisto, sono le stesse parole usate per demolire il Bottonuto o per coprire i Navigli o per demolire il Lazzaretto.

            Poi si può discutere se gli ex UTC siano degni o meno di essere preservati – forse anche no.

            Ma il gerarca fascista che sprezzante guardava la copertura del Naviglio non credo abbia detto niente di diverso da “quella roba fa schifo e non ci mancherà”. Idem per gli avvoltoi che si lanciarono sul Lazzaretto o per chi pensava di fare un favore (sanitario) a Milano radendo a zero il Bottonuto.

  1. Il problema grosso sono via della liberazione e melchiorre gioia, sono due autostrade. Vanno rese più umane se si vuole rendere più umano e vivo quel pezzetto di città, e va creato un collegamento pedonale con Gae Aulenti e con il parco. Restringere entrambe le strade non sarebbe una brutta idea, eliminando una corsia per senso di marcia e allargando il verde.

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    • Restringere le vie che dici porta a un rallentamento del traffico e a maggiori ingorghi, sveglione che non sei altro! Con conseguente aumento dei gas di scarico.
      Ma come è possibile che ci sia gente che ragiona come te, anonimo delle 6.30 di mattina!?!?
      Roba da matti

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      • Non esattamente. Restringere le strade sposta il caos nelle zone limitrofe e sparpagliandosi in un’area più grande, lo noti meno: sembra che “evapori”.

        Non è una seria soluzione per risolvere i problemi di mobilità in modo strutturale, in molte altre città è infatti molto usato ma come strumento sussidiario ad iniziative infrastrutturali e urbanistiche più complesse e sofisticate.
        In ogni caso a mio parere, anche in un contesto di “pizza e fichi” (ossia investimenti infrastrutturali bassi e scarsa cultura di programmazione come il nostro), ha un senso se fatto con un po’ di testa.
        E’ della serie “meglio di prima”, che è il mantra di questi anni a Milano.

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        • E come no! Il caos lo “sparpagli” sul ponte di via Farini? su Fabio Filzi? No, dico, spiegaci le soluzioni ” infrastrutturali e e urbanistiche più complesse e sofisticate” . Attendo di sapere lo sparpagliamento di più altra cultura di programmazione, grazie.

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  2. Beh, chiamare Heatherwick a ripulire l’UTC mi sembra uno spreco, lo può fare anche il Geometra Brambilla! Con questi nomi (per fortuna secondo me) l’UTC parte o diventa irriconoscibile.

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  3. Ieri sera, all’ annuncio dei finalisti, ho notato Heatherwick che non conoscevo! I suoi lavori sono davvero incredibili, speriamo abbia modo di lavorare, risanare la dignità della zona dopo scelte come Gioia 20 di Citterio.
    Ma con Manfredi Catella che ‘obbliga’ ad edifici bassi, ci si può aspettare solo una riqualificazione del già esistente pirelli. Peccato, speriamo in altri finanziatori per la zona.

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  4. Scusami Elia, ma Catella non credo stia gestendo male la riqualificazione di P.ta Nuova. Di fatto, ad oggi si può definire un successo, anche se presenta senza dubbio un piccolo lotto. Abbiamo esempi a Milano di errori di valutazione ben peggiori (vedi Santa Giulia).

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    • Concordo in pieno anche se pure Santa Giulia o Porta Vittoria propongono una architettura generalmente di qualità. Pensa agli obbrobri anni 80 e 90 di Ligresti…Altezza o no, ampiezza o meno, speculazione esistente o inesistente; l’importante è che l’architettura sia di qualità e si osi.
      Certo Citterio in Gioia 20 è una delusione ma non tutto può essere perfetto…

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  5. Mi sembra una buonissima rosa di progettisti. Tra tutti mi ispira molto l’accoppiata dei due studi Diller Scofidio + Renfro e Boeri.

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