Di Vetra Building abbiamo parlato varie volte nei mesi scorsi: si tratta di un progetto molto interessante di rinnovo completo dell’edificio sede dell’ex esattoria civica milanese, situata in via della Chiusa zona piazza Vetra.
Il palazzo, di proprietà di Axa IM, è oggetto di lavori a cura de Il Prisma e di Artelia.
Ecco una breve descrizione del concept ricevuta ad Il Prisma
“I progetti degli edifici che sta sviluppando Il Prisma hanno l’ambizione di non essere i “classici palazzi ad uso uffici”. Il mercato immobiliare richiede degli standard che non solo sono requirements di prestazioni molto quantitative, ma che sono considerati ormai un entry level non distintivo. Parlare di edifici flessibili, potenzialmente suddivisibili in più unità gestibili indipendentemente e con spazi riconfigurabili secondo le logiche di personalizzazione dei conduttori rientra in questa casistica.
Il Prisma promuove un approccio di valorizzazione immobiliare che aggiunga a tali requisiti anche una ricerca qualitativa degli elementi distintivi, per ciascun edificio, in relazione ai bisogni degli utenti target che ne popoleranno l’interno o che vivranno gli spazi aperti ad essi collegati, nei quali la distinzione tra ambienti pubblici e privati sfuma in sintonia con le abitudini dei lavoratori di oggi.”
Vetra Building
Vetra Building è un edificio che trasforma il suo piano terra in spazi commerciali e aree comuni come collante tra ambienti del lavoro e servizi per la città. Tutto ciò genera una nuova esperienza di vita dove prima c’era abbandono e situazioni di rischio per la sicurezza.
Parte concept
Si tratta di un luogo delicato, prezioso, storico, da rinnovare nel massimo rispetto – in un’ottica di riscoperta della tradizione. Occorre conoscere le dinamiche e le trasformazioni del passato, per capire il presente e immaginare un futuro all’altezza.
L’edificio nasce negli anni ‘60 come una esattoria civica insediato in un quartiere dalla vocazione pubblica: di fronte al parco della Vetra, alla Basilica di San Lorenzo, all’Istituto Superiore Cattaneo. Alla fine del secolo scorso viene trasformato in uffici mentre il contesto viveva una fase di contenimento per motivi di sicurezza. Il parco viene recintato per poter essere chiuso nelle fasce orarie in cui la vigilanza non può essere garantita, tutto il fronte dell’immobile a contatto con il parco diventa una zona d’ombra e di microcriminalità, i lavoratori si isolano all’interno dell’edificio, entrando da un ingresso dedicato realizzato sul retro.
Il progetto si è strutturato sullo studio di cosa chiedessero i potenziali conduttori dell’immobile, prevalentemente società corporate, cercando i punti di contatto con le richieste della popolazione della zona. Il nuovo Vetra Building è un edificio aperto, in cui tutto il piano terra intercetta e approfitta dei flussi pedonali del parco, della metropolitana, della città per generare spazi molto permeabili in cui aumentarne le esperienze di vita, grazie all’insediamento di esercizi commerciali e servizi per lavoratori e cittadini.
Il processo di rinascita dell’ex Esattoria civica milanese inizia dalla facciata, per ricollegare il parco e Milano sia fisicamente che visivamente. È poi la volta degli altri aspetti spaziali, materici, impiantistici – premiati con il livello Gold della Certificazione Leed. Attorno, i portici tornano a essere un percorso e le corti interne piacevoli spazi per la sosta, anche grazie alla comparsa di un food district con galleria pedonale e orari estesi.
A questa nuova vocazione di uso misto dell’edificio, si aggiungono intere aree trasformate in spazi comuni, sempre finalizzati a promuovere la socialità, lo scambio, le modalità lavorative di collaborazione tra conduttori, visitatori e abitanti in senso più ampio. Il risultato è un rinnovamento profondo, che si origina dalla piazza per investire l’intera città, per ripristinare il dialogo tra area monumentale ed edifici.
All’interno dell’edificio B, concluso circa 6 mesi fa, si sono già insediati i primi esercizi commerciali tra cui Benvenuto, il nuovo format di family restaurant Made in Italy. L’edificio A sarà concluso agli inizi del 2021.
Parte tecnica
L’intero palazzo di circa mq. 25.000 mq, composto da un corpo basso di tre piani, che affaccia su piazza della Vetra, e da due corpi (A e B) più alti che affacciano su piazza Quasimodo e via Wittigens di cinque piani, sarà riqualificato interamente in grado A e certificato LEED Platinum e trasformato in un edificio polifunzionale.
Vetra Building è il progetto di ristrutturazione dell’edificio di Axa che occupa l’intero isolato tra piazza della Vetra, piazza Quasimodo, via della Chiusa, via Cardinale Caprara e Via Fernanda Wittgens di cui si sta occupando Il Prisma in collaborazione con Artelia Italia.
Qui la scheda edificio con tutti i dettagli.
“Il mercato immobiliare richiede degli standard che non solo sono requirements di prestazioni molto quantitative, ma che sono considerati ormai un entry level non distintivo.”
Si può fare una petizione perchè cambino copywriter? 🙂
Sento odore di ‘Spottone’ a Il Prisma. ?
Niente di male, sia ben chiaro, anche UF deve campare. Ma secondo me è bene mantenere il proprio stile senza farsi imboccare parole dal committente…
Ed eventualmente, se fosse reale questa mia supposizione, magari inserire alla fine del post ‘Sponsorizzato da…’. Per essere trasparenti al 100%.
Questa non vuole essere una critica, ma solo una osservazione (totalmente personale).
Ad ogni modo, continuate così e grazie mille per i vostri interessanti e utili contenuti!
Suvvia, in tempi di magra come questi qualsiasi cosa va bene…
Bello come progetto che apre ai cittadini a piedi con spazi commerciali.
Prima o poi dovremo riaprtire dopo la quarantena.
Tra almeno un annnetto ma dovremo ripartire da qualche parte.
Un annetto?!?
Se non ripartiamo entro Aprile siamo finiti. Anche perchè a differenza del resto d’Europa, noi siamo fermi da ben prima di loro….
Purtroppo concordo che siamo fermi da bne prima…
Non credo che prima di un anno torneremo alla normalità commerciale…
Inutile farsi false speranze. Bisogna essere obiettivi.
Il virus resterà sempre con noi e le persone a rischio dovranno comunque giocoforza restare piu o meno isolate. E anche noi da loro.
L’immunità di gregge totale la raggiungeremo tra non meno di un anno.
E le attività aperte al pubblico subiranno volenti o nolenti un tracollo di clienti.
Spero che finisca prima ma le leggi della biologia non le faccio io…
..
Al coglione solito qui intorno invece non rispondo…
Proprio uno come te che detesta le auto viene a parlare di ripartire?
Comunque si vede che non fai una mazza, WF: parli di ripartire tra 1 anno quando non ti rendi conto della gravità dello stop.
Ogni tuo intervento è scandaloso
Come sei suscettibile, WF. Sei nervosa oggi?
Del resto non serve che tu risponda: mica ti ho fatto una domanda. Ho solo sottolineato la tua suscettibilità di donna.
Tutto qui
Sei solo un poveraccio siCoglionazzo per insultare me insulti i gay o le donne.
A me fai un baffo
Essere meschino e ignobile…
È evidente la tua bassezza morale e personale.
Per quanto io pensi che Wf non capisca niente (ma proprio niente 🙂 ) di teoria e pratica dei parcheggi urbani per residenti, ha tutta la mia solidarietà!
Certo che si puo’ capire la teoria di Wf ( bacchetta magica per eliminare tutte le auto da Milano), sulla pratica devo ammettere che mi troverei in difficolta’
Ti sei offesa ancora, Wf?
SiCoglionazzo se vuoi puoi succhiarmi l’uccello…
Così usi la bocca per qualcosa che ti piace.
WF ha veramente stufato
Io sono molto per la TAV, ma “si tav” sulle auto si sbaglia. Dove ci sono troppe auto Milano è un orrore di sosta selvaggia, degrado, catrame e inquinamento. Quindi una metropoli è meglio senza troppe auto, come mostrano esempi virtuosi nella nostra bellissima Europa.
…esempi che però non vogliamo mai esaminare fino in fondo.
Ci limitiamo a notare che non costruiscono più parcheggi in centro, ma non vogliamo vedere quanti ne hanno di corrispondenza, quanti ne han costruiti sotterranei nei 40 anni passati, ogni quanti metri c’è una fermata della metro, quanti percorsi di mezzi pubblici protetti e asserviti hanno, ecc ecc.
In pratica “dell’estero” prendiamo a spizzichi quel che più ci aggrada e gratifica, che è il motivo per cui in tante cose gli altri vanno avanti e noi no.
Capire la lezione degli altri paesi è lavoro duro e complesso, non basta un weekend lungo a fare il turista o 6 mesi di Erasmus o un paio di anni da 20/30enni a lavorare qua e la per pretendere di avere la verità in tasca… (comunque sempre meglio così che i nostri amministratori e tecnici che in media manco i weekend lunghi sembra che abbian mai fatto 🙂 )