Dopo aver visto lo scorso anno il vincitore per il masterplan dello sviluppo dell’ex Scalo Farini e di quello di San Cristoforo, Agenti Climatici del team OMA e Laboratorio Permanente, vi mostriamo gli altri finalisti del concorso internazionale. Qui di seguito riportiamo il secondo dei quattro finalisti scartati, con alcuni rendering e didascalie del progetto:
Baukuh (Italy), ONsite (Italy), Christ&Gantenbein(China), Atelier Kempe Thill (Netherlands), LOLA (Netherlands), Tekne (Italy), Cundall (UK).
Qui di seguito il PDF da visionare per ulteriori approfondimenti.
Ricordiamo che essendo un Masterplan (un disegno complessivo che sviluppa le linee guida per lo sviluppo di un’area territoriale), le architetture che si vedono nei rendering sono indicative e di sola suggestione.
Il progetto capitanato da Baukuh, prevedeva l’estensione del parco ovale formato dal Cimitero Monumentale nell’area dello scalo, concludendo la forma dell’ottocentesco monumento.
Il team propone di intendere il nuovo parco come una figura dell’accessibilità, un pezzo di città chiaramente riconoscibile, esplicitamente aperto, deliberatamente pensato per unire le cose che stanno al suo intorno. Il disegno del parco si pone quindi due obiettivi fondamentali: la riconoscibilità e la prossimità collegandosi col resto della città consolidata.
Attualmente la forma dello scalo Farini è il semplice prodotto della logistica ferroviaria: qualcosa di simile a un grosso triangolo addossato al fascio di binari diretti alla stazione Garibaldi. Questa geometria non ha alcuna relazione con la città circostante e nessuna affinità con il corredo di parchi della città. Lo scalo Farini inoltre è distante da tutta la città che lo circonda: anzitutto è circondato da un muro, in secondo luogo è separato dal centro dalla ferrovia. Ma ancora più forte è il distacco prodotto dalla presenza lungo tutto il fianco occidentale dello scalo, oltre la ferrovia, del Cimitero Monumentale.
La facciata del Cimitero infatti, per chi arriva dal centro della città, si stende dietro la spianata che lo precede come elemento terminale, che si presenta come perentoria conclusione della città. Lo scalo Farini, che sta tutto dietro il cimitero, si viene così a trovare oltre la fine della città.
Le nuove parti di città comprese nell’area di concorso sono cinque:
I – il sistema composto dai due magazzini storici delle ferrovie, riusati in un caso come centro culturale, spazi educativi e uffici e nell’altro come Campus delle Arti;
II – le cinque torri ad uso prevalentemente residenziale immerse nel parco e disposte lungo la direttrice di via Valtellina;
III – i blocchi con torri disposti lungo via dell’Aprica e connessi da un percorso commerciale continuo sviluppato al loro interno;
IV – gli isolati che ricompongono il tessuto urbano nell’area di via Calabria;
V – l’insieme di edifici residenziali inseriti in maniera accurata e pragmatica all’interno del tessuto residenziale esistente ad ovest dei binari.
Questi tessuti edilizi gravitanti attorno alla foresta ovale si sommano ad un articolato insieme di spazi pubblici:
A – la nuova piazza all’ingresso e il sistema di servizi sportivi disposti tra i due magazzini storici e le torri;
B – la piazza a pianta triangolare a est delle torri;
C – la nuova piazza Lancetti con l’accesso ai treni del passante ferroviario e alle linee di trasporto pubblico urbano, affacciata sulla foresta ovale;
D – la grande radura circolare, connessa direttamente al Campus delle Arti, all’Orto botanico e al ponte;
E – la piazza al centro del quartiere di via Calabria;
F – la High Line con il ponte pedonale e ciclabile che attraversa la ferrovia.
L’intero sistema è inoltre corredato da importanti edifici pubblici che operano come attrattori alla scala dell’intera città:
1 – il nuovo Campus delle Arti realizzato trasformando e ampliando il grande magazzino ferroviario al centro dell’ex scalo;
2 – la nuova serra dell’Orto botanico all’estremità settentrionale della foresta ovale;
3 – il sistema di spazi educativi destinati alla Civica Scuola di Musica Claudio Abbado localizzati nella villa Simonetta e nel magazzino ferroviario più prossimo alla villa;
4 – la nuova sede degli uffici del Comune di Milano presso la stazione Cenisio della Metro 5.
Il Comune di Milano prevede di destinare integralmente l’ex scalo San Cristoforo a parco pubblico e di farne un elemento significativo di un futuro parco lineare esteso fino a Porta Genova e connesso con il sistema verde del Parco Sud e del Parco delle Cave. Questa condivisibile strategia va declinata rispetto alle specifiche caratteristiche del luogo. L’ex scalo San Cristoforo è infatti particolarmente inaccessibile (decisamente più inaccessibile di tutti gli altri ex-scali ferroviari) e si presenta come una vera e propria isola, abbandonata ai margini di un paesaggio sospeso tra la sua matrice agricola e una condizione periferica. Si tratta di una situazione piuttosto inusuale in una città densa come Milano, che tuttavia possiede un significativo potenziale, che non deve essere sprecato.
Tra il naviglio e la ferrovia, l’area dell’ex scalo ha una posizione interessante, ma delicata. Trasformare questo luogo in un parco non è scontato: un parco tradizionale non potrebbe sopravvivere in questo posto: troppo distante dalle abitazioni, troppo pochi motivi per andarci, troppa distanza anche emotiva da un luogo così inusuale per pensare che possa inserirsi nella routine quotidiana. Lo stesso prevedibile sottoutilizzo non potrebbe che contribuire a creare un’atmosfera in qualche misura straniante.
Per poter funzionare, il nuovo parco deve diventare una meta per programmi ed usi specifici ed eccezionali, che giustifichino l’investimento di tempo necessario a raggiungere l’area. AI momento non esistono connessioni perpendicolari all’area. Il nuovo ponte pedonale muterà radicalmente questa situazione, mettendo in relazione piazza Tirana, la stazione ferroviaria, la nuova stazione della Linea 4 e la nuova piazza a sud del naviglio e così mettendo a sistema un insieme articolato di aree verdi. Tuttavia questa nuova connessione, da sola, non è sufficiente a mutare del tutto la condizione dell’ex scalo San Cristoforo.
L’ex scalo San Cristoforo deve essere inteso come isola, come luogo esplicitamente differente da tutto ciò che lo circonda: non-città, non-campagna, nemmeno veramente parco, piuttosto zona (come in alcuni film di fantascienza), deposito di attività per cui solitamente non c’è posto nella città. Assecondando il carattere delle attività già disposte lungo il naviglio, l’area mantiene un tono anarchico, al servizio di un individualismo radicale e si propone come luogo per hobby, sport, eventi, attività ad alto consumo di spazio che possono essere realizzate in un luogo con buone connessioni ma con bassa pressione urbana, e con una certa tolleranza verso attività moderatamente eccentriche.
Lo Scalo San Cristoforo è un grande attrattore sportivo capace di diventare punto di riferimento delle due comunità che abitano a Giambellino, Lorenteggio e Barona da un lato e a Tortona, Solari e ai Navigli dall’altro. Con il suo carattere “estremo” la zona San Cristoforo sarà anche un punto capace di attirare sportivi da tutta Milano e non solo, diventando un vero connettore tra differenti strati sociali. La zona è così un luogo popolare e accessibile da subito e capace di coinvolgere da un lato tutte le associazioni che si dedicano al verde: comunità di ortisti, coltivatori e produttori agricoli, associazioni ambientaliste, ma dall’altro anche tutte le realtà sportive che a più livelli possono attivarsi per organizzare eventi sportivi temporanei che da subito inizino a dare identità a ScaloSan Cristoforo. Potranno essere coinvolti soggetti come l’Ardita Giambellino, la squadra di calcio popolare o il centro sportivo Bubble Football di Piazza Tirana, ma anche realtà più strutturate come La Canottieri Milano per il tennis o il basket, o la Milano sport per proporre attività quali il Baseball, il Minigolf etc. Il calendario degli sportivi accompa- gnerà le fasi delle lavorazioni del cantiere, dalla realizzazione del ponte pedonale alle ristrutturazioni delle piazze.
Per quanto riguarda la realizzazione degli ambienti umidi e degli orti, da subito può essere avviata, attraverso l’azione di Legambiente, ma anche attraverso il coinvolgimen- to della rete delle Cascine vicine (Corba, Battivaccco, Campazzo, Basmetto, Gaggioli), o dei gruppi degli ortisti a partire dal giardino comunitario di via Odazio, in un processo di coinvolgimento graduale, fino all’assegnazione degli orti ad alcune comunità locali che possano prendersene cura.
La trasformazione dello scalo San Cristoforo potrà essere suddivisa in sette fasi:
a) realizzazione del ponte pedonale
b) trasformazione di piazza Tirana e della piazza a sud
c) ridefinizione dei suoli per realizzazione degli ambienti umidi e definizione della grigli degli orti
d) sviluppo degli ambienti umidi assieme alle comunità locali e alle associazioni ambien- taliste;
e) realizzazione della Club House, del parcheggio e della piazza
f) assegnazione ai club sportivi e organizzazione di eventi;
g) sviluppo del programma di sport estremi in collaborazione con le organizzazioni locali
La proposta per Farini forse era infattibile ma, a mio parere, certamente molto originale come concetto.
Il progetto su Farini non mi convince:
esso prevede la creazione di un’isola a se stante, con poche relazioni con il contesto.
Mi sembra chiaro che tra le linee guida del comune ci sia la richiesta di favorire il collegamento tra la aree verdi del nord-ovest (da Garibaldi a Expo-Mind).
In questo caso mi sembra che la disposizione degli immobili commerciali a sud-est a degli immobili residenziali a nord-ovest blocchi totalmente il percorso.
Interessante ma Snohetta meglio…
agghiacciante nella distribuzione “sovietica” delle volumetrie obbligata dal voler creare una forma artificiale, sovrapposta al cimitero monumentale (ed estranea ad esso…) e totalmente impercettibile dal suolo.
bel progetto
Un profumo di post-modern ligrestiano nelle torri, un parco a forma di ansiolitico, una high line vista cimitero.
C’era troppa poesia per poter vincere
L’unico progetto che si è ricordato che quello di fronte non è un normale cimitero ma il cimitero Monumentale, ossia il Père-Lachaise di Milano, che andrebbe valorizzato come l’omologo parigino.
Aggiungici il collegamento pedonale fatto a misura di parco e non al servizio delle aiuole degli uffici e…non mi stupirei se fosse arrivato ultimo. 😉
si ma loro ne hanno scimmiottato solo la forma rovinandone il significato/necessita’
hanno anche mimato aldo rossi.. strappatemi gli occhi
Molto bello! l’unico che ha valorizzato il cimitero monumentale e la poetica della geometria urbanistica del 20 secolo. Con tanti elementi iconici che potevano rilanciare turisticamente anche questo quartiere. Peccato non abbia vinto lui…è vero, era postmoderno, ma i progetti contemporanei in arrivo a Milano sono di una piattezza….