Milano | Scalo Farini e San Cristoforo – I finalisti: ARUP

Dopo aver visto lo scorso anno il vincitore per il masterplan dello sviluppo dell’ex Scalo Farini e di quello di San Cristoforo, Agenti Climatici del team OMA e Laboratorio Permanente, vi mostriamo gli altri finalisti del concorso internazionale. Qui di seguito riportiamo il primo dei quattro finalisti scartati con alcuni rendering e didascalie del progetto:

ARUP Italia (Italy), Snohetta (Norway), Grant Associates (UK), Systematica (Italy), Golder (Canada).
Qui trovate il PDF per ulteriori approfondimenti.

Ricordiamo che essendo un Masterplan (un disegno complessivo che sviluppa le linee guida per lo sviluppo di un’area territoriale), le architetture che si vedono nei rendering sono indicative e di sola suggestione.

La rigenerazione dei sette scali ferroviari milanesi rappresenta la più importante occasione di trasformazione della città di Milano a partire dal secondo dopoguerra, quando Piero Bottoni immaginò la città del futuro (poi circostanziata nel Piano del 1953) camminando tra le macerie di una città pesantemente devastata dai bombardamenti bellici. 

La proposta progettuale del gruppo capitanato da Arup recepisce, analizza e reinterpreta l’area andando a plasmare un’idea complessiva di città inclusiva, attraente e sostenibile. Tutti aggettivi e qualità di una città che cresce e si sviluppa da un punto di vista sociale, economico e ambientale. 

La proposta progettuale si pone l’obiettivo di interpretare in un sistema integrato e flessibile i nuovi bisogni dell’abitare ed i futuri trend di trasformazione degli ambienti di lavoro. 

In un contesto in cui il limite tra casa e ufficio è sempre più indefinito, il progetto proposto garantisce un elevato grado di flessibilità tipologica, funzionale e morfologica, definendo una matrice in cui gli edifici possano essere progettati per soddisfare i bisogni in continuo cambiamento del mercato ed in funzione dei trend economici, sociali ed ambientali che stanno segnando il percorso di trasformazione della città di Milano. 

Con questa ambizione, il progetto per lo scalo Farini si pone in mediazione tra la tradizione dell’isolato milanese e l’offerta delle più recenti tipologie edilizie verticali, offrendo un sistema integrato e complesso, in cui il mix tipologico, morfologico e funzionale possa contribuire a comporre un modello urbano e sociale sostenibile, vibrante e dinamico. 

Nell’ambito di un framework in cui sono definiti gli elementi di vincolo ed il piano delle regole che garantiscono l’equilibrio tra spazi pubblici e privati, tra vuoti e pieni, tra edifici esistenti e di nuova costruzione, il futuro sviluppo edilizio può essere articolato secondo molteplici scenari in cui siano garantiti alcuni elementi fondamentali, quali il mix funzionale e sociale, l’efficienza energetica e l’alta qualità ambientale. 

Il lotto “Valtellina” rappresenta la porta di ingresso al sito per chi proviene dal centro di Milano, in diretta continuità con la Stazione Garibaldi e con l’area di Porta Nuova. Un sottopasso lungo la via Pepe, permette di connettere direttamente il sito di Valtellina e la nuova area di sviluppo con la stazione dell’alta velocità, aprendo un secondo affaccio della stazione verso il nord della città. 

Valtellina diventa il nodo di incontro tra la città consolidata e la nuova trasformazione urbana, affermando una vocazione di spazio-cerniera, in cui si combinano edifici storici e un nuovo landmark. 

Una parte dei depositi posti lungo i binari ferroviari, viene conservata e riqualificata per ospitare incubatori di startup, negozi, laboratori e attività di ristorazione a servizio delle nuove funzioni commerciali e terziarie. Tra gli edifici storici viene inserito un nuovo blocco urbano con edificio a torre, nuovo simbolo e presenza iconica dell’intero sviluppo immobiliare 

Al centro il vecchio edificio industriale che sarà utilizzato dall’Accademia di Brera che diventa punto caratterizzante del paesaggio con l’aggiunta di un elemento verticale che completa l’edificio esistente con la creazione di un nuovo cortile.

Il Verde Pubblico.

La proposta di paesaggio per Scalo Farini è un organismo vivente basato sul tessuto urbano di Milano. La morfologia del progetto usa come punti focali le sette entrate del sito, proposte nel progetto iniziale. Queste ultime sono i generatori da cui il paesaggio prende forma, aggrovigliandosi e districandosi; essi mutano nella forma e si espandono nell’area come i rami di un albero, connettendo l’area di progetto con la struttura urbana già esistente. 

Il risultato finale consiste nella creazione di un piano tridimensionale facilmente identificabile. 

I componenti principali del progetto sono: La Spina Verde, La Piazza degli Alberi, Il Prato degli Eventi, La Foresta Ricreativa e Il Giardino degli Aromi. 

L’oasi di San Cristoforo mantiene la visione originata da Progetti precedenti che hanno visto il Comune di Milano impegnato in vari partenariati con una visione naturalistica del verde urbano. 

Lo scalo ospiterà dunque un’oasi urbana, caratterizzata da un verde autoctono e gestito con attenzione alla biodiversità. 

Nell’ambito di questa visione, caratterizzata da un rapporto di vicinanza e rispetto tra uomo e biodiversità, il cittadino avrà la possibilità di sperimentare un uso innovativo del verde urbano, basato sulla perecezione multisensoriale della natura. 

Lo scalo prevede la presenza del corridoio ecologico previsto in precedenti progetti che, correndo di fianco al binario, dovrebbe sviluppare una connettività in direzione dello scalo di Porta Romana. Per questo la gestione del verde rimanente intorno all’ hub intermodale (stazione M4) e nell’area che via via si assottiglia verso il centro sarà dedicata, come altrove nello scalo, ad una visione compatibile con un’oasi urbana, sia nelle parti umide che nelle parti più aride. 

In questa visione, apposite strutture (sentieri, ponti e passerelle) permettono un inserimento pieno della persona nel contesto naturale, dove una distanza di pochi centimetri permette invece di evitare un’interferenza tra le due componenti. Solo così il contesto permetterà di godere appieno di un uso innovativo della componente verde, che rimarrà intoccata, eppure molto vicina, regalando i suoni, i colori e i profumi che solo un verde ricco di biodiversità possono portare. 

I due anelli più orientali, (sovrapposti dal cavalcavia Giordani) saranno quindi la parte più naturale dell’area umida, connessa, ancora più a est, con il corridoio ecologico e l’oasi verde. E’ qui, infatti, che San Cristoforo mantiene la sua vocazione naturalistica, che implica e permette la presenza di connettività ecologica. 

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

13 commenti su “Milano | Scalo Farini e San Cristoforo – I finalisti: ARUP”

    • Concordo. Mi sembra ben più interessante del vincitore.

      Ma c’era un periodo di “black out” legale che ha impedito di far vedere i progetti scartati prima di 6 mesi, vero? Vedendoli, posso capirne il motivo! 😀

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      • Ma come fa a piacervi? Ricorda lo stile dei parchi di Citylife o la Biblioteca degli alberi dove il verde pubblico viene rosicchiato ai bordi o al centro da nuove edificazioni. E poi è vero che l’architettura è solo indicativa, ma quelle facciate neo-moresche sono da denuncia.
        Meritava di non vincere.

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        • Beh ma quello che ha vinto lo hai visto?
          La prima versione…non quella che han rimesso a posto dopo aver vinto (che non è un gran che lo stesso…) 🙂

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  1. Purtroppo i big come OMA arrivano annunciati…ed hanno tanti amici….e’ un piccolo gruppo di amici in pochi metri di progetti….

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  2. Progetto molto attento al contesto sia dal punto di vista urbanistico che nella proposta paesaggistica…ottimi i collegamenti….acqua ben inserita…si vede che Snohetta sono bravi architetti e paesaggisti….vincitore

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  3. Ma visto che dopo un anno non è successo niente, non si può rivedere la decisione e scegliere questo?

    Ricordo la discussione sul vincitore su questo forum: questo progetto è quello più in linea con quello che dicevamo tutti!

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  4. Decisamente superiore.
    Soprattutto sarà un peccato perdere un’occasione di nuova verticalità, che invece questo progetto sembra valorizzare.

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