Completato ormai da qualche settimana anche Quindes (strano ma vero… un progetto in dialetto milanese!!!! Infatti “quindes” significa appunto quindici), il nuovo intervento edilizio firmato Asti Architetti e sito in via San Martino angolo via San Francesco d’Assisi nel quartiere del Quadronno, nel distretto di Porta Lodovica.
Il nuovo palazzo, un edificio di 6 piani, ha preso il posto di un vecchio caseggiato del primo novecento di non particolare pregio (anche se, secondo noi, lo si poteva recuperare in parte; le tre foto a seguire).
L’edificio si presenta con un architettura sobria ed elegante, ancorata ancora ad un aspetto ormai classico che fonda le sue radici negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Una parte rivestita di chiaro quasi ricalca l’ingombro del vecchio edificio demolito che aveva solo tre piani, mentre a rastremare si trovano gli altri tre piani dotati di ampi terrazzi.
Su via San Francesco d’Assisi si trova l’accesso carraio per i box e il piccolo giardino. A incorniciare questa parte del piccolo complesso, una struttura a travi che si allinea al primo piano, quasi una quinta. Dietro si possono vedere i terrazzi degli interni.
Dobbiamo dire che l’edificio si colloca perfettamente nel contesto, senza stravolgerlo. Il Quadronno è un quartiere che si allunga da Corso Italia sino a Corso di Porta Vigentina ed è quasi interamente, ad eccezione di poche realtà, moderno e realizzato a partire dagli anni CInquanta, con la presenza di palazzi realizzati dalle più grandi firme dell’architettura milanese, come Luigi Caccia Dominioni, Raffaele Latocca, Alessandro Rimini, Giancarlo Malchiodi, Angelo Mangiarotti e Bruno Morassutti, giusto per nominare qualche nome tra i più famosi.
Si integra bene anche col vicino Palazzo Berardi (via San Martino 17) un palazzo neo-rinascimentale, costruito nel 1924 dall’Architetto Marco Candiani.
Referenze immagini: Roberto Arsuffi
Quadronno, Porta Lodovica, via San Martino, via San Francesco d’Assisi, Asti Architetti
spero sia un bel radazionalone questo articolo perché definire “un edificio sobrio ed elegante […] che si fonde perfettamente nel contesto” questa colatona di cemento anonima e incombente mi sembra un po’ esagerato.
La classica “Ziqqurat” a-la-milanese come stanno ormai proliferando da 15 anni per sfruttale i regolamenti urbanistici sulle altezze e la passione dei nuovi ricchi per gli attici terrazzati.
Tutta la vita l’anonimo edificio di primo ‘900 non di particolare pregio…
A Colpo d’occhio dalle foto pare essere un ottimo intervento forse sarebbe stato necessario un filtro per ricucire la facciata moderna e Chiara sul lato della casa neorinascimentale scura e il mattone.
Mi sarei immaginato una cesura tra due realtà così differenti ma contigue.
Dal lato opposto l’esercizio dei pilastri a doppia altezza che creano una finta facciata di allineamento e’ fine a se stesso, un “gioco” che alla lunga forse stanca..
Siamo sempre nel campo dei pareri Gr.
Ennesima ziqqurat di nessun interesse architettonico.
Se ne sono già viste a nastro, con gli stessi dettagli (fantasia al potere!), senza nessun guizzo, tutte anonime, poco più che container di appartamenti senza arte ne’ parte ma che piacciono tanto ai developer (poca spesa tanta resa, falso chic, in realtà piuttosto cheap), ma andiamo avanti così, che Asti prospera e fattura!
Sempre restando nel campo dei pareri, eh
alta qualità dei materiali, buone proposizioni, ottima integrazione col contesto, moderno ma non ‘troppo’, bellissimo
Lo si poteva e lo si DOVEVA ristrutturare.
Ennesima ziqqurat di nessun interesse architettonico.
Se ne sono viste troppe, con gli stessi dettagli, senza un guizzo, tutte anonime, valide per qualsiasi angolo, poco più che container di appartamenti senza arte né parte ma che piacciono tanto ai developer (poca spesa tanta resa, falso chic, in realtà piuttosto modeste), ma andiamo pure avanti così