Milano, Ghisolfa.
Oggi, il nome “Ghisolfa” evoca principalmente il ponte, che in realtà è intitolato ad Adriano Bacula, aviatore e eroe della Prima guerra mondiale. Il cavalcavia ferroviario fu aperto al traffico alla fine del 1939, completando l’anello della circonvallazione esterna di Milano.
Il ponte della cosiddetta Ghisolfa è forse l’unico elemento che ancora ricorda ciò che un tempo sorgeva in questa zona: uno dei tanti nuclei di cascine che formavano il Comune dei Corpi Santi, l’anello agricolo e rurale che circondava Milano e che nel 1873 fu annesso alla città.



Prima che Milano inglobasse tutto, qui sorgeva la grande Cascina Ghisolfa, il cui nome probabilmente ha origini longobarde (“Ghisulf”), circondata da altre cascine come la Ghisolfetta, la Brusada, la Librera, Villa Nuova e Cavaiona. Nei pressi si trovava anche una graziosa chiesetta del 1505, Santo Spirito alla Ghisolfa, ancora esistente. Da menzionare, poco più a sud-ovest, la splendida Villa Simonetta, fortunatamente conservata. Nei pressi della Ghisolfa nasceva il fontanile Peschiera, che alimentava Villa Simonetta e scorreva fino a Porta Tenaglia.
Purtroppo, del borgo restano pochissime testimonianze fotografiche: esiste una sola immagine della Cascina Ghisolfa, un edificio dall’aspetto medievale, e un’altra che ritrae la chiesetta di Santo Spirito.

Le cascine Ghisolfa e Ghisolfetta si trovavano a ovest della linea ferroviaria per Torino e la Francia, ai piedi del terrapieno. Oggi sarebbero comprese tra il cavalcavia Bacula, via Delfico e via Francesco Caracciolo, a poca distanza da via Govone e via MacMahon. Intorno sorgeva un piccolo borgo agricolo risalente almeno all’anno Mille, che nel 1162 vide l’accampamento delle truppe comasche fedeli a Federico Barbarossa, poco prima della distruzione di Milano.
L’aspetto gotico della cascina era frutto del romanticismo ottocentesco, che spesso riproponeva elementi medievali e rinascimentali. La facciata, rivolta a ovest, si affacciava direttamente sulla strada, con un’alta torre merlata che sovrastava l’ingresso al cortile. Ai lati della torre si sviluppavano corpi di due piani con finestre ogivali, mentre agli estremi si trovavano le due ali più basse e forse tinte di rosso. Probabilmente, la struttura era intonacata per simulare la pietra, secondo le tendenze dell’epoca.

Il borgo della Ghisolfa si sviluppava all’incrocio tra la Strada della Simonetta e un’altra via che da via Varesina portava verso nord-est, in direzione di Cascina Caratiera, Bovisa e Dergano.
Come detto, la Ghisolfa e le sue cascine facevano parte del Comune dei Corpi Santi di Porta Comasina. Secoli di vita rurale tra galline e campi coltivati furono progressivamente stravolti dall’arrivo delle ferrovie, che cambiarono per sempre il destino della zona.




Tutto iniziò con l’apertura, il 18 ottobre 1858, della linea ferroviaria Milano-Magenta, primo tratto della linea per Torino, che passava attraverso la Ghisolfa separandola dalla vicina Bovisa. Vent’anni dopo, nel 1879, l’area fu nuovamente attraversata da un’altra ferrovia, quella delle Ferrovie Nord Milano, con la linea diretta a Saronno, che passava vicino alle cascine Librera e Brusada prima di incrociare la ferrovia statale per Torino. Inizialmente, la linea statale era sopraelevata e quella delle Nord la sottopassava.
Con la costruzione del nuovo scalo Farini, avviata nel 1911, la linea ferroviaria statale venne abbassata e, il 1° agosto 1911, si invertì la quota tra le due linee: da allora, la ferrovia delle Nord scavalcò quella statale tramite il cosiddetto “sovrappasso della Librera“, ancora esistente (lo si può vedere bene dal parchetto dei Pioppi dietro l’istituto Pizzigoni).


All’epoca, la Milano-Torino partiva dalla seconda stazione di Porta Nuova (oggi caserma della Guardia di Finanza in via Melchiorre Gioia), prima di essere trasferita alla nuova Stazione Centrale in piazza della Repubblica nel 1864.
Nei primi anni del Novecento, la Ghisolfa subì un ulteriore sconvolgimento con la costruzione del piccolo scalo delle Ferrovie Nord, situato dove oggi si trova il Giardino Carmelo Bene. L’unico edificio superstite di quel periodo è ancora visibile in via Aosta 2. Questo scalo ferroviario lambì la Cascina Ghisolfa, segnandone la fine insieme alle altre cascine della zona, eccezion fatta per Villa Simonetta e la chiesa di Santo Spirito.
L’unica foto esistente della cascina mostra la strada in salita in primo piano, che conduceva al primo Ponte della Ghisolfa, realizzato per scavalcare la ferrovia. Inizialmente, il collegamento con la Bovisa e Cascina Caratiera fu interrotto dall’arrivo della ferrovia; non è chiaro se vi fosse un passaggio a livello o un sottopasso. Una notizia del 1876 menziona un ponte costruito dall’ingegnere Gaspare Dugnani sopra il fontanile della Peschiera, ma non si sa se attraversasse anche la ferrovia. Nel 1910-11, con la sistemazione dello scalo Farini, venne realizzato un cavalcavia con sette arcate da dieci metri ciascuna, con tornanti che collegavano la Bovisa alla Strada della Simonetta.
Negli anni Venti, la costruzione dei grandi viali di circonvallazione rese necessario un nuovo ponte, poiché il primo cavalcavia, con le sue rampe a tornanti, creava problemi di traffico. Nonostante il progetto fosse annunciato da decenni, il nuovo ponte fu costruito solo nel 1938-40. Con rampe rettilinee e in linea con viale Monte Ceneri, il ponte contribuì a fluidificare il traffico. Contestualmente, venne creato Piazzale Lugano, che raccordava viale Bodio con viale Monte Ceneri.


Nel 1941, il ponte venne ufficialmente intitolato ad Adriano Bacula, aviatore caduto durante un volo di collaudo pochi anni prima, ma nel linguaggio popolare continuò a essere chiamato “Ponte della Ghisolfa”. Negli anni Cinquanta, il ponte fu ulteriormente allargato, assumendo la forma attuale.
Oggi, il nome “Ghisolfa” sopravvive solo nel ponte, nella chiesetta e nel quartiere circostante. Del borgo e delle sue cascine, invece, restano solo due fotografie sbiadite, ultimo ricordo di un passato ormai scomparso.


L’area della Ghisolfa, da Piazzale Lugano al Cavalcavia Bacula.







Un giretto attorno al cavalcavia Bacula, passando sotto il tunnel pedonale tra viale Monte Ceneri e via Castellino da Castello, dirigendoci verso il parco dei Pioppi che si trova dietro l’Istituto Comprensivo Rinnovata Pizzigoni.







Da questo parco si può vedere, oltre all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri in Bovisa, anche il sovrappasso ferroviario della Librera.





- Referenze immagini: Roberto Arsuffi; Googlemap; le foto d’epoca sono immagini diffuse in rete e pertanto non di nostro possesso. Però non si conosce autore e proprietario, a meno che non sia scritto.
- Ringrazio gli amici di Skyscrapercity Milano Sparita e in particolare Tullio Terna Vicenti per le informazioni ferroviarie.
- Fonte: “Le Strade di Milano”, Newton Peridici 1991; “Le Città nella Storia d’Italia” – Milano, Edizini la Terza 1982; Lombardia Beni Culturali; StoriadiMilano.it; Skyscrapercity Milano Sparita; Pagina Milano Scomparsa
- Milano Sparita, Ghisolfa, Cascine, Ferrovie, Comune dei Corpi Santi, Cavalcavia Bacula, Ponte della Ghisolfa, Piazzale Lugano, via Castellino da Castello, villa Simonetta, Bovisa, Via Govone, Via Delfico
Milano, che cancella il suo bel passato (vedi Navigli) per rincorrere modernità e ricchezza, e ritrovarsi poi una città senz’anima e senza storia.