Milano, Urbanistica.
Abbiamo appreso che oltre duecento tra docenti universitari, urbanisti, giuristi e intellettuali hanno firmato un appello pubblico per chiedere una radicale svolta nelle politiche urbanistiche di Milano e, più in generale, del Paese.
Secondo i promotori, il modello seguito negli ultimi anni avrebbe compromesso la qualità urbana, aggravato le disuguaglianze sociali e sacrificato l’interesse pubblico. (al link il testo ufficiale e l’elenco)




Il documento invita l’amministrazione comunale e il governo nazionale a sospendere i progetti in corso – dalla vendita dello stadio Meazza a San Siro allo sviluppo degli ex scali ferroviari, dalla “Goccia” della Bovisa alla trasformazione di piazzale Loreto – per aprire una discussione democratica sul futuro della città, fondata su trasparenza, equità, giustizia ambientale e diritto all’abitare.
Si citano indagini della Procura che avrebbero messo in luce irregolarità nello sviluppo urbano: opacità, deroghe alle regole, forzature delle leggi urbanistiche. Milano, sostengono, sarebbe stata trasformata nell’interesse degli investitori, con il sostegno delle istituzioni locali e nazionali, a scapito dell’interesse pubblico e della qualità della vita.
Da qui la richiesta di fermare i grandi cantieri già avviati – San Siro, scali ferroviari, BEIC, Bovisa, Loreto, Cadorna – per ripartire con un processo più trasparente e partecipato, orientato a edilizia pubblica, studentati accessibili e tutela ambientale. Il testo propone anche una riforma della normativa urbanistica nazionale, non per deregolamentare, ma per fermare il consumo di suolo, rafforzare il ruolo pubblico, affrontare il cambiamento climatico e immaginare una nuova urbanistica fondata su giustizia e sostenibilità.
Che dire? L’elenco è corposo, dentro c’è un po’ di tutto, comprese cose che non sono neanche state sfiorate dall’inchiesta in corso. C’è da chiedersi se la cosa non implicherebbe richieste di risarcimento legittime da parte degli operatori che hanno operato nelle regole e si vedano d’ufficio bloccare i progetti. Ma ci chiediamo pure se chi ha firmato conosca davvero Milano: soltanto una quarantina di firmatari su duecento vivono o lavorano in città. Chiedere di sospendere gli interventi in corso equivale a bloccare Milano. Una città che, nel bene e nel male, si è sempre arrangiata e ha saputo rialzarsi. Certo, qualcosa può essere sfuggito di mano, ma fermare per anni i cantieri finché tutti siano contenti è una soluzione irrealistica.
Vorrebbe dire tornare agli Novanta, con l’ombra di Mani Pulite, che per anni ha depresso Milano (e comunque, persino allora, qualcosa si muoveva lo stesso. Non era tutto tutto bloccato). La città, per fortuna, ha saputo riprendersi e imboccare la strada della rinascita dagli anni 2000.
Forse i firmatari non hanno visto cosa sia successo negli ultimi anni: dove c’erano i capannoni dell’ex Fiera oggi sorgono torri firmate da grandi architetti, che hanno regalato alla città tre – e presto quattro – edifici iconici, ormai entrati tra i simboli di Milano. Forse non hanno notato la trasformazione dell’area tra Porta Garibaldi e piazza della Repubblica: un tempo una superstrada con svincoli, terreni polverosi e giostre dismesse, oggi un parco e palazzi moderni che hanno ridisegnato il volto della città, essi stessi entrati già nel volto di Milano assieme al Castello, al Duomo e alla Scala.




Fermare cantieri già avviati, come la BEIC o la “Goccia” della Bovisa, significherebbe lasciare per altri venti o trent’anni scheletri inutili e miliardi sprecati.
Questo appello sembra più il frutto di invidia che di una reale visione: un tentativo di frenare la corsa dell’unica città italiana davvero internazionale.
Se qualcosa va fatto, è rendere Milano più accessibile a tutti, aumentando l’offerta di case a prezzi sostenibili per costruire una città inclusiva. Su questo punto è giusto l’invito alla riflessione, per quanto poco efficaci siano state le politiche in tal senso negli anni passati.
Ma Milano non si può fermare!












- Referenze immagini: Roberto Arsuffi, Googlemap, Milano Sparita
- Urbanistica, Procura, Edilizia, Scandalo, Indagini, indagati, modello Milano, Sindaco, Giunta, Comune di Milano, Assessore, Coima, Porta Nuova,
Basterebbe una sola cosa: “più verde”.
Null’altro.
Concordo sul fatto che NON si debba fermare
92 minuti di applausi
Sono architetto e concordo pienamente. L’unica occasione persa è stata non trasformare lo scalo romana o farini in un vero grande parco. I terreni erano di enti pubblici e quindi anche di tutti!
Riflessione di Arsuffi impeccabile.
Io mi sono trasferito a Milano da qualche anno, non lo avessi fatto sarei stato probabilmente molto d’accordo con i firmatari della petizione, mi rendo conto solo da qualche tempo che Milano (come molte altre cittá italiane e non) è vista da chi non ci vive attraverso moltissimi stereotipi (e lo dice uno che insieme alla propria famiglia era esattamente così). Questi firmatari non si rendono neanche lontanamente conto di quanto la cittá (sempre in bilico tra inchieste e scandali) sia diventata qualcosa di cui possiamo andare fieri come italiani nel resto del mondo. Ogni anno che passa diventa una città sempre più piacevole da vivere, con nuovi parchi, architetture, eventi pop up, fiere.
Milano non si può fermare!
Il vero problema è che milano è frammentata. Non c’è un progetto a lungo termine sulla città. Un piano regolstore che vada ad unire milano all’hinterland ormai diventato sempre piu centro città. Gusrdando la mappatura è piena di buchi vuoi e spesso questi buchi vengono riempiti da blocchi di palazzi senza una linea, un’armonia, un visione di un quartiere futuro. Ci deve essere una visione che ripensi milano dai marciapiedi ai lampioni, ai semafori, ai quartieri residenziali, ai grattacieli. Non si può lasciare agli architetti lo spazio di fare e disfare a secondo del loro “stile”. Ci vuole una visione
Concordo. Io sono da generazioni milanese e in effetti trovo (come trovò mio padre negli anni 90) difficile gestire l’acquisto della casa, ma mi rendo conto che Milano non si può fermare. Come sempre, bisogna gestire l’evoluzione prevedendo dei correttivi, ma fermare tutto, cercare di fermare una locomotiva in corsa pensando che poi si possa riavviare velocemente e senza problemi (grossi) è un’utopia.
La ” locomotiva in corsa” si chiama speculazione.
Se i prezzi al mq sono alle stelle e, come effettivamente dici tu, i milanesi faticano a comprarsi una casa in città è perché i compratori arrivano da fuori, Milano è attrattiva e un appartamento in centro è un investimento, non solo per i miliardari stranieri che approfittano della la flat tax per trasferirsi in Italia
( leggo che gli svizzeri si stanno già incazzando) ma anche per chi i soldi li ha fatti chissà come.
E’ il mercato che fa i prezzi e i correttivi quali sarebbero? Fino adesso hanno proposto solo il Salva Milano,
peggio che andar di notte e che non c’entra niente, ma almeno 4.500 famiglie avrebbero la loro casa, però vedo che al comune sono più preoccupati di dare al più presto una nuova sede al Leoncavallo, tanti voti alle prossime elezioni, avanti così.
Chiediti come mai negli ultimi anni 400.000 persone hanno lasciato la città è poi rifletti, giovane architetto
e dove sono andati secondo te? l’80% di quella cifra… sono rimasti nella prima o seconda cintura della città…ergo per cui la città si sta semplicemente ALLARGANDO… come accade ovunque nel mondo.
L’inclusivitá la detta il mercato. Possiamo raccontarci quello che vogliamo ma in Brera le case continueranno ad avere prezzi vertiginosi perché l’area è richiesta. L’unico modo per rendere la città inclusiva davvero è delocalizzare l’edilizia sociale/residenziale pubblica al di fuori degli attuali confini cittadini. Aree a buon mercato permettono costruzioni a buon mercato. Bisogna però costruire un sistema di trasporti efficace e capillare. Fermare i cantieri è sempre una stupidaggine. Primo perché non risolvi il problema, secondo perché ne crei un altro, esponendoti a ricorsi multimilionari dai privati. (chi li paga?!) Infine generi situazioni come quelle delle “famiglie sospese”. D’altronde dal mondo accademico italiano non puoi che aspettarti altro che immobilismo.
Mi viene il dubbio che questi firmatari non siano mai stati a Parigi o Londra… Potrei aggiungere anche altri esempi sempre in Europa.
La tristezza di questo articolo è la sua miopia.
Perchè non considera che continuare a investire nel mattone ferma lo sviluppo della produzione, della ricerca dello sviluppo economico reale.
La discesa dell’italia nelle classifiche mondiali ne è una dimostrazione inconfutabile.
Siamo il paese della rendita in un mondo che procede ad una velocità doppia.
Continuare su questa strada è criminale nei confronti delle generazioni future.
Questo tralasciando tutti i problemi sociali che a Milano sono visibili ad occhio nudo.
Il tuo commento trascura un fatto fondamentale. Milano non è solo rendita ma è il centro in Italia dove si concentra più ricerca, più innovazione e più produzione. Se vogliamo quello sviluppo che tu dici, non bisogna bloccare il mattone ma aumentare l’offerta di case così che la città possa attrarre più persone e più talenti. Limitare l’edilizia non crea sviluppo, al contrario genera solo scarsità e rendite.
Quindi la tua teoria è che se impediamo ai vari Catella di costruire, loro prendono i loro soldi e, voilà, li investono in startup innovative??? Ma siamo seri…
Andrebbero semplicemente a investirli, sempre nel mattone, da un’altra parte, in Italia o all’estero.
Perché? Perché a parte la speculazione finanziaria, nessun settore garantisce i margini dell’immobiliare. La manifattura in Europa sta colando a picco e la tecnologia è un terno al lotto. Puoi moltiplicare per 100 o 1.000 o un milione, ma puoi anche perdere tutto dalla sera alla mattina.
E non so se te ne sei accorto, ma questo non è un paese incline al rischio.
Ahimè giusto. Puntiamo su immobiliare e turismo, ovvero vendere ad altri le bellezze del paese. È un po’ come quelle famiglie nobili decadute, che iniziano vendendo i gioielli per continuare a fare le feste, poi i quadri, poi alla fine l’ antica magione
In Italia l’industria delle costruzioni è ai minimi termini dal 2008, a Milano è sotto la media europea, può sembrare particolarmente attiva (lo è solo rispetto al resto d’Italia) solo a chi non conosca lo sviluppo immobiliare nel resto d’Europa. La miopia, ma diciamo cecità, è sua.
Non mi risulta proprio. Le costruzioni a Milano sono andate alla grande negli ultimi dieci anni, chiedere ad assimpredil
Non condivido la riflessione dell’articolo — la petizione mi sembra effettivamente indicare il modello di sviluppo alternativo di cui la citta’ ha tremendamente bisogno. A Milano non servono nuovi (presunti, aggiungo io) “edifici iconoci” ma proprio quelle nuove forme di pianificazione urbana ambientale e sociale di cui parla la petizione.
Milano non si può fermare ma costruire grattacieli con una semplice Scia, documento con cui il privato cittadino può rifarsi giusto il bagno, anche questo va fermato.
E nemmeno gli oneri di urbanizzazione pagavano gli “innovativi” costruttori o meglio finanzieri.
I palazzinari degli anni 60′ non avevano osato tanto.
No, non è la stessa SCIA del rifacimento del bagno
Ognuno vorrebbe Milano a proprio uso e consumo. Milano non è confrontabile, nel bene e nel male, a nessuna città italiana e forse europea. Tutto ciò che si fa a Milano è il risultato di situazioni e conseguenze caratteristiche di questa metropoli che ricordiamocelo è un’area di 7-8 milioni di abitanti…. Certo tutto è migliorabile ma troppi criticano a dismisura. Se poi uno non sopporta i ritmi e lo stress ambrosiani può scegliere altre realtà!
Seguo da parecchio tempo questo blog, ma la tesi dell’autore è molto opinabile. Mi limito a segnalare l,’incoscienza di chi dice di attuare recuperi di aree dismesse con, agli esiti dell'”intervento, addirittura più terreno impermeabilizzato. I volumi possono anche aumentare sfruttando maggiori altezze,ma di sicuro siamo lontanissimi dalle best practice. Spiace veder porre le tesi contrapposte senza alcuna evidenza costruttiva ma solo per fideistica accettazione dell’una o dell’altra parte.
Buongiorno, per favore si potrebbero raccogliere firme per firmare contro le singificazioni dei 200 firmatari? Grazie.
Un altro articolo di sensazionalismo vergognoso da Urbanfile in una sola settimana?
Mi spiace dirlo ma sembra che questa autore non sa molto bene leggere e ragionare. Gli firmatari non chiedono per niente bloccare Milano, ma esplicitamente fermare i grandi progetti per poi rivalutarli. È proprio il titolo dell’articolo linkato ” Urbanistica, perché Milano deve fermare i grandi cantieri in corso”
Non è razionale pensare che mettere in pausa solo i grandi progetti come San Siro, Loreto, BEIC, scale ferroviarie, etc. bloccherebbe la città. Pensa seriamente che se vengano bloccati questi progetti Milano non si svilupperà più?
Proviamo almeno a costruire argomenti razionali, per favore.
Semplicemente folle questo appello! Poi solo in Italia si può fare questo psicodramma per uno stadio nuovo, condiviso da due top club come Milsn e Inter, (unico caso al mondo!) con relativa riqualificazione di una zona molto degradata. Giusto per dare un’idea Londra ha una quindicina di stadi.
Mi piacerebbe capire dove sono questi quindici stadi londinesi. In centro città o nella Greater London? Su aree private o su aree comunali generosamente concesse assieme ai relativi diritti edificatori? Per me se Inter e Milan andavano a Rozzano e a San Donato (localizzazioni che fanno parte a tutti gli effetti della “Grande Milano”, solo Sala, che pure è sindaco della città metropolitana, dice che “lì non è Milano”) andava benissimo. Vicino a ferrovia e autostrada, lontano dalle case .. perché no?
Mi piacerebbe sapere dove sono i quindici stadi di Londra. In centro città o nella “Greater London”? Su aree private o su aree comunali gentilmente messe a disposizione (e che peraltro non sono “molto degradate”) assieme ai relativi edificatori. A mio parere se Inter e Milan andavano a Rozzano o a San Donato (aree ben servite da autostrada e mezzi pubblici e lontane dalle case, e che fanno parte a tutti gli effetti della “Grande Milano”, solo Sala – che pure è sindaco della città metropolitana – non se ne è accorto) sarebbe andato benissimo
Dove sono i quindici stadi londinesi? In centro città o nella “Greater London”? Su aree pubbliche o private? Per me Inter e Milan potevano andare benissimo a Rozzano o a San Donato, è Milano anche lì (checché ne pensi Sala)
No, lì non è milano, basti vedere che è un paese a sè e gli stessi abitanti nati lì non si sentono milanesi
L’appello non è piaciuto neanche a me. Sembra la solita italietta che cerca di bloccare ogni slancio in avanti, senza valutare i danni della stasi. Non mi ha certo stupito vederlo spinto dal Fatto.
Dall’altra parte tutti i progetti sulle aree più importanti (penso in particolare agli scali) li ho trovati davvero scadenti, troppo proni al privato. Ma perché il pubblico non può farsene carico da sé? Possibile non ci siano fondi in questa città così ricca? Su quelli un ripensamento (non per bloccare i lavori in quanto tali, ma per reindirizzarli) sarebbe auspicabile. Ma sono certo che se l’appello venisse ascoltato (il confronto democratico ecc) l’esito sarebbe un’immobilità di decenni.
Ma è un blog di architettura questo? Ah no devo essermi sbagliato dai commenti…LA NOIA
L’ idea di fermare (anche solo per una riflessione) progetti grandi e piccoli, mischiando quelli in corso di attuazione e ancora da valutare, sembra anche a me abbastanza improvvida. Si rischia di fare di ogni erba un fascio, dimenticando il peso anche economico che questo avrebbe su iniziative oramai in dirittura d’arrivo. L’ urbanistica deve occuparsi del futuro, non del passato prossimo; se sono stati approvati progetti che non ci piacciono, ebbene se sono illegittimi ci penserà la magistratura. Altrimenti vadano pure avanti. Giusto invece l’ appello a rivedere il PGT e a non fare leggi peggiorative di quelle attuali: qui invece i duecento firmatari hanno perfettamente ragione. Ciò detto, ho qualche perplessità sul citare Porta Nuova o Fiera come esempio positiv. Porta Nuova è un accrocchio di edifici che non c’ entrano niente. Doveva esserci il “polo istituzionale” e sono tutti edifici privati. La piazza piena di fontane che la rendono inaccessibile è il contrario di idea di piazza (capisco farla sul lungomare di Riccione, ma lì…). Le aree comunali sono state vendute a trattativa privata e non a gara (come dice la legge). Insomma non mi sembra un grande risultato. Anche l’ esempio di Londra non mi convince: lì la City è stata devastata e la gentrification ha allontanato gli abitanti popolari. Non mi sembra un esempio da seguire. Vero è che i palazzacci hanno riempito tutte le città del mondo, dal Kazakistan all’ Oklahoma: ma perché dovremmo fare anche noi così?
Milano e’ gia’ ferma. Dal 2016. Grazie a Giuseppe, detto anche Beppe, Sala.
Su Milano si è scatenato la invidia . Milano e più verde e in ogni operazione di grande respiro, per legge, una quota importante delle residenze deve essere Social Housing e questa legge viene assolutamente rispettata.
Inoltre c’è, sempre per legge, un indice massimo di copertura per cui se demolisci un capannone a fai un palazzo nuovo, il 40 % dell’area deve restare inedificato e il 10 % deve essere terreno filtrante. Io credo che molti “professionisti della critica” si esprimono con poca o nulla conoscenza della materia. Il passaparola velocissimo di internet è micidiale. Come diceva il saggio : ” non mi fa paura la Intelligenza Artificiale ma la Intelligenza Superficiale”. In ogni caso è giusto che tutti possano esprimersi . Ci mancherebbe altro.
Senza troppe riflessioni che partirebbero dall’evidenza che Milano sta già spontaneamente trovando un proprio posizionamento, mi limito ad augurare una sola cosa al Club dei 200+nostalgici:
Tante buone cose.
Non basta essere architetti, professori o urbanisti per essere automaticamente intelligenti. Mai ho visto un appello così poco ragionato, senza capo né coda. Perché i 200 fenomeni non si presentano alle prossime elezioni comunali, così vedremmo quanti verrebbero eletti? Questa è la democrazia: vieni eletto e per 5 anni amministri.
La norma comunale dice 60% “coperto” e quindi 40% “scoperto”, non inedificato. Quindi puoi fare box in sottosuolo ecc. Che questo porti a qualche forma di qualità be’ ho qualche dubbio (fino a pochi anni fa era il 30% di coperta con il 30% di filtrante, poi hanno cambiato i limiti per fare un favore ai costruttori)
Aggiungo che chi amministra veramente (assessori e dirigenti comunali) NON vengono eletti
Certo, ma messi li da chi viene eletto.
Questo di solito, a quanto pare invece adesso a Milano chi decide sono i costruttori.
Non decidono assolutamente i costruttori , o meglio, gli investitori ma le normative e la burocrazia che impappa il tutto.
Un investitore straniero, che sono la maggioranza su Milano, decide l’investimento se il percorso autorizzativo è chiaro e i tempi accettabili. Se non è così non fa battaglie ma va a portare i soldi da un’altra parte. Tutto qui.
Esatto! Ma questi sono gli ItaGliani..e il paese va a rotoli grazie a questi” studiati” la rovina dell’ ex paese piu’ bello del mondo!Poveretti! unica soluzione purtroppo e’ scappare a gambe levate da sto paese da quinto mondo!!
P.s. ” studiati benpensanti” girate un poco il pianeta ( ma non in vacanza x 1 settimana a Sharm o a Zanzibar)aprite quelle vostre teste bacate da non so cosa e quali ” studi” e….sviluppateviiiiii!!!
Queste cose fanno capire bene LA TOTALE SPERANZA ZERO PER STO POVERO PAESE!!!
E certo perché se togli la burocrazia allora i costruttori ti vendono gli appartamenti a 2000 euro mq…
E gli elefanti volano.
Pagliacci del liberismo che vi ha resi tutti poveri ma soprattutto deficienti.
Ma li leggi i giornali ?
Il “fermiamo tutto” potrebbe essere un po’ drastico, ma da dopo Expo Milano è diventata un mercato a cielo aperto per investitori privati, spesso esteri. Solamente la difficoltà di trovare abitazioni, in affitto o da acquistare, a prezzi umani, ci dice moltissimo di quali sono gli interessi immobiliari: puro profitto, di individui a cui i soldi non mancano, ma bisogna farne sempre di più. Stanno privatizzando qualsiasi cosa, riusciranno pure a vendere piazzale Loreto e San Siro. Per voi è progresso, per me è un segnale inconfondibile di come Milano sia diventata la gallina dalle uova d’oro per ultra milionari, dove il cittadino, se non è abbastanza ricco, se ne deve andare, e la sua socialità è relegata alla cena al ristorante e all’aperitivo, mentre il tessuto sociale popolare viene mano a mano sgretolato e allontanato sempre più in periferia. E queste grandi torri, per voi iconiche, non sono simbolo della nostra città, se non per chi questa città se la può permettere senza pensieri, per tutti gli altri sono un promemoria costante che la gentrificazione in atto non si fermerà, in nome di chissà che cosa.
E questo è quanto.👏👏👏 Amen
Bravo
Parcheggi interrati, verde, manutenzione, sicurezza
Non conosci la realtà…. Milano è ai vertici in Europa ed ora tentano (invano) di bloccarla….
Tante chiacchiere ma la verità è che l’unico modo per dare case al ceto medio è mettersi a ricostruire Case Popolari.
Tutta Bonola è venuta su così e ha dato alloggio ai milanesi di ieri e di oggi.
L’ultimo piano di case popolari risale a Fanfani DC.
Il resto sono balle e qualunquismo…
Ma oggi le case popolari non fanno chic a lorsignorini…
Ma non solo oggi…e nemmeno solo ieri o l’altro giorno se, come dici tu, l’ultimo piano nazionale risale ai tempi di Fanfani. Eppure abbiamo avuto governi di ogni colore; se nessuno ne vuole più sentire parlare magari ci sono delle ragioni che non si esauriscono in un complotto.
E vediamole da vicino, le case popolari che a Milano sono “gestite” da MM – e’ quello il tuo modello di riferimento? E se non lo fosse, mi spieghi come (e con quali soldi, e di chi, soprattutto) si può pensare a qualcosa di diverso?
Malgrado le apparenze non voglio essere polemico, ma sono abbastanza stufo di soluzioni solo teoriche.
Più che un “appello pubblico”, trattasi di “appello lobbistico” dal momento che i 200 professori sono portatori di vari conflitti di interesse che si va ad elencare:
1) la maggior parte di questi professori lavora per università statali, quindi per lo Stato romano. L’interesse dello Stato romano è massimizzare i consumi, quindi le tasse, per mantenere tutto il suo apparato burocratico parassitario e città lontanissime dall’Europa come roma e napoli, quindi energivore (pensate quanto costa spostare persone e merci da roma verso l’Europa rispetto a Milano) che hanno bisogno di montagne di tasse del Nord Italia per tirare avanti, considerando anche che da roma in giù di tasse ne pagano molte meno, da qui anche i bassi stipendi del Nord Italia erosi dalle tasse romane e dal fatto che da roma in giù pagano molte meno tasse, e quindi stipendi non erosi dalla bufala dei 4 gatti di ricchi trasferitesi a Milano da altre città europee che hanno fatto salire il costo della vita (altra propaganda che mira a bloccare qualsiasi edificazione di nuove case per ricchi e non ricchi). È quindi evidente che l’interesse di questi professori quindi dello Stato, non è costruire efficienti e ecologiche torri residenziali in zone già urbanizzate servite da metro, treni e aeroporti (vicini e non a 50 km dalla città), che possano dare velocemente un’abitazione a tutti, ma espellere all’esterno i cittadini, in zone remote non servite da infrastrutture, consumando suolo con villette, dove poi per fare ogni cosa bisogna utilizzare l’auto quindi consumare carburante massimizzando l’accise la tassa sul carburante che finisce a roma. Quando i professori dello Stato romano parlano di “interesse pubblico” intendono appunto inquinare per massimizzare la tassa sui carburanti.
2) molti di questi professori sono urbanisti, l’interesse dell’urbanista è urbanizzare, quindi consumare sempre nuovo suolo sottraendolo all’agricoltura, quindi devastare il territorio e inquinare, è chiaro che costruire torri residenziali a Milano in zone già urbanizzate e ottimamente servite da mezzi pubblici e servizi, rende disoccupati gli urbanisti.
3) molti di questi professori hanno insegnato o insegnano in famose università inglesi, francesi, tedesche e spagnole. È chiaro che diventare affiliati a università di città concorrenti in vari settori di Milano, non presuppone solo il diritto ad arricchire il proprio curriculum, ma anche dei doveri, come per es. fare ogni tanto lobbying contro Milano, come per es. raccogliere firme contro lo sviluppo urbanistico e immobiliare di Milano concorrente di quello di città europee concorrenti, oltre a roma e napoli, alle quali però, dal blocco di Milano e conseguente trasferimento altrove di economia e abitanti, dalle città europee vengono lasciate solo le briciole e l’invidia, essendo città lontanissime dall’Europa, ossia il mondo che conta, quindi anti-economiche e energivore, investire lì si perdono solo soldi, gli unici soldi che si possono investire sono quelli pubblici, ossia tasse del Nord Italia. La propaganda di molti di questi professori mira a confondere le idee a tutti, ricchi e non ricchi, con fuffa ideologica sulla socialità e sulla ricchezza e povertà, sulla falsa propaganda dei ricchi che si sono trasferiti dalle capitali europee a Milano, in realtà 4 gatti, propaganda che lo stesso Stato romano e potenze europee alleate creano al fine di rallentare e bloccare il mercato immobiliare milanese concorrente di quello delle città europee. In realtà il loro obiettivo è non dare a Milano la casa a nessuno e rendere tutti più poveri e senza lavoro a Milano per arricchirsi loro e le loro città e territori.
4) la maggior parte di questi professori non sono milanesi. I romani e napoletani sono quelli più invidiosi di Milano, vogliono bloccare Milano per atavico complesso di inferiorità economica e geografica, roma e napoli sono così lontane dall’Europa che per loro l’Europa inizia e si ferma a Milano. A differenza di Milano, per roma e napoli non c’è, a causa della geografia, competizione con londra, parigi, berlino, madrid, barcellona. In Europa roma e napoli sono percepite come città lontane non parte delle dinamiche competitive tra città europee, in Europa si ricordano di roma e napoli solo quando le devono usare per bloccare Milano e trasferire nelle città europee economia, abitanti e lavoratori. Poi vengono gli invidiosi di provincia, gli aiutanti dello Stato romano e delle città europee in Lombardia, ossia varesini e bergamaschi, altri con il complesso di inferiorità verso Milano. Per es. si notano tra i firmatari molti professori del politecnico di Milano, semplicemente perché i vertici dell’ateneo sono varesini e per compiacerli molti hanno firmato, e i varesini, come i bergamaschi, sognano di bloccare Milano per disperdere da Milano economia, abitanti, lavoratori sui loro territori, che poi invece alla fine vanno a londra, parigi, berlino, madrid, barcellona, non avendo varese e bergamo, come roma e napoli, le eccellenze economiche di Milano e delle altre città europee. Insomma il giochino delle città europee concorrenti di Milano è molto semplice: usare roma, napoli, varese e bergamo contro Milano così da direzionare flussi economici, abitativi e lavoratavi verso le città europee.
Quindi questi professori sono portatori di evidenti conflitti di interesse, fanno propaganda contro Milano per conto dello Stato romano e di città europee concorrenti. Sanno bene che se Milano non fosse sabotata dall’esterno, non ci sarebbe storia quanto ad attrazione di ricchi e non ricchi: posizione geografica eccezionale nel cuore dell’Europa rispetto a roma lontanissima dell’Europa, clima fantastico d’estate, sole per parecchi giorni di fila, con isole di vitamina D (altrochè isole di calore) rispetto per es. all’uggiosa londra dove poi i ricchi e non ricchi hanno problemi fisici causa mancanza di sole e di vitamina D (oltre al pessimo cibo), vicinanza a mare, laghi e montagne che si possono raggiungere velocemente in auto senza usare costosi jet privati o commerciali con ore e ore di volo di tempo perso e inquinamento, cibo di qualità, infrastrutture avanzate e opportunità di lavoro di alto livello ecc. È evidente che la forza di Milano è la sua compattezza urbanistica, in poco spazio c’è tutto, tutto è facilmente e velocemente raggiungibile, fattore che crea notevoli economie di scala in tutti i settori (moda, design, arredamento, fiere ecc.) e di risparmio energetico, aumentando l’efficienza. Ed è proprio questa compattezza che gli invidiosi di roma napoli varese bergamo, londra, parigi, berlino, madrid e barcellona vogliono disperdere lontano da Milano, bloccando nuove torri residenziali e lo sviluppo degli scali ferroviari in zone ottimamente servite dai mezzi pubblici che aumenterebbero la compattezza urbanistica quindi la forza di Milano.
Assolutamente corretto