Recentemente ad un’asta (Christie’s) è stato venduto un dipinto di Amedeo Modigliani, “Nu couché” o “Nudo rosso”, che il pittore dipinse tra il 1917 e il 1918. Il quadro è stato aggiudicato per 170,4 milioni di dollari (circa 158 milioni di euro) diventando il secondo quadro più costoso di sempre: “Donne di Algeri (Versione ‘‘O’’)” di Picasso era stato venduto per 179,4 milioni di dollari. Certo che farsi sfuggire una simile opera… peccato.
L’opera, facente parte della collezione Mattioli di Milano, lascerà per sempre l’Europa, l’Italia e Milano per volare in Asia. L’ennesima vergogna in quella che sarebbe la più ricca e industrializzata città italiana ed ennesima occasione persa per ospitare e mostrare Arte e Cultura con le iniziali maiuscole.
La collezione Mattioli di Milano ha una storia assai travagliata: è costituita da un importantissimo nucleo di dipinti italiani del primo Novecento, per lo più futuristi, e da pochi ma pregiatissimi pezzi di arte antica (fra cui uno dei due o tre Giorgione ancora in mano privata). In origine predestinata per la Pinacoteca di Brera (esattamente come le collezioni Jesi e Juker: la prima poi in effetti vi confluì la seconda in parte acquistata ad una cifra di favore dal CIMAC di Milano, museo Civico di Arte Contemporanea, ora il Museo del 900) ma lunghe e farraginose pratiche burocratiche e problemi di spazi negli anni Novanta non lo hanno mai reso possibile, nonostante la promessa espressa dalla giunta di Gabriele Albertini nel 1997.
Da qualche anno per fortuna la collezione è depositata in modo temporaneo al Peggy Guggenheim di Venezia, dove le opere futuriste si possono ammirare grazie alla splendida (ed efficiente) sede museale.
La storia del quadro appare piuttosto travagliata: dalla collezione Gualino passò alla XVII Biennale di Venezia, da qui alla Banca d’Italia in seguito al dissesto del mecenate biellese; si arriva poi al recupero tramite Barbaroux da parte del collezionista bresciano Pietro Feroldi che per pudore lo tenne nascosto dietro una tenda, fino all’acquisizione nel 1949 dell’intera raccolta di quest’ultimo da parte di Gianni Mattioli (1903 – 1977), imprenditore milanese.
Nel 1952 è stato esposto alla Galleria del Milione di Milano e nel ’53 alla Strozzina di Firenze. Poi nel 1958 a Palazzo Reale a Milano. La collezione era praticamente invisibile al pubblico: fino al 1965, infatti, era stato possibile visitarla la domenica mattina in un appartamento di via Senato 36, preso in affitto e trasformato in galleria dal collezionista. Quindi dal 1997 a Venezia le opere furono esposte al Guggenheim (tranne il nudo di Modigliani), forse rimasto nei caveaux a Milano.
Pensare che a CityLife si sarebbe dovuto costruire un bellissimo Museo d’Arte Contemporanea (2011) progettato da Daniel Libeskind, che poi sfumò per costi di gestione troppo alti. Un’occasione persa per redistribuire le collezioni d’arte a Milano. Peccato, perché all’estero queste cose non accadono così spesso.
Alcuni pezzi della Collezione Mattioli che potrebbero essere a Milano ma che non ci sono.
Sotto il cancellato museo a CityLife
Info: Corriere della Sera – “Capolavori della Collezione Mattioli”, Electa 1997,e il ben più ponderoso “La Collezione Mattioli Capolavori dell’Avanguardia Italiana – Catalogo scientifico di Flavio Fergonzi”, Skira 2003.
Un ringraziamento anche a Matteo Gorla