Percorrendo l’odierna via Broletto dal Cordusio sulla destra a circa metà del percorso ci si immette nella stretta via dei Bossi, antica contrada che porta ancora il nome della nobile famiglia, qui al civico 4 si trova un edificio dall’aspetto ottocentesco, in realtà al suo posto vi era uno dei più importanti palazzi del 400 milanese, il Palazzo del Banco Mediceo.
Francesco Sforza nel 1455 donò una serie di edicfici preesistenti, a Cosimo de’ Medici per farne la sua dimora milanese e soprattutto la sede del Banco. Cosimo ordinò a Pigello Portinari (amministratore della filiale milanese e finanziatore per la famosa e bellissima cappella che porta il suo nome in Sant’Eustorgio) di trasformare l’edificio in una degna sede di rappresentanza per il nome de’ Medici. L’edificio sancì in qualche modo anche un’alleanza, che chiuse secoli di inimicizia tra Milano e Firenze, innescando quello scambio culturale e politico tra le due città che portò nuova verve alla città di Milano e, tra l’altro, anche Leonardo Da Vinci.
Osservando il palazzo attuale non potremmo mai immaginare come potesse essere questo meraviglioso palazzo. Infatti l’edificio venne modificato diverse volte nel corso dei secoli, per poi venire totalmente rifatto nel 1862, quandoi Valtorta, i nuovi proprietari, vollero rinnovare il palazzo. Così iniziò lo smembramento dell’edificio, rischiando di far sparire dall’Italia persino un capolavoro come il bellissimo portale del palazzo, oggi per fortuna riparato nelle sale del Museo del Castello Sforzesco. Infatti i Valtorta cedettero il marmoreo portale al mercante d’arte Giuseppe Baslini per 23.000 lire, ma che grazie all’intervento Giuseppe Mongeri e al Comune che accolse le sue rimostranze e il 5 novembre 1863 con delibera comunale la Giunta municipale parteciò all’acquisto del manufatto suscitando non poche proteste, per una spesa totale di 24.000 lire dell’epoca. Così il portale venne collocato nel neonato Museo Patrio di Archeologia (oggi Museo del Castello).
Ne castello oggi si conservano anche alcuni medaglioni con busti virili in terracotta che un tempo si trovavano in facciata e nel cortile interno. Mentre altre opere, come il Fanciullo che legge Cicerone di Vincenzo Foppa si trova nella Wallace Collection a Londra.
Grazie alla descrizione del Filerete e ad una sua incisione, possiamo ricostruire la facciata dell’edificio rinascimentale e la suddivisione degli spazi interni. Chi sia il progettista ancora non è chiaro, si presume sia opera del Michelozzo, architetto di fiducia della casata Medici. Anche se alcuni attribuiscono il progetto al Filarete, anche perché ne fa una lunga descrizione sul suo trattato.
Il palazzo costruito tra il 1455 ed il 1599, mostrava una facciata simmetrica con un basamento intonacato e con inciso un disegno a bugnato, un portale monumentale marmoreo al centro e due porcini più piccole ai lati, un piano nobile con finestre binate a sesto acuto e poste su un’altra cornice, a coronare l’edificio un cornicione all’antica. L’edificio presentava inoltre una ricca decorazione in cotto, compresi dei tondi in ceramica posti poco sotto il cornicione.
Intorno al 1456, la loggia e le sale furono decorate, sempre secondo Filarete, dal maggior artista lombardo dell’epoca, Vincenzo Foppa, con affreschi dal soggetto eccezionalmente profano dei quali è superstite solo un frammento con Cicerone fanciullo che legge ora nella Wallace Collection di Londra. Altri affreschi erano di Zanetto Bugatto.
Il Banco Mediceo divenne subito stimolo per nuove costruzioni che ne imitavano forma e facciata, come la Cà Granda in costruzione in contemporanea a Porta Romana, Palazzo Fontana Silvestri a Porta Venezia o la Casa dei Marliani nella contrada del Monte (ora Monte Napoleone all’angolo con via Sant’Andrea).
Di seguito le foto del portale conservato al Castello – Giovanni dall’Orto.
Disegni della ricostruzione del cortile
Di seguito le immagini del cortile come appare oggi.