In Corso Italia, esattamente in Piazza Sant’Eufemia, ci sono due chiese, una più antica, Sant’Eufemia fondata verso il 472, ma rimaneggiata nell’Ottocento, e l’altra più “recente”, San Paolo Converso del 1500.
La chiesa di San Paolo Converso nacque come chiesa del convento della Congregazione delle Angeliche. Iniziata nel 1549, la costruzione andò avanti per lungo tempo. La bella facciata barocca venne completata nel 1619 ed è opera di Giovan Battista Crespi detto il Cerano.
Non si conosce il nome dell’architetto che diresse i lavori e ideò la pianta a navata unica, divisa in due aule, lo spazio riservato alle monache e quello riservato al pubblico, modellata sull’esempio celebre della chiesa milanese di San Maurizio in Corso Magenta. Probabilmente attorno ai primi anni Sessanta del Cinquecento, iniziarono i lavori per le decorazioni interne con le quattro Storie della vita di san Paolo a fresco del presbiterio, affidate ai cremonesi Giulio, Antonio e Vincenzo Campi.
L’interno è a navata unica coperta con volta a botte e affiancata da cappelle laterali, separata a metà dalla parete divisoria per i due settori della chiesa è completamente affrescata. Sul soffitto, opera di Giulio Campi, è dipinta l’Assunzione di Maria in Cielo in una finta architettura in prospettiva che ricorda il matroneo della chiesa di San Maurizio. All’interno della chiesa sono racchiusi vari dipinti di pregevole fattura, come quelli del presbiterio, opera di Giulio e Antonio Campi, raffiguranti la Conversione, il Battesimo, il Miracolo e il Martirio di san Paolo Apostolo. Altra opera di notevole interesse è una grandissima tela del Cerano raffigurante il Battesimo di Sant’Agostino. Quasi tutti gli affreschi hanno seri problemi di conservazione anche perché sfigurati dal salnitro.
La chiesa, come molte altre in epoca napoleonica, nel 1808 venne sconsacrata dopo che il convento fu soppresso e usata come magazzino.
Nel 1932 venne restaurata dal Mezzanotte, e trasformata in sala per concerti per musica sacra.
Dotata di ottima acustica venne adibita a sala d’incisione per registrazioni discografiche fin dai primi anni ’60, per l’etichetta discografica La voce del padrone che la cedette a Vittorio Buffoli e a Giacomo Mazzini, padre di Mina, i quali avevano appena fondato la PDU. Il rinnovato studio di registrazione attivo dal 1970, detto ‘La Basilica’, avrà sede all’interno della chiesa fino al 1982.
Usata per mostre fino a pochi anni fa, ora al suo interno dal dicembre 2014, si trova lo studio di architettura CLS architetti di Massimiliano Locatelli. CLS architetti ha adattato, senza toccare le pareti e la struttura, l’aula della chiesa per trasformarla nel proprio studio dove una struttura in acciaio che si innalza per quattro piani al centro della sala fa da scenografico luogo dove ospitare tutti i collaboratori dello studio.
Ora, pur apprezzando l’intervento dello studio d’architettura, ci chiediamo il perché le autorità e la sovrintendenza abbiano permesso che una bella chiesa barocca non sia più un luogo pubblico ma privato. Avrebbe potuto rimanere un’aula per i cori e musica sacra come lo era in precedenza, ed invece a quanto pare il profitto ha avuto la meglio.
Ci siamo chiesti, inoltre, che fine abbiano fatto le tre statue d’angeli poste alla sommità della facciata e che vennero rimosse nel dopoguerra.

A parte la meraviglia e l’invidia di poter lavorare in un luogo simile, trovo affascinante l’avvicendarsi nei secoli di funzioni diverse per questo e qualunque altro edificio, tra il sacro e il profano, l’utile e il dilettevole, il pubblico e il privato, attraverso la storia passata e gli eventi che ancora potranno lasciare memoria in quel luogo e nella nostra città
Wow… non avevo idea che questa chiesa fosse sconsacrata, è un bel po’ che non ci passo. Bellissimo, spero che sia visitabile ogni tanto.
Concordo con Est71, una città è un organismo vivente e fa parte del suo metabolismo che un edificio cambi funzioni e magari si re-inserisca in un ciclo produttivo, come è successo alla Ca’ Granda con l’Università per esempio. Non tutto deve diventare per forza museo solo perché è antico. L’importante è che la memoria sia mantenuta e che sia almeno parzialmente fruibile.
E’ un abominio fare di quella chiesa uno studio di architettura quando le Suore Angeliche da decenni la reclamano per pregare l’uso per il quale era stata destinata. Vergognatevi!! Ghizzoni Teresa