Alla Pinacoteca di Brera cento giorni fa è arrivato James Bradburne, 59 anni, museologo anglocanadese, ed ecco che arrivano finalmente le novità grazie all’autonomia: orario allungato il giovedì, biglietto d’ingresso da 10 euro che dà diritto alla tessera ‘Amici di Brera’ per entrare gratis tre mesi, nuovi allestimenti e “didascalie d’autore'” scritte da artisti, diversa illuminazione. Poi la nuova squadra accoglienza, che sfoggia le uniforme di Trussardi. Seguiranno eventi organizzati nel cortile con panchine e cestini, il rinnovo dell’ingresso da via Fiori Oscuri che permetterà di accedere direttamente a Osservatorio e Orto, più spazio per le aule dell’accademia e per un ristorante. Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini presente giovedì scorso alla conferenza stampa insieme al neo direttore James Bradburne e all’assessore comunale alla Cultura Filippo Del Corno, ha dichiarato: “I musei italiani potranno restare aperti più a lungo – ha annunciato il ministro – nei prossimi giorni firmerò un decreto che lascia ai direttori la possibilità di allungare l’orario”. A Brera, come ha anticipato il ministro, l’apertura prolungata dovrebbe essere il giovedì. «Sono stati 100 giorni di ascolto» ha esordito Bradburne, «in cui ho sentito tutti i pareri possibili su Brera». Da questo è uscito il piano triennale di rilancio che coinvolge non più solo una istituzione singola per quanto prestigiosa, ma il complesso intero visto e gestito come un corpus unico, “la grande Brera”.
A marzo arriveranno le prime grandi novità con il nuovo allestimento delle prime tre sale che vedranno come protagonista Raffaello e il suo Matrimonio della Vergine a cui seguirà il nuovo sito internet. A giugno toccherà a Mantegna e a ottobre a Caravaggio. L’operazione sarà portata a termine dopo che le 38 sale saranno tutte rinnovate, circa tre anni.
Il progetto di Bradburne è portare Brera ad essere una parte della città, non più uno scrigno chiuso in se stesso. Il Cortile napoleonico diventerà un ‘cortile delle arti‘, con nuova segnaletica fissa ed elettronica e sarà aperto a tutti. Nel 2018 finalmente si aprirà Palazzo Citterio con le collezioni Jesi e Vitale.
Al progetto della grande Brera va aggiunta l’acquisizione del palazzo di via Brera 19, il palazzo che doveva diventare un hotel e che da anni è rimasto incompiuto nel cuore del quartiere, così ci saranno altri 9000 mq da trasformare in aule e anche uno spazio per un ristorante.
Inoltre per tre anni la promessa che non ci saranno grandi mostre “perché cannibalizzano i musei” ma che tutti i capolavori della Pinacoteca resteranno a Milano.
Le premesse sembrano tutte molto interessanti, vediamo se riusciranno a «Riportare il museo nel cuore dei milanesi».
ottime notizie!
speriamo che si traduca tutto in realtà!
Già, anche perchè è da quando sono bambino che sento parlare della ‘Grande Brera’ e ancora si vede poco o nulla.
Una nota a margine, ma quanto è brutta la risistemazione della piazza davanti alla pinacoteca? Grazie alla solita miope sovraintendenza che tutela le cose superflue abbiamo ancora il displivello con il marciapiede che è invece totalmente inutile vista che è un’area pedonale, vogliamo parlare poi dei lampioni moderni e dozzinali? L’importanza del luogo avrebbe meritato decisamente altro, con la giusta sensibilità ed a parità di spesa il risultato poteva essere decisamente migliore.
Nella prossima giunta voglia come assessore all’arredo urbano il nostro buon Roberto Mr. Urbanfile Milano. 🙂
Concordo caro Davide! La sistemazione è davvero indegna dell’importanza di Brera. Il mio sogno (mi rendo conto che è un sogno, perché costosissimo e impraticabile) sarebbe abbattere tout court i due palazzi moderni di fronte alla pinacoteca e creare una grande piazza, che avrebbe come “quinta” l’abside della chiesa sconsacrata di via Formentini (magari ricoperta d’edera). Ma credo che già solo i costi di esproprio sarebbero proibitivi!!!
Sui lampioni che dire??? In Comune devono avere una vera e propria idiosincrasia per l’oggetto, perché non ne azzeccano una. Schifezze da parcheggio in luoghi di pregio e lampioncini finto-antichi in vie di periferia con i condominii anni 60. Mah. Secondo me scrivono i tipi di lampione su dei bigliettini, li mettono in un cappello e poi pescano a caso. E non parliamo dell’occasione persa della sostituzione con i LED, che ha visto piazzare le stesse padelle ovunque, dai vicoli del centro a via Palmanova.
Benissimo invece le iniziative di Brera. Nei paesi anglo il biglietto “ripetuto” è la norma. Negli USA ad esempio di solito puoi ripetere la visita entro 10 gg, ma le entrate sono molto più care (la media è 25$). Sono curiosissimo di vedere come viene palazzo Citterio, perché sulla carta il progetto, benché datato, sembra molto interessante (Stirling mica era l’ultimo pirla… LOL). Le panchine e i cestini nel cortile del Canova… speriamo bene. La caffetteria e lo shop…. sarebbe ora.
Durante le vacanze ho visto il Museum of Fine Arts a Boston… ha un centesimo dei capolavori di Brera eppure è un museone della madonna (anche lui 25 dollaroni sonanti…). L’ala neoclassica è stata integrata con una nuova moderna e i due corpi sono stati raccordati coprendo il cortile con una vetrata, che ha creato una hall a doppia altezza molto scenografica che contiene il ristorante e dà accesso alle sale sotterranee per le mostre temporanee. Certo, l’MFA dipende da una fondazione privata e in USA la “soprintendenza” (sa di vecchio solo già dal nome…) credo proprio che non sappiano cosa sia……
Senza spostarsi all’estero, basta andare a Torino e vedere il museo egizio per vedere un vero museo internazionale. Fatto bene!!