Grandi trasformazioni in centro, in piazza Cordusio sono appena partiti quelli di Blackstone guidata da Paolo Bottelli, che con 20 milioni di euro trasformerà l’ex palazzo delle Poste in uno spettacolare complesso con negozi al piano terra e uffici di pregio sopra. Lo stesso fondo sta mettendo mano alla ex sede del Banco di Sicilia, in via Santa Margherita. Anche questo storico edificio bancario della Milano rampante degli anni Trenta cambierà destinazione a quanto pare. Realizzato dall’architetto Carlo Polli, il quale dovette realizzare un’architettura «di stile perfettamente italiano», in linea con la politica del Governo, come espressamente richiesto dal bando.
Il prospetto principale del palazzo del Banco di Sicilia di Milano risponde fedelmente ai requisiti richiesti dal bando: Polli infatti sceglie un linguaggio tratto dal repertorio della tradizione del classicismo, con rimandi al repertorio greco e romano. Le possenti colonne doriche scanalate inquadrano aperture a “serliana” sovrastate da altre piccole bucature separate da elementi scultorei. Le grandi arcate a tutto sesto, presenti nella parte basamentale dell’edificio, sono chiuse da imponenti inferriate di sicurezza e fanno da ingresso al palazzo con rimandi alle architetture termali della Roma antica.
Per la grandiosa opera architettonica Polli risolve egregiamente il problema dell’ubicazione angolare dell’edificio trovando l’armonica soluzione estetica realizzando una facciata curvilinea che sia di raccordo tra tradizione e modernità: la facciata è arricchita e decorata da pregevoli raffigurazioni scultoree del genovese Gigi Supino e presenta una zoccolatura basamentale di Serizzo di Dubino, il primo piano in nembo nero del Carso e la rimanente parte superiore in pietra di Orsena di Istria.
(tesi di dottorato di Evelyn Messina “Architetti e ingegneri del Banco di Sicilia tra Ottocento e Novecento”)
Immagini dell’edificio negli anni Trenta
L’edificio dell’Ex Banco di Sicilia si raccorda col retrostante palazzo al numero 7 di Via Silvio Pellico. Diventerà un palazzo per uffici di nuova concezione con grandi spazi comuni e grandi terrazzamenti nella parte interna, mentre le facciate saranno solo restaurate.
l’asse duomo-castello
Milano, Piazza Cordusio, addio banche e uffici, spazio ai negozi
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La metamorfosi di piazza Cordusio è in atto. Un giro di valzer ha visto passare di mano i suoi palazzi. E se finora l’80 per cento degli spazi era adibito a uffici, presto oltre la metà delle superfici sarà occupata da negozi. «Con le ristrutturazioni cambierà la funzione degli immobili, finora sede esclusiva di assicurazioni, banche e servizi che avevano un’interazione limitata con la città — spiega l’assessore all’Urbanistica, Alessandro Balducci —. È l’occasione per ripensare tutto la piazza in termini di sviluppo urbano, mobilità e flusso del traffico».
Vi segnalo questo bell’articolo con importanti novità:
dal Corriere, vero?
Vediamo però quanto ci mettono a fare anche il restyling della parte pubblica… con tanto di elezioni di mezzo…
http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/16_aprile_13/milano-piazza-cordusio-addio-banche-uffici-spazio-negozi-acc43f6c-0136-11e6-b513-8228f9f09a00.shtml
Si, esattamente.
UF strippa via i link
l’articolo è molto promettente e interessante.
Copia e incolla.
Se è vero che l’attenzione di investiori immobiliari volti a generare servizi e negozi e intrattenimento sta cmbaindo il vento Milano rischai di cambiare decisamente volto..
Perchè si scatenrebbe un effetto reazione a catena…
Se aprono un Waldorf a Corduiso poi di conseguenza sarà necessario aprire locali dove poter mangiare e passare la serata…
Ne avevamo già parlato dei cambiamenti in atto in centro… comunque sempre interessante… specie l’idea di modificare quella piazza
Lo so…
Infatti seguo sempre il vostro ottimo lavoro.
Ritengo MOLTO importante che il CUORE di Milano cambi “destinazine d’uso” perchè pendo che questo influisca suTUTTA Milano.
In modo concettuale e ideale come PENSARSI città.
Ritengo Cordusio rappresenti ben di più di quello che possa descrivere il semplice cambiamento di FORMA esteriore, ma iinfluisca nell’ANIMA e nel modo di pensarsi Milano come città.
Riflessioni più urbanistiche e sociologico/antropologiche chè puramente architettoniche in se e per sè.