L’attività dell’Assessorato ai Lavori Pubblici suscita sempre molto interesse e curiosità tra i nostri lettori.
Abbiamo deciso di farci raccontare nel dettaglio di cosa si occupa da Gabriele Rabaiotti, Assessore ai Lavori Pubblici e Casa del Comune di Milano.
Quali sono esattamente le deleghe e le attività in carico all’Assessorato?
Le deleghe di questo assessorato sono la Casa – inteso fondamentalmente come edilizia popolare – e i Lavori Pubblici in particolare con la cosiddetta “direzione tecnica” che inizialmente si componeva di sei settori diventati oggi quattro: Edilizia Scolastica, Casa ed edifici demaniali, Impianti degli edifici comunali e Cultura (musei, biblioteche e spazi ad usi diversi in genere come i centri diurni disabili, RSA per anziani, ecc).
In questa legislatura la direzione tecnica è stata alleggerita con la redistribuzione del tema delle manutenzioni stradali, passato in carico all’Assessorato alla Mobilità di Marco Granelli, e con quello dell’arredo urbano che è passato all’Assessorato all’Urbanistica di Pierfrancesco Maran.
Un altro aspetto che questo assessorato seguiva inizialmente e che ha ora trovato una collocazione differente, più centrale, riguarda la Centrale Unica delle Gare Appalti che fa capo alla Direzione Generale.
Iniziamo parlando di Edilizia Scolastica. Quali sono i progetti in corso e quali quelli in divenire?
Il capitolo Edilizia scolastica si compone di alcuni aspetti principali.
- Piano nuove scuole: sette nuove scuole di cui sei (tre in legno e tre “tradizionali”) finanziate con i fondi del Ministero e una, la Cassinis di via Hermada, partita leggermente prima rispetto alle altre e finanziata con fondi del Comune. Questo piano andrà in attuazione tra il 2017 e il 2018.
- Bonifiche amianto, su cui si sta lavorando in parte attraverso la chiusura delle scuole interessate e in parte attraverso lavori che vengono svolti in totale sicurezza per i ragazzi pur mantenendo le scuole aperte e fruibili. Fortunatamente Milano ha una dotazione scolastica sovradimensionata rispetto alla popolazione, dunque anche laddove si renda necessario chiudere un edificio per i lavori di bonifica si riesce a garantire una sistemazione ottimale in altre scuole ai ragazzi coinvolti.
- Certificato prevenzione incendi: si sta lavorando per adeguare impianti ed edifici alla normativa antincendio.
Per quanto riguarda la manutenzione ordinaria abbiamo chiesto ai Municipi di essere loro a tenere le priorità degli interventi manutentivi di importo inferiore al milione di euro.
Questo significa che sono i Municipi a valutare le necessità e le priorità di intervento, compilando una graduatoria: le risorse (circa 2,5 milioni di euro per ogni Municipio) vengono allocate fino ad esaurimento. Entro gennaio 2017 tutti i Municipi dovranno emettere una delibera relativa alla graduatoria e successivamente si procederà ai lavori necessari.
Quali sono invece le competenze e i progetti sul tema casa?
Insieme ad MM, l’assessorato si occupa in prevalenza della gestione delle oltre 27.000 case comunali esistenti e dei progetti nuovi previsti, molto pochi in realtà a causa della scarsità di risorse.
Attualmente esistono circa 2.000 alloggi sfitti che non vengono assegnati perché hanno bisogno di interventi interni manutentivi. Nel 2016 sono stati stanziati circa 30 milioni di euro proprio per far sì che in futuro, dopo le necessarie opere di ristrutturazione e riqualificazione, sia possibile affittare anche questi appartamenti.
Altro tema molto rilevante riguarda il pacchetto non pubblico ma destinato alla locazione a canoni contenuti, una sorta di “offerta terza” che si colloca tra l’affitto comunale a canoni molto bassi e quello privato a canoni molto alti. Stiamo cercando di costruire una via alternativa che dia la possibilità ai privati di affidare in locazione il proprio immobile a prezzi contenuti (il cosiddetto canone concordato) attraverso meccanismi di incentivo e facilitazione, per fare in modo che il privato decida di mettere in campo il proprio patrimonio inutilizzato. Abbiamo costituito accordi interessanti con agenzie commerciali (al momento Gabetti, Professione Casa e Grimaldi) che inseriscono gli appartamenti a canone concordato nel portafoglio di prodotti che possono offrire ai propri clienti.
Il privato quali vantaggi ha nell’affittare a canone concordato?
Il privato ottiene tutti i vantaggi statali relativi al canone concordato (riduzione del prelievo fiscale sulle rendite da locazione) e un abbattimento delle imposte locali legate alla casa; inoltre il Comune riconosce un importo che va dai 1.200 ai 2.000 euro per ogni contratto sottoscritto.
A sua volta l’inquilino ha una detrazione sulle spese da locazione e può accedere ad operazioni di microcredito nel caso in cui faccia fatica a pagare il canone. Siamo consapevoli del fatto che nella fase iniziale questo processo sia lento; esperienze di altre città ci insegnano che i primi sono anni molto difficili. Ad oggi gli appartamenti affittati a canone concordato sono un centinaio, ma confidiamo che possano aumentare.
Questa tipologia di soluzione serve a chi al momento vive in case popolari ma non ne avrebbe più diritto perché offre una via alternativa rispetto all’affitto privato “classico” che per alcuni potrebbe essere economicamente insostenibile, e nel contempo libera patrimonio immobiliare comunale che può essere affittato ad altri.
Serve poi a coloro che al momento sono in affitto da privati ma non riescono più a sostenere il canone di affitto pur non avendo i requisiti per accedere alle graduatorie per le case popolari: si offre loro una terza e conveniente via.
E infine, questione non da poco, muove il patrimonio immobiliare globale. Milano potenzialmente potrebbe, nel patrimonio immobiliare globale, ospitare oltre due milioni di abitanti invece degli attuali 1,3 milioni.
Noi da sempre sosteniamo che far vivere i cittadini in posti gradevoli favorisca il senso di inclusione e di appartenenza. Attualmente le case popolari non sono sinonimo di bellezza e di cura: esistono progetti di recupero/manutenzione straordinaria del patrimonio esistente che contemplino un miglioramento qualitativo globale?
Sì, esistono e vorremmo farne di più.
Il più maturo al momento è il progetto Giambellino/Lorenteggio, ma sono previsti interventi sul Gallaratese (via Cilea in particolare) sulle Torri di via Tofano con demolizione e ricostruzione di due stabili su tre, su via San Bernardo a Chiaravalle. Vorremmo poi intervenire anche nel contesto del quartiere Villani/Giuffrè e realizzare un intervento nell’area Rizzoli/Palmanova.
L’obiettivo è sistemare gli alloggi ma con uno sguardo anche al contesto in cui si trovano, per cercare di rompere la cosiddetta “bolla”, la barriera che si crea tra il dentro e il fuori dei contesti critici. L’obiettivo primo deve essere spostare la barriera, fare in modo che si creino opportunità per chi è dentro di uscire e per chi è fuori di entrare.
Pensiamo alla zona Giambellino che è un esempio emblematico della barriera di cui parlo. Sui numeri dispari si trova l’edilizia convenzionata, privata, talvolta storica. Sul lato pari invece si trova solo edilizia popolare.
Se proviamo a spostare questa barriera attraverso la rete commerciale, la sistemazione della strada e dell’arredo urbano, i due contesti possono iniziare a “parlarsi” e integrarsi.
Tre sono gli elementi fondamentali in questo contesto: lo spazio pubblico, la rete commerciale e i servizi obbligati, come la scuola. Non vorremmo avere da un lato la scuola del “ghetto” e dall’altro quella “esclusiva”; vorremmo un’unica scuola in cui le due realtà debbano necessariamente convivere e integrarsi. Vorremmo rendere disponibili dei servizi che in quanto “obbligati” inducano le persone a vivere parti di città che altrimenti non utilizzerebbero perché percepite come parte di un mondo che non appartiene loro.
Vorremmo creare delle situazioni che in qualche modo possano muovere i cittadini affinché superino la barriera invisibile esistente in alcuni quartieri.
Pensiamo al progetto della Biblioteca del Giambellino: la nostra idea è di farne un polo innovativo che parli alla città e che spinga chiunque a muoversi da altre parti e da altri contesti per andare appositamente in quella biblioteca che offre servizi e ha potenzialità che non esistono altrove. Nel contempo chi vive all’interno del quartiere è in qualche modo obbligato ad aprire il quartiere stesso a cittadini che arrivano da altre parti della città e questo genera quel mescolamento virtuoso che può aiutarci ad abbattere le barriere.
Sempre parlando di Giambellino, saranno necessari interventi di sistemazione generale dello spazio non legato alla casa. La linea del tram, ad esempio, è collocata attualmente in uno spazio poco curato e si renderà necessario sicuramente rimettere mano alla situazione per uniformare la sede tranviaria ai tratti precedenti.
Altro tema su cui si rendono necessari interventi è quello del fronte commerciale che interessa i civici dal 136 al 150 che dovranno necessariamente essere uniformati agli spazi commerciali già esistenti altrove attraverso marciapiedi percorribili e sosta disciplinata, in modo da dare dignità e favorire il passaggio dei clienti.
Esiste poi il tema dello spazio pubblico con la cura delle aree verdi attuali e il recupero di uno spazio attualmente degradato dietro la parrocchia del Curato d’Ars, oltre a quello delle scuole con i lavori di efficientamento energetico in programma per l’edificio di via Narcisi.
C’è infine un’idea molto interessante che riguarda via Segneri: vorremmo diventasse una grande piastra a prevalente uso pedonale con una riduzione del calibro della strada per le auto; lì arriverà la metropolitana e vorremmo far diventare Largo Gelsomini, Segneri, Tirana un grande spazio pubblico che offra all’interno una serie di servizi e attrezzature capace di trasformarlo da retro carrabile a fronte pedonale.
E’ certamente un progetto non semplice, ma che stiamo cercando di costruire e che vorremmo sviluppare con la partecipazione dei cittadini.
Il modello utilizzato per Giambellino/Lorenteggio che ha visto la collaborazione Comune, Regione, Aler e Unione Europea sarà replicabile in altre zone?
Direi che quel che dovremmo replicare sono gli obiettivi, inventandoci strumenti sempre differenti.
Non tutte le zone hanno le stesse istanze: è necessario valutare i singoli casi e di volta in volta utilizzare strumenti diversi.
Per fare un esempio concreto: l’intervento su zona Adriano nasce da fondi prevalentemente ministeriali ed è centrato molto sul tema dell’infrastruttura. Lì non è presente un problema casa, mentre è invece molto sentita la necessità di creare o modificare le infrastrutture in modo da rendere l’intero quartiere più vivibile.
Chiaravalle, invece, nasce su due grandi progetti europei che vedono il Comune interfacciarsi direttamente con l’Unione Europea: Sharing Cities e Urban Innovative Action, che ci consentono di utilizzare strumenti differenti rispetto a quelli previsti per il Giambellino.
QT8 – Gallaratese, per citare un ulteriore intervento, viene realizzato esclusivamente con risorse del Comune senza interventi esterni.
Quel che ci sta a cuore, come Amministrazione, è interpretare le varie istanze e sviluppare i progetti – ognuno a proprio modo – sotto la regia della Direzione Periferie.
Intervista di Marco Montella e Letizia Paratore
Li intervistate tutti gli Assessori vero?
Non vedo l’ora arrivi quello che si occupa di arredo urbano e gestione degli appalti (tipo le strade piene di buche il mese dopo i lavori…) – che speravo fosse questo Assessore ma evidentemente non lo è.
PS Ma la delega alle periferie non se l’era tenuta Sala direttamente?