Milano | Brera – I mostri in città: largo Treves 1

Ecco un altro “mostro” incastrato per sbaglio in un contesto che meriterebbe altro. Spesso le ricostruzioni postbelliche sono risultate delle vere e proprie sconfitte dal punto di vista estetico. In pieno centro, a due passi da Brera, in largo Treves sorge al civico 1 una torre per uffici del Comune di Milano. Costruita al posto della palazzina della vecchia Università Bocconi, ne ha mantenuto solo gli angoli stondati; per il resto è cresciuta per dieci piani compreso il piano rialzato. L’architetto di quest’edificio è Arrigo Arrighetti (1922 – 1989), autore fra l’altro di piccoli gioielli sparsi in città, come la bella piscina Solari, la suggestiva Chiesa di San Giovanni Bono al quartiere Sant’Ambrogio, la Scuola per bambini ambliopici in via Celeste Clericetti 22 a Città Studi o la “stellata” Scuola materna in via Santa Croce 5, dietro a Sant’Eustorgio.

Come dicevamo nell’odierno largo Treves 1 (all’epoca largo Notari) si trovava la prima sede dell’Università Bocconi costruita nel 1902 in stile eclettico. Venne abbandonata nel 1941 per insediarsi nel nuovo palazzo di stile razionalista progettato dall’architetto Giuseppe Pagano in via Sarfatti.

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Probabilmente i bombardamenti del 1943 hanno contribuito a sconvolgere solo quest’angolo acuto posto tra le vie Palermo e Statuto. Negli anni Cinquanta venne costruita questa torre per i servizi comunali che noi, con tutto il bene che vogliamo ad Arrigo Arrighetti, dobbiamo dire che ci pare completamente fuori contesto, brutto e non iconico (nessuno si sognerebbe di fotografarlo). Che dire, per salvarlo non sapremmo da dove cominciare, i materiali, il colore e le finestrate in alluminio non aiutano e gli conferiscono l’aspetto di una struttura che potrebbe andare bene per una dogana al porto di Genova. Visto che il Comune non ha intenzione di venderlo né tanto meno di riqualificarlo, suggeriremmo un’altra semplice soluzione: dato che la piazza ha due “isole-salvagente”, una delle quali con delle panchine e una grande pianta di bagolaro e l’altra con un’edicola e un bruttissimo parcheggio per motorini, suggeriamo di piantare un albero anche nell’isola che ora ne è sprovvista. Così, una volta diventata adulta, la pianta coprirebbe parzialmente il nostro brutto “mostro”.

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Ecco l’esempio con un albero che potrebbe mitigare…

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12 commenti su “Milano | Brera – I mostri in città: largo Treves 1”

  1. Io penso che quell’edificio avesse un suo perché quando era nuovo di zecca e tutto il contesto intorno vecchio, cadente e diroccato.

    Oggi è sporco e bisognoso di cure ma soprattutto è inserito in un contesto di case tutte rifatte, risistemate belline ristrutturate che son il vanto di tutte le sicure bene che ci abitano.

    Aggiungici il solito arredo urbano modello “periferia di Calcutta negli anni 60” ed il risultato è che fa schifo. Io però non voglio rassegnarmi a buttare nel WC tutti i pezzi di architettura razionalista del dopoguerra (a meno che non siano di qualche Archistar ante-litteram), quindi credo che valorizzato adeguatamente sia ancora degno di stare li (e non essere vittima di re-cladding da parte di qualche zotico geometra al soldo delle Immobiliari come tanti altri edifici a Milano).

    E poi in quell’edificio in Largo Treves han sempre avito sede le attività Sociali del Comune e quindi è un simbolo cui sono affezionato.

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  2. A me non sembra affatto così terribile… e dire che io sono un tradizionalista.

    Nelle forme, nella scelta dei colori e dei materiali, si intuisce quantomeno il tentativo di dialogare con il contesto circostante.

    Insomma, può piacere o meno, i gusti son gusti, ma bisogna dare atto ai progettisti che almeno è un edificio pensato e non buttato lì a capocchia come tanti altri nel centro di Milano.

    Concordo con chi ha detto che il problema sono piuttosto le condizioni pietose in cui è mantenuta la piazza… che adesso si notano ancora di più se, arrivando dal centro per dirigersi verso corso Garibaldi, ci si è appena lasciati alle spalle via Brera tutta bella risistemata e si arriva di lì a poco in largo La Foppa con la sua bellissima piazzetta.

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  3. Potrebbe essere piazzato tranquillamente in viale Sarca in fondo ,dove son tutti palazzi di uffici o robe simili ,che nessuno direbbe nulla , ma li ..
    con tutta la buona volonta’ li non ci sta proprio ne ora, ne tantomeno ci stava ai tempi.
    Comunque sia secondo me per esser stato fatto negli anni 50 non è neanche venuto cosi male .

    Si è visto e si vede ancora purtroppo di peggio.

    Approvo in pieno il nuovo albero in piazza , a prescindere ,pur se dovesse subire una bella demolizione controllata
    ASSOLUTAMENTE

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  4. da un po’ di tempo a questa parte pare che a urbanfile si sia persa la memoria del concetto di periodo storico. posto che ogni epoca ci ha regalato bellezze e brutture, questa torre, nella sua semplice eleganza, evoluzione diretta del miglior razionalismo del decennio precedente (perchè di questo si tratta, nonostante molte realizzazioni successive fatte al risparmio e “a imitazione” ce ne abbiano modificata la percezione), ben si prestava a ridare alla piazza una forma definita. è purtroppo notevolmente penalizzata dal color salmone, probabilmente troppo acceso, scelto nell’ultimo ripristino di credo una 15-20 ina di anni fa, oltre che dalle antenne sul tetto.

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  5. In realtà così brutto non è. Rispetto a gran parte del’edilizia degli anni Cinquanta, anzi, è bello. Certo, un po’ stride con le altre palazzine d’epoca della piazzetta, ma al contrasto a volte ci si abitua (pensate all’attuale torre scenica della Scala…). Se solo fosse di un altro colore più chiaro e più neutro, ho la sensazione che stonerebbe di meno.

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  6. Ci sono passato davanti per circa 30 anni, tutti i giorni feriali, ed ogni volta non ho potuto fare a meno di pensare quanto fosse antiestetica questa costruzione. Non credo che una colorazione diversa della facciata oppure un albero davanti sarebbero sufficienti a migliorare la situazione. Forse se si fossero costruiti meno piani per raggiungere l’altezza dei palazzi adiacenti, l’effetto sarebbe stato meno deturpante. Proporrei una demolizione parziale in questa direzione.

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